Venerdì 12 Dicembre 2003
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"Il Rapporto tra politica ed economia"
"A margine della recente presentazione del libro Rossi per sempre"    svevs

di Alberto Stramaccioni

Non è certamente usuale, che l'autore di una pubblicazione, per lo più di un pamphlet, ritorni addirittura a pochi giorni dalla uscita in libreria, su alcune valutazioni politiche da lui stesso espresse in quel volumetto. Non certo per modificarle, ma per cercare di capire perché hanno potuto suscitare, assieme a tanto interesse ed apprezzamento, anche qualche risoluta perplessità, se non una vera e propria risentita contrarietà. 


Innanzitutto è bene precisare che il pamphlet di cui si parla è il volumetto “Rossi per sempre” a cura di Stella Carnevali, edito dalla “Confraternita delle foglie”, il quale raccoglie un dialogo “sulla politica e sull'Umbria” tra il sottoscritto e il professor Ernesto Galli della Loggia, confronto sollecitato e coordinato dal giornalista Sandro Petrollini. 

Lasciando stare l'interesse e gli apprezzamenti suscitati dalla pubblicazione (testimoniati tra l'altro anche dalla affollatissima e particolarmente qualificata, perché rappresentativa, presenza di politici, imprenditori, amministratori, intellettuali, alla Sala Brugnoli a Perugia durante la prima presentazione), ci interessa interloquire con chi ha dimostrato il proprio dissenso, in maniera pubblica e non certo privata. 

Le prime perplessità sono state infatti manifestate dal cavaliere Carlo Colaiacovo, Presidente della Fondazione della Banca dell'Umbria, dell'Associazione Provinciale degli industriali della provincia di Perugia, azionista principale del quotidiano “Il Giornale dell'Umbria”, oltrechè noto e autorevole imprenditore privato. Dato il rilievo e la responsabilità del personaggio, non nascondo lo sconcerto che ho provato quando lo stesso Colaiacovo intervenendo alla presentazione del libro, proprio alla Sala Brugnoli, il 2 dicembre, si è rivolto direttamente al sottoscritto, lamentando non solo il fatto che per ben dieci anni (periodo in cui sono stato segretario regionale del Pds/Ds) non sia riuscito ad incontrarmi e a discutere con me, ma soprattutto subito dopo, ha aggiunto che “ pur non conoscendomi, l'onorevole Stramaccioni, oramai da molti anni ci critica e sottovaluta il ruolo fondamentale che hanno le imprese in Umbria per lo sviluppo della regione ”. 

Qualche giorno dopo in occasione della festa per celebrare i venti anni di vita del “Corriere dell'Umbria” al Castello dell'Oscano, sempre a Perugia, il 5 dicembre, un altro autorevole imprenditore, la signora Antonella Barbetti, tra l'altro nuova azionista di riferimento della società editoriale dell'importante quotidiano festeggiato, dopo aver ricordato anch'ella, alla presenza di altri ospiti, la presunta scarsa sensibilità del sottoscritto verso il mondo imprenditoriale, sempre per averle rifiutato incontri, si è lasciata andare “… e poi non parliamo di quello che ha scritto su di noi nel suo libretto ”. 

Questi due fatti svoltisi nel breve volgere di alcuni giorni, non li considero certo manifestazioni di una qualche arroganza di potere e tanto meno tentativi di intimidazione, come qualcuno ha voluto esageratamente sostenere. Al di là di ogni personalizzazione, le opinioni di Colaiacovo e Barbetti, ci tengo a prenderle solo come semplici valutazioni, rivolte da imprenditori, ad un rappresentante politico, che non voleva e non vuole in alcun modo sottovalutare l'importanza del sistema imprenditoriale e finanziario, per lo sviluppo moderno dell'Umbria. 

In diversi anni di attività politica, ho sostenuto e sostengo, una certa idea della politica, del sistema politico-istituzionale ed economico-sociale dell'Umbria e l'ho riportata anche in quest'ultimo pamphlet. Ed allora affinché i lettori e i cittadini possano giudicare, nel merito, le valutazioni politiche che ho espresso, ci tengo a riportare anche in questa sede, alcuni brani del colloquio che si riferiscono in maniera particolare ai rilievi critici, che mi sono stati rivolti. 

Per quanto riguarda i caratteri del sistema politico a pagina 53 tra l'altro si legge: «…io discuterei invece su una particolare caratteristica del regime democratico dell'Umbria dove, non sembri una contraddizione, esiste una gestione oligarchica del potere. Non più di duecento o trecento sono i personaggi che da decenni comandano fuori o in antagonismo con le istituzioni rappresentative democraticamente elette. Per capirci il Presidente della Regione, il Sindaco, gli amministratori principali molto spesso finiscono con l'essere più il portato di interessi di ristretti gruppi e ceti sociali che non degli interessi generali. C'è il rischio di una espropriazione del potere delle istituzioni democratiche». Ed ancora a pagina 66: «… sto dicendo che il potere politico e rappresentativo delle istituzioni umbre è molto spesso inferiore a quello di altri gruppi che intervengono poi nella vita sociale, economica ed istituzionale in maniera molto più incisiva dei rappresentanti legittimi delle assemblee elettive e legislative. Esempio: i funzionari dirigenti delle banche, dell'università, della regione, degli uffici periferici dello Stato, dei comuni e delle province o delle Camere di Commercio ed emblematicamente i direttori delle Aziende sanitarie esprimono quel ceto burocratico manageriale che molto spesso sostituisce o surroga il potere politico democratico e le scelte fondamentali per una comunità .» 

E poi per quanto riguarda il ruolo dei due imprenditori Barbetti e Colaiacovo a pagina 56-57 si sostiene che: «…di fatto adesso due giornali umbri, ed è sintomatico anche questo, “Corriere dell'Umbria” e “Il Giornale dell'Umbria” sono stati acquistati in parte o nella totalità della proprietà da due industriali del cemento di Gubbio che rischiano di trasferire a Perugia o forse sui due giornali una conflittualità che dura da decenni. Al di là del rischio da piccola provincia di questa riorganizzazione dell'editoria umbra, il fatto segnala che di fronte alla crisi della politica e delle istituzioni alcuni imprenditori puntano direttamente ad esercitare un ruolo politico in prima persona anche attraverso i giornali. Nulla di sconvolgente naturalmente, ma... Altro che regime della sinistra!…. E ancora: «… Il fatto che alcuni importanti imprenditori edili come Colaiacovo e Barbetti siano entrati direttamente nel mondo editoriale e giornalistico umbro in quotidiani e Tv non è naturalmente uno scandalo, ma sicuramente un fatto nuovo. Come Berlusconi e De Benedetti ad altri livelli. E' un fatto scontato che puntino a incidere di più attraverso l'informazione nella vita economica e sociale. Naturalmente anche nel sistema politico-istituzionale e amministrativo si avranno delle ripercussioni. C'è il rischio inevitabile che si tenti di limitare l'autonomia dei partiti e delle istituzioni nelle principali scelte economiche e sociali e si punti a privilegiare l'interesse di questo o quel gruppo imprenditoriale invece che l'interesse generale della comunità umbra. Far finta che non stia succedendo niente è quantomeno un'ipocrisia politica. Se alcuni imprenditori vogliono incidere ancora più direttamente nelle scelte politiche e amministrative sarebbe bene che lo facessero apertamente e coraggiosamente in uno dei due schieramenti politici, come si fa in tutti i Paesi anglosassoni, che molto spesso vengono presi ad esempio dagli stessi imprenditori o dai loro consiglieri, è quindi il rapporto tra economia e politica, tra imprese e istituzioni che deve cambiare anche in Umbria; altrimenti si lucra, politicamente s'intende, a volte con il governo e a volte con l'opposizione, a volte a Roma e a volte a Perugia a seconda dei casi. Non è questo un grande modello di democrazia e di trasparenza. O no? Non vorrei che le nuove proprietà dei due giornali locali, attraverso una sorta di giornalismo contrattualistico-competitivo - o peggio, dissimulatorio - finissero con lo stabilizzare o rafforzare il presunto regime umbro di cui si parla, in una logica ancora più consociativa e conservatrice che si preoccupa di tutto meno che di una effettiva crescita e modernizzazione della regione.» 

Queste sono quindi le valutazioni politiche da me espresse, senza alcuna prevenzione o preclusione, anche perché, come ci hanno tenuto a dire i due imprenditori, non ci siamo mai conosciuti personalmente e niente abbiamo avuto su cui discutere, né in positivo né in negativo. Ma non per questo, essendo i due imprenditori personaggi pubblici e particolarmente importanti per la crescita della regione, si possono considerare esenti da qualsivoglia rilievo o valutazione. 

Per chi considera l'impegno politico disinteressato una delle più alte attività umane il confronto tra diverse concezioni della politica e dell'impresa non può che essere libero, autonomo e rispettoso delle opinioni di tutti. La politica ha e deve avere una sua autonomia dall'economia e dalla finanza se vuole realmente impegnarsi per l'interesse generale. 

Forse tanta suscettibilità da chi ha tante risorse e tanto potere è proprio fuori luogo, innanzitutto per l'immagine e il ruolo stesso della classe imprenditoriale.

 

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