Giovedì 08 Aprile 2010
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"LUCI E OMBRE DEL VOTO. ORA NUOVE SCELTE DI GOVERNO"
"L'analisi di Stramaccioni, segretario provinciale di Perugia dei democratici"    dfs

di Lucia Baroncini

Stramaccioni, il voto in Umbria è un prisma con luci e ombre. La netta vittoria di Catiuscia Marini e del centrosinistra, ma anche il forte astensionismo, il non brillante risultato al suo partito, il Pd, il crollo dei consensi a Perugia. Secondo lei, che del Pd è il segretario provinciale, quale lettura dare al responso delle urne?

“Credo che si siano molti motivi di soddisfazione e qualcuno di preoccupazione. Soddisfazione innanzitutto per il contesto nazionale in cui si colloca il risultato umbro. Il Pd torna ad essere con il 36 per cento e 150mila voti il primo partito in Umbria e la Marini è stata eletta presidente con il 57 per cento dei voti mentre c’è una buona affermazione delle altre forze della coalizione”.


E cosa desta il suo allarme?

“L’aumento di un consistente astensionismo che interessa ben 300mila elettori su 700mila aventi diritto. E’ un dato per noi preoccupante insieme all’aumento del voto alla Lega e del calo in valore assoluto di circa 15mila voti al Pd rispetto alle Provinciali dell’anno scorso con una forte flessione elettorale a Perugia città capoluogo. C’è poi da rilevare una consistente diminuzione delle preferenze ai candidati Pd e una loro particolare articolazione sul territorio che sono ulteriori elementi su cui riflettere. Per un quadro completo c’è da dire che anche il Pdl tra l’anno scorso e oggi perde in Umbria oltre 20mila voti. L’insieme dei dati che ho riassunto ci hanno portato comunque ad avere il miglior risultato tra le regioni rosse insieme alla Toscana. E non abbiamo avuto l’effetto Emilia Romagna che è peraltro frutto di tanti e diversi fattori”.

A Perugia il Pd cosa ha sbagliato? Troppe liti, mancanza di regia, errori nella scelta dei candidati? Il sindaco Boccali sostiene che da tempo il gruppo dirigente del partito non c’è più a livello comunale e neppure a livello provinciale.

“Le posizioni politiche e amministrative di alcuni candidati possono aver suscitato l’opinione di una scarsa volontà da parte del Pd di cambiare. Ma ritengo naturale, normale e responsabile che quando ci sono pesanti sconfitte come è accaduto a Perugia se ne assumano le responsabilità sia coloro che dirigono il partito che chi opera nelle opera nelle istituzioni”.

Molti di coloro che operano nelle istituzioni, sindaci ed ex sindaci, sono ora in consiglio regionale. Sono stati probabilmente molto utili per il consenso. O no?

“Con la nuova candidati presidente, l’affermazione per il loro radicamento territoriale di molti sindaci ed ex sindaci di città importanti e i risultati positivi delle altre forze della coalizione abbiamo intercettato e ridotto una certa insofferenza popolare nei nostri confronti, che si era già manifestata nei mesi scorsi e alle precedenti elezioni amministrative. Se non avessimo fatto queste scelte pur contrastate come tutti sanno avremmo potuto avere risultati elettorali deludenti. Naturalmente non c’è la possibilità della controprova, ma molti segnali e dati elettorali confermano questa mia convinzione”.

E poi alla fine, dopo tante contrapposizioni, tante lacerazioni, il Pd ha messo in campo l’invocato rinnovamento, a cominciare dalla presidente Marini. Per fare cosa, secondo lei?

“Con il voto comunale, provinciale e regionale del 2009-2010 alla guida delle città dell’Umbria e della Regione c’è una nuova generazione di amministratori. A loro, insieme al Pd e alla coalizione, spetta il compito di raccogliere le aspettative di cambiamento, di modernizzazione e di riforme di cui le città e la regione hanno bisogno. E’ una generazione relativamente giovane che ha anche lavorato con me nel partito negli anni Novanta, poi ha scelto la strada dell’esperienza amministrativa ed oggi ha tutte le carte in regola per aiutare la regione ad uscire dalla crisi e realizzare una nuova fase di sviluppo”.

Il Pd come si porrà nei confronti dei nuovi amministratori? C’è chi pensa, dentro e fuori il partito, che assorbito il risultato elettorale fra qualche tempo ci sarà un ritorno ad una azione di logoramento nei confronti dell’istituzione. Timori infondati?

“Io credo sul serio nell’autonomia di scelta dei sindaci e dei presidenti, anche perché eletti direttamente devono poi rispondere ai cittadini. Posso solo dire che nei prossimi due o tre anni alla Regione vanno compiute scelte nei settori della sanità, dei trasporti, del turismo, della pubblica amministrazione che non possono essere rimandate di fronte alle nuove esigenze dei cittadini e alla progressiva affermazione del federalismo fiscale”.

E’ il momento che torni in campo la politica. Qualche consiglio alla Marini che già dai prossimi giorni dovrà comporre il complicato mosaico della giunta regionale?

“Ci sono tempo e consenso per dare un segno di inversione di tendenza alla politica umbra. Basta volerlo. Servono più visione del futuro e capacità di progetto che nel passato. Servono competenze interne ed esterne alla regione in vari settori che diano una spinta ad un’azione di governo effettivamente riformatrice. E in questo senso occorrono figure con competenza politica, autorevolezza amministrativa e consenso popolare. Tuttavia la ricerca del consenso non deve essere un freno, ma un ulteriore spinta per affrontare riforme che nel breve periodo possono creare problemi, ma in quello medio e lungo raccolgono consenso e soprattutto servono all’interesse generale della comunità che si vuole amministrare”.

La minoranza di Area democratica, di cui lei ha fatto parte anche che se in maniera autonoma e da cui si è distaccato dopo la candidatura di Gianpiero Bocci alle primarie, chiede che negli assetti ci sia un equilibrio che tenga conto del peso del 46 per cento del partito. Lei condivide?

“Non credo utile la riproposizione di vecchi schieramenti congressuali e tanto meno di quelli che si sono aggregati durante le primarie. Siamo entrati in un’altra fase o almeno così voglio credere che stia avvenendo. Io ho cercato, credo coerentemente, di dare un contributo al superamento di una contrapposizione interna puramente correntizia. E’ stato un grande errore aver voluto fare un congresso alla vigilia delle elezioni regionali. Oggi il pluralismo interno deve potersi ricomporre su una politica di modernizzazione della società che renda credibile un’alternativa di governo al centrodestra di Berlusconi”.

Lei si è dimesso, prima delle primarie, poi ha ripreso la guida del partito provinciale. Presto ci saranno i congressi. Che ha intenzione di fare?

“Se ci saranno le condizioni io sono disponibile a lavorare nel Pd nei prossimi mesi in una logica che vada oltre le vecchie contrapposizioni per costruire un vero partito nuovo. Se dovessero riemergere i soliti i soliti conflitti non avrebbe molto senso un ulteriore impegno. Intanto comunque abbiamo il diritto-dovere di considerare il Pd una grande risorsa per l’Umbria ma anche per l’Italia”.

 

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