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Giovedì 24 Settembre 2009
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"PRESSIONI E INTERESSI, UN CONGRESSO AL VELENO"
"Stramaccioni: "Così si trasforma il confronto in primarie per le regionali""    sdf

di Lucia Baroncini

Segretario Stramaccioni, non si stanno mettendo molto bene i congressi di circolo per lei che è i candidato autonomo alla segreteria regionale dei franceschiniani e per gli stessi sostenitori del leader nazionale. I circoli umbri che hanno terminato i congressi sono solo una piccola fetta dei complessivi 240 e dunque la partita è ancora tutta aperta, lei tuttavia è preoccupato per un andamento che vede prevalere fino ad ora le liste che appoggiano Bersani e l’assessore regionale Bottini?


“I congressi sono soltanto all’inizio. In questo fine settimana ne sarà celebrata la gran parte. E’ importante il voto degli iscritti e degli elettori e quindi saranno decisivi i risultati delle primarie del 25 ottobre. Non a caso quel giorno si eleggeranno i 20 segretari regionali e il segretario nazionale.
I dati sono acerbi, ma Bersani sembra andare piuttosto spedito soprattutto nelle regioni rosse. Perché, secondo lei?
“E’ abbastanza fisiologico che nelle regioni rosse la storia, la tradizione e l’azione di governo sviluppatisi nei decenni conferiscano alla mozione Bersani un vantaggio tra gli iscritti”.
Questo è vero anche per l’Umbria?
“In Umbria il confronto congressuale rischia di assumere i caratteri tipici della lotta di un sistema di potere che combatte per riproporre se stesso e il proprio potere senza una politica di riforme per la regione. Il Pd non può nascere qui con il marchio identitario della giunta regionale perché nascerebbe già vecchio, logoro e stanco. Darebbe l’immagine di una casta politica che riproduce se stessa senza alcuna spinta modernizzatrice. Un nuovo progetto politico è credibile se è sostenuto da una nuova classe dirigente. E non penso che una nuova stagione di riforme e di modernizzazione per l’Umbria possa essere interpretata da chi governa da venti, trenta o addirittura quaranta anni in diversi ruoli e funzioni i Comuni, la Provincia, la Regione”.
Anche lei è sulla piazza da non poco tempo. Questo discorso del rinnovamento non vale anche per lei?
“Mi dispiace per i miei detrattori, ma io sono l’unico dirigente del Pd che non ha mai fatto un solo giorno né l’amministratore comunale, né provinciale e né regionale. Sono stato certamente segretario dei Ds, ma con tanti oneri e pochi onori e come è noto ho fatto una fugace esperienza parlamentare e sempre coerentemente negli anni mi sono battuto per una autentica modernizzazione della nostra regione”.
Torniamo ai congressi. La sua lista, “Riformisti per l’Umbria”, non sta avendo al momento un grande successo.
Noi puntiamo ad una dignitosa testimonianza elettorale che può aggirarsi intorno al 5 per cento, essendo la nostra una mozione esclusivamente regionale che va oltre le mozioni nazionali. L’autonomia costa e comporta delle conseguenze per me, ma forse anche per gli altri”.
Lei denunciò tempo fa la militarizzazione del confronto politico interno al Pd. Ormai le mozioni e le liste sono in campo e se la battono a viso aperto nei circoli. L’accusa può essere riposta nel cassetto?
“Questa militarizzazione del confronto congressuale si poteva e si doveva evitare, pensando soprattutto al dopo 25 ottobre e alle prossime elezioni regionali. Purtroppo si va affermando ancora oggi solo una logica di contrapposizione. Si è rifiutata ogni proposta che potesse far superare le divisioni. Non so come si potrà governare il partito dopo un congresso così lacerato e diviso da questo scontro”.
Alla fine si pista sempre sulle elezioni regionali. Ma non se ne doveva parlare dopo le primarie?
“Ci si critica di voler mischiare dibattito congressuale e prossime elezioni regionali. Ma quando un assessore regionale in carica si candida a segretario regionale, la stessa cosa fa la presidente della giunta regionale e gli assessori che si candidano nelle liste per la convenzione regionale e tutti sono schierati a sostenere una sola mozione, chi è che utilizza il congresso per la propria sopravvivenza politica o per il terzo mandato?”
Un cittadino avrebbe piacere che gli argomenti del congresso del Pd fossero l’Italia e l’Umbria, non la sopravvivenza di una classe dirigente o il terzo mandato di una presidente. Ha torto?
“In questo congresso c’è una ben strana ipocrisia. Ci si candida nelle liste umbre e nei congressi, ma si parla dell’Umbria e dei suoi problemi a pochi mesi dal voto delle regionali. Una schizofrenia che dovrebbe far riflettere tutti. Si può legittimamente difendere il proprio operato, perché volendo c’è materia per farlo, ma si dovrebbe anche e soprattutto volgere lo sguardo al futuro dell’Umbria perché le cose non stanno andando bene. Ma forse è proprio questo che imbarazza in un confronto realmente democratico e trasparente con l’insieme della società regionale”.

Spieghi allora perché le cose non stanno andando bene.
“Senza piegare i dati della situazione economica e sociale della regione a fini congressuali si potrà pur parlare del fatto che l’Umbria risente pesantemente delle crisi economica e finanziaria con l’aumento della disoccupazione, del precariato, con una stagnazione da anni del Pil regionale, una crisi della piccola e media impresa. Nonostante che negli ultimi anni ingenti finanziamenti europei e per il terremoto si siano riversati in Umbria, la storica fragilità del tessuto economico-sociale della regione non è stata superata. Da anni un modello di crescita è entrato in crisi e non si provveduto a proporre nuove politiche di sviluppo. Intanto gli effetti della crisi, assieme alla riorganizzazione federalista dello stato, rischiano in assenza di riforme strutturali di far arretrare pesantemente i livelli di coesione sociale, qualità della vita e dello sviluppo in Umbria. Anche alla luce di questo condivido le preoccupazioni espresse in questi giorni da varie organizzazioni di categoria per il blocco dell’attività dell’amministrazione regionale a seguito del congresso”.
Lei all’inizio ha parlato di sistema di potere e della lotta per riprodurre se stesso. E’ una frase fatta di semplice e propagandistico antagonismo politico oppure c’è materia per spiegare meglio cosa intende dire?
“Le faccio alcuni esempi per esperienza diretta. Decine e decine di potenziali membri della lista “Riformisti per l’Umbria” sono stati indotti a rinunciare alla candidatura. E addirittura altri che avevano accettato, qualche giorno dopo hanno rinunciato con lettere imbarazzate. Una classe dirigente che intende affermarsi con questi metodi intimidatori non è destinata ad andare lontano.
L’accusa è grave e necessita di un ulteriore spiegazione. Metodi intimidatori in che senso?
“Per esempio con molti sindaci si è fatto leva sulle loro comprensibili esigenze amministrative cercando di acquisirne o l’impegno militante della mozione o almeno la neutralità. Uno spettacolo non certo edificante per un partito che si chiama e si vuole democratico”.
Comportamento spiegabile come?
Si cerca di utilizzare il confronto congressuale del Pd come elezioni primarie in vista delle regionali del 21 e 22 marzo 2010. Si vuole concepire il congresso come un referendum sull’attività della regione senza voler parlare dei problemi dell’Umbria, delle proposte per il suo futuro sviluppo e delle qualità della sua classe dirigente. Si è messa in atto un blindatura politica che non so dove porterà.


Dove porterà, se però sono le primarie a dire l’ultima parola, quella che conta?
“Le primarie del 25 ottobre a cui partecipano iscritti, elettori e cittadini eleggono il nuovo segretario regionale. E questa volta l’esito non è scontato come le altre volte. E’ giusto allora che si sappia con chiarezza su quale linea politica il nuovo segretario intende guidare il partito. E al voto vanno due linee. Quella innovativa e modernizzatrice che vogliamo rappresentare e quella oggettivamente conservatrice dell’esistente espressa dalla giunta regionale in carica. Per quanto mi riguarda accetterò serenamente l’esito, ma l’importante è che i cittadini scelgano liberamente e consapevolmente”.
Nell’intervista rilasciata al nostro giornale l’onorevole D’Alema l’ha chiamato “vecchio amico” aggiungendo però che lei ha commesso un errore scegliendo per il congresso la strada che ha scelto. Cosa risponde al suo vecchio amico?
Ringrazio D’Alema per le parole di amicizia, ma spero che un giorno anche lui ammetta di aver commesso qualche errore come da ultimo quello di voler caratterizzare la nascita del Pd riproponendo l’identità della vecchia sinistra”.

 

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