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Sabato 07 Giugno 2008

"IL «SANGUE DEI VINTI» IN UMBRIA NON E' STATO SPARSO"
"Le vittime nella guerra civile in Umbria" sdffdg

di Alberto Stramaccioni

Il successo editoriale conseguito dai libri scritti dal giornalista Giampaolo Pansa, sul “sangue dei vinti” e cioè sui delitti compiuti dai “vincitori” sui “vinti” nella seconda guerra mondiale, soprattutto dopo il 25 aprile (nel “triangolo rosso” Modena-Reggio Emilia–Bologna) ha rilanciato nei mesi scorsi il dibattito storico e politico sulle caratteristiche della guerra civile anche in Umbria. Un quotidiano regionale “Il Giornale dell’Umbria” a firma di Francesco Castellini in una decina di puntate, pubblicate tra il dicembre 2006 e il febbraio 2007 ha ricostruito la genesi di alcuni eccidi avvenuti in particolare sull’appennino umbro-laziale utilizzando soprattutto i materiali raccolti da due ricercatori Enrico Carloni e Pietro Cappellari.

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Giovedì 29 Maggio 2008

"LA «GUERRA AI CIVILI» DEGLI ANGLOAMERICANI IN UMBRIA"
"Oltre 1000 morti civili in Umbria per i bombardamenti angloamericani"    sdgknsd

di Alberto Stramaccioni

Il confronto storiografico e la polemica politica tra i sostenitori e i detrattori di quella “guerra civile” avvenuta tra italiani fascisti e italiani antifascisti, tra il 1943 e il 1945, ha portato per reazione i detrattori a coniare un nuovo termine di valore storico-politico come quello di “guerra ai civili”. Con questa definizione si intende mettere in evidenza come nel corso della seconda guerra mondiale ci sia stata una precisa strategia militare da parte di entrambi gli schieramenti in conflitto tesa a colpire le popolazioni civili al fine di terrorizzare i cittadini e ridurre le perdite dei soldati impegnati nei combattimenti sul campo.

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Giovedì 22 Maggio 2008

"LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN UMBRIA"
"L’esperienza dell’internamento a Palazzo Guglielmi sull’Isola Maggiore"    sdgsd

di Alberto Stramaccioni

Perugia e l’Umbria non hanno avuto una presenza di membri della comunità ebraica paragonabile a quella di Roma, Firenze, Venezia, Ferrara, Padova, Trieste peraltro anch’esse non numerose rispetto ad altri paesi europei. Pur tuttavia a Perugia, Città di Castello, Gubbio, Orvieto, Foligno, Narni vivevano fin dal medioevo qualche decina di famiglie ebraiche che, con le leggi razziali del 1938 videro messa in discussione la loro libertà di lavorare, studiare, muoversi e di essere a tutti gli effetti cittadini italiani. L’esclusione dalle scuole e dagli impieghi pubblici, il divieto di matrimonio misto, l’obbligo del lavoro coatto rigorosamente manuale, erano alcune delle misure persecutorie che portavano all’emigrazione e al licenziamento anche di noti intellettuali perugini come Cesare Finzi, Gino De Rossi e Dino Levi De Veali direttore della Ferrovia Centrale Umbra così come di Eugenio Alphandery dirigente del lanificio di Ponte Felcino.

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Lunedì 21 Gennaio 2008

"A DON OTTAVIO POSTA DI TUORO SUL TRASIMENO E A MONS. BENIAMINO SCHIVO DI CITTA' DI CASTELLO E' STATA CONCESSA LA MEDAGLIA D'ORO AL VALOR CIVILE PER AVER SALVATO ALCUNI CITTADINI EBREI DURANTE LA GUERRA. LO HA RESO NOTO L'ON. ALBERTO STRAMACCIONI MEMBRO DELLA COMMISSIONE MINISTERIALE COMPETENTE."    sdgsdg

Nella seduta del 10 gennaio scorso la Commissione per la concessione delle ricompense al valore e merito civile istituita presso il Ministero degli Interni ha preso in esame, come ogni mese, le pratiche relative ad alcune richieste avanzate anche in vista della “giornata della memoria” fissata per il prossimo 10 febbraio.

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Giovedì 08 Novembre 2007

"I PRIGIONIERI ANGLOAMERICANI IN ITALIA"
"Intervento al Convegno di Umbria Libri organizzato dalla Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation"    dgdfgdf

di Alberto Stramaccioni

Vorrei iniziare con una considerazione, almeno per me significativa. Oggi presentiamo tre libri sulle vicende dei prigionieri angloamericani in Italia, ma a discuterne sono stati chiamati due storici, certamente autorevoli e che conoscono l’Italia come Roger Absalom e John Davis, ma non italiani. E già questo è di per sé un dato culturale, ma anche storico-politico di un qualche rilievo. D'altronde studi e ricerche come quelli riportati nei libri alla nostra attenzione, in Italia ce ne sono davvero pochi. Analogamente ci sono pochi studi, anche se alcuni pregevoli, sulla presenza e il peso politico e militare che hanno avuto gli angloamericani nella liberazione dell’Italia e dopo nel periodo della prima ricostruzione. Così come ci sono pubblicazioni limitate sul ruolo che ha avuto l’esercito italiano, il ricostituito esercito italiano, nella lotta di liberazione nazionale.

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