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Venerdì 14 Ottobre 2005

"1925-2005. Ottantesimo anniversario Università per Stranieri di Perugia 4/Spitella, De Vecchi e Giannini, dalla statizzazione alla globalizzazione"
"La legge del 1992 voluta dal Rettore Spitella consente la parificazione con le altre Università italiane. Nuovi corsi di laurea triennali e biennali e vari Master. A rischio la presenza della lingua e della cultura italiana nel mondo. La sfida raccolta dall’attuale Rettore Stefania Giannini."    dfgh

di Alberto Stramaccioni

Gli anni ottanta e novanta per l’Università per stranieri di Perugia rappresentano un periodo di grandi trasformazioni, durante le gestioni dei Rettori Giorgio Spitella,Paola Bianchi De Vecchi e Stefania Giannini che guidano un Ateneo in via di radicale trasformazione nel suo assetto istituzionale e didattico. 
Un cambiamento promosso nel 1987 con l’approvazione di un nuovo Statuto che recepisce la statizzazione dell’Università e riorganizza la struttura didattica e gestionale. Segue la legge 204, approvata nel 1992, che apre una nuova fase nella vita dell’importante istituzione perugina con la nascita della Facolta di Lingua e Cultura italiana.


Un protagonista di questa svolta è senza dubbio Giorgio Spitella. Eletto Rettore nel 1982 in sostituzione di Ottavio Prosciutti, dopo il rifiuto di Vincenzo Caianiello, rimane in carica fino al 1994, periodo in cui avviene la parificazione in termini di finanziamenti, didattica e docenza con gli altri Atenei italiani. Tuttto ciò si realizza attraverso una convenzione con il Ministero degli Esteri, ispirata alla legge del dicembre 1990 sulla promozione della lingua italiana, che coinvolse oltre all’Università per stranieri di Perugia, quella di Siena, nata nel 1919,ma in ripresa solo dagli anni ottanta. L’accordo interessa inoltre gli istituti italiani di cultura diffusi in molte nazioni. E in questo contesto si conferma e si consolida il ruolo fondamentale dell’Ateneo come centro di certificazione per la conoscenza della lingua italiana, mentre prende corpo una nuova organizzazione didattica con la nascita della Facoltà di Lingua e Cultura italiana. E’ questo un passaggio particolarmente rilevante nella lunga vita dell’Università per stranieri, voluto con determinazione dal Rettore Spitella, che consegue questo obiettivo grazie anche alla sua lunga esperienza politica, parlamentare e di uomo di governo Dc, prima sottosegretario e poi presidente della Commmissione Istruzione e Cultura del Senato.
Nel corso dei suoi dodici anni di rettorato Spitella si avvale della lunga esperienza e competenza di Alberto Mazzetti che mantiene l’incarico di Pro-Rettore dal 1980 fino al 1988, mentre Carlo Vidoni Guidoni è confermato Direttore amministrativo In questo periodo si avvia la costituzione proprio del Centro per la certificazione della conoscenza della lingua italiana al fine di far diventare l’Ateneo la pricipale scuola di formatori e insegnanti di lingua italiana per stranieri. Le prime certificazioni vengono rilasciate nel 1985/86 agli studenti dei centri culturali dei Migros e a quelli della scuola Akad di Zurigo, ad alcune sedi degli Amici dell’Università e poi agli istituti di cultura in varie parti del mondo.
Assieme a questi importanti obiettivi, la gestione rettorile di Spitella si caratterizza per altre e diverse iniziative. Si avviano gli Incontri annuali con i Direttori degli Istituti di Cultura in tutto il mondo, mentre si realizza un significativo sviluppo dei corsi speciali organizzati per insegnanti, studenti e cresce notevolmente l’apparato amministrativo e il personale docente. Alla fine degli anni ottanta, mentre Direttore dei corsi è nominato Norberto Cacciaglia si contano quasi centocinquanta insegnanti, (comandati, addetti alle esercitazioni, professori a contratto) e oltre cento amministrativi. Permaneva ancora una certa precarietà nel personale docente, mentre cresceva notevolmente quello amministrativo.
Agli inizi degli anni novanta, una volta acquisita la statizzazione per consentire il passaggio dalla vecchia struttura e organizzazione universitaria a quella nuova, viene nominato un Comitato ordinatore, pur rimanendo in carica il Rettore Spitella, composto da autorevoli docenti universitari di prima fascia, come Francesco Bruni della Ca’ Foscari, con il ruolo di Presidente, Umberto Carpi di Pisa e Antonio Pieretti di Perugia. Il Comitato organizza e gestisce la nuova Facoltà di Lingua e Cultura italiana, nascono i primi corsi universitari triennali e biennali e vengono chiamati alla Stranieri alcuni docenti di prima fascia.
In pochi anni, si realizza quindi una svolta con la statizzazione e la nascita della Facoltà, che avvia un nuovo percorso didattico e scientifico, anche se non da tutti condiviso. La proliferazione infatti, negli anni successivi di Corsi di Laurea e Master, peraltro presenti in forma analoga anche in altri atenei, secondo alcuni docenti, rischierebbe di marginalizzare la funzione tradizionale dell’università legata al prevalente insegnamento della lingua e della cultura italiana. Da allora comunque per la nuova Università per stranieri si è aperta una doppia sfida. Innanzi tutto quella di conservare e qualificare la funzione tradizionale dell’Ateneo con i suoi consolidati corsi per stranieri, ma assieme a ciò riuscire a competere con gli altri istituti universitari, nel prospettare agli studenti italiani e stranieri nuovi profili professionali nel campo linguistico, della comunicazione e della promozione culturale più in generale. 
Intanto secondo il nuovo Statuto del 1992 si deve provvedere a eleggere il nuovo Rettore e con l’attuazione della parificazione con gli altri Atenei, questo ruolo non può essere più ricoperto da coloro che non siano docenti universitari di prima fascia. Alla competizione, dove votano quasi tutti i docenti (con un diverso potere rappresentativo a seconda che siano ordinari, associati, ricercatori, comandati o addetti alle esercitazioni) partecipa anche il personale non docente e con oltre trenta voti viene eletta Paola Bianchi de Vecchi, la prima donna Rettore dell’Università per stranieri.
Con la sua gestione dal 1995 al 2004, rieletta due volte, si consolida il ruolo della Facoltà avviato dal Comitato ordinatore, mentre può contare sul lavoro del Pro-Rettore Anna Ciliberti e di diversi direttori amministrativi tra cui Ferdinando Palange. Preside della Facoltà di Lingua e Cultura italiana è eletto Pietro Borzomati. In questo periodo iniziano i nuovi corsi biennali e triennali aperti a studenti italiani e stranieri, fino a configurare negli anni l’attuale offerta formativa tramite diversi Corsi di laurea e Master. Tra i corsi di laurea di I livello, in tre anni è possibile per studenti italiani e stranieri laurearsi in: comunicazione internazionale, tecnica pubblicitaria, insegnamento della lingua e della cultura italiana nel mondo. Tra i corsi di laurea di II livello in due anni è possibile laurearsi in sistemi di comunicazione nelle relazioni internazionali, comunicazione pubblicitaria e design strategico, lingua e cultura italiana in situazioni di contatto, italiano per l’intermediazione culturale e d’impresa, comunicazione sociale e pubblicitaria. Inoltre tra i Master di I livello si può ottenere quello in didattica dell’italiano, lingua non materna e del conduttore radiofonico. Tra i Master di II livello, quello in internazionalizzazione e comuunicazione del sistema produttivo nell’area del mediterraneo.
Negli anni novanta il Rettore De Vecchi firma numerose convenzioni per collaborazioni didattiche e formative con Università italiane e straniere in Australia, Venezuela, Messico, Brasile, mentre riscuotono un particolare successo i corsi Erasmus, per stranieri che si iscrivono alle Università italiane. Intanto anche i corsi tradizionali di lingua per studenti stranieri subiscono una riorganizzazione strutturale e l’intero programma, prima articolato in preparatorio, medio e superiore viene ora ridefinito in cinque livelli o gradi.
In questi anni, dopo la fine dei regimi comunisti e la conseguente accelerazione del processo di unificazione e allargamento dell’Unione Europea, in un mondo non più bipolare, arrivano a Perugia studenti dai paesi dell’est, cresce il numero di quelli provenienti dai paesi asiatici, mentre si riducono, anche se di poco, alcune presenze tradizionali. Nell’insieme dopo il picco di presenze del 1991 con 7044 studenti, ci si assesta sui 5383 del 2001 e 5061 del 2004.
Più in generale quindi negli anni novanta l’Università per stranieri di Perugia ha dovuto avviare una battaglia su due fronti, uno esterno e l’altro interno che tuttora continua e non può che continuare. Sul fronte esterno con l’obiettivo di inserire l’istituzione universitaria perugina sempre più nel processo di globalizzazione che coinvolge tutti i cittadini del pianeta per consolidare e rafforzare il proprio ruolo, anche attraverso iniziative utili a contrastare il rischio che la lingua e la cultura italiana possano essere ancora più marginalizzate nel complesso sistema delle relazioni internazionali. L’altra battaglia che va ancora combattuta è quella sul fronte interno, per rendere sempre più competitiva e attraente l’offerta formativa e culturale dell’Università per stranieri non solo nel confronto con le altre Università per stranieri di Siena e Reggio Calabria, ma soprattutto con quegli atenei, scuole o istituti che offrono a studenti italiani e stranieri corsi di formazione professionale simili a quelli che propone l’Ateneo perugino. 
Una sfida davvero impegnativa che sembra essere stata raccolta dal nuovo Rettore Stefania Giannini eletta nell’ottobre 2004 e dal nuovo Preside della Facoltà, Roberto Fedi. D’altronde la Giannini aprendo l’anno accademico ha manifestato questa consapevolezza quando ha sostenuto che “non possiamo né vogliamo immaginare un’università italiana uniformata sul registro linguistico monocorde dell’inglese internazionale, che è si fondamentale per l’affermazione dei nostri studenti all’estero, ma che sarebbe altrettanto inadeguato a trasformare la nostra università un sistema più attrattivo per giovani di altre lingue e culture. Significherebbe non solo tradire il senso di appartenenza ad’un’identità culturale che ci ha reso noti e apprezzati nel mondo, significherebbe soprattutto impedire un processo di integrazione autentico fra i nostri studenti italiani e stranieri. Gli uni e gli altri uscendo da questo paese o tornando nel loro paese, riporteranno il loro frammento di identità, comunque vivifico per la diffusione dell’immagine del’Italia all’estero e per lo sviluppo di quel senso di appartenenza che ci lega a quelle realtà che ci sono note e familiari perché sperimentate di persona, senza filtri traduttivi. L’Unione Europea costituita a breve da 450 milioni di europei con differenti patrimoni etnici, culturali e linguistici si fonda sulla difesa e il consolidamento delle diversità linguistica e culturale per un comune obiettivo di comprensione e accettazione reciproca”.