Stampa
Martedì 11 Febbraio 2003

"Patto per la modernizzazione dell'Umbria"
"Intervista"    svsev

di Alessandro Antonini

Galli della Loggia nell''introduzione al libero 'Una certa idea della politica. Viaggio di una generazione del ''68 ad oggi in una regione rossa', tratto da un''intervista del giornalista Walter Verini (Edimond 1995), ha scritto di lui che raramente nel costume politico italiano era accaduto che un esponente impegnato e di spicco, dirigente politico, avesse parlato 'fuori dai denti' della storia, delle ideologie, dei problemi e delle contraddizioni del proprio partito con autocritica e 'spregiudicatezza'. Un partito, l''allora Pds, che in Umbria era renitente 'al cambiamento', era saldo nell''essere 'oggettiva forza di conservazione dell''esistente', mancando altresì di 'trasparenza', governando in 'oligarchie' e secondo una 'logica gattopardesca'. J''accuse in piena regola, fatto in tempi non sospetti. Critica certo 'denstruens' ma fondata su una 'construens': il riformismo (di sinistra). Che in Umbria ha rappresentato - e rappresenta - una vera e propria sfida contro l''immobilismo (altra fatica letteraria dello stesso autore, circostanziata di concetti e storia, altrettanto vivida di critiche, è appunto 'La sinistra e la sfida riformista', (Edimond 2002). Sfida, invero, ancora da intraprendere. Per questo l''on. Alberto Stramaccioni, soggetto come si sarà capito di questo preambolo, rilasciandoci un''intervista a tutto campo, a ruota libera, spaziando dalla scena internazionale a quella regiona, non attenua i toni, approfondisce e attualizza la disamina critica sulla sinistra ed il centrosinistra, propone concetti (fattivi) di cambiamento…

 

 

 

Da qui alle prossime elezioni, di fronte alle attuali delicate congiunture nazionali ed internazionali, quale il ruolo della sinistra e del centrosinistra, anche e soprattutto nell''ottica dell''agone del centrodestra?

 

Preliminarmente, è di prima importanza l''unità della coalizione di centrosinistra per quanto riguarda tutte le questioni politiche nazionali ed internazionali, dacchè i prossimi tre anni vedono il presentarsi di tutte le elezioni possibili, amministrative e politiche, in Umbria e in Italia. Si vedrà - così come alla fine degli anni ''80, frangente di transizione prima di tangentopoli e della seconda repubblica - dove andrà l''Italia, (lo disse allora Bettino Craxi): il parallelo storico non è fuori luogo. Si vedrà cioè quale sarà il riverbero sul centrodestra del fallimentare governo Berlusconi, ma si vedrà soprattutto se il centrosinistra sarà in grado di rappresentare un''alternativa vera: questo vuol dire un avvenire riformista, da attuarsi attraveso la pratica sempre maggiore di una 'cultura politica' siffatta. Non per esigenza ideologica, ma per necessità politica. I cambiamenti in Europa e nel mondo sono tali e tanti che senza le riforme la sinistra non avrebbe più un ruolo definito, perché conserverebbe meramente l''esistente. Di fronte alla globalizzazione le riforme sono l''unica carta. Di buon auspicio è che nei Ds, oggi, la componente riformista è maggioritaria…

 

Pace e guerra, pace o guerra: come muoversi in questo scenario internazionale?

 

La nuova dimensione globalizzata vede un unilateralismo Usa che ha sconvolto tutte le precedenti coordinate geopolitiche: è significativo il fatto che nel paventato attacco all''Iraq stanno con gli americani, contro la 'pace' e contro la Francia e la Germania, dei paesi ex comunisti (come Slovacchia e Polonia). Non c''è dubbio che è stato un grave colpo inferto agli Stati Uniti quello dell''11 settembre. Tuttavia certe dinamiche, e certe politiche belligeranti, il terrorismo lo incentivano invece che sedarlo.

Per quanto riguarda lo sviluppo 'mondiale' poi; gli Usa estromettono ogni possibilità di una crescita equilibrata e governata da una qualche 'giustizia sociale'. La ricchezza è concentrata in un decimo o al massimo un ventesimo della popolazione mondiale.

 

E in Italia?

 

Ciò che oggi è 'amaro' constatare è che la destra italiana, che si era mossa in una prospettiva 'riformista', in più di due anni non ha attuato nessuna grande riforma: non sulla scuola, né sulla giustizia e così via. Di contro in Parlamento sono stati approvati soli provvedimenti ad uso e consumo di pochi. Volessimo fare una stima, conteremmo che le riforme sono state fatte per 10.000 cittadini, non di più. Questa è una concezione, da parte del governo, di un''Italia fatta di piccoli settori e ristretti strati sociali: la destra governativa è per una società di individui, direbbe la sociologa, piuttosto che per una società di massa. Anni fa l''Italia era la 5° o la 6° potenza industriale ed economica del mondo. Oggi è su una china negativa preoccupante. La verità è che la destra non ha sposato la cultura riformista inaugurata, seppure discutibilmente, dalla sinistra. Dobbiamo cessare, oggi, ogni giudizio positivo su quanto fatto da Berlusconi per quanto riguarda federalismo, sanità, istruzione. Per non parlare dell''economia: con la sinistra siamo entrati in Europa, prima di tutto. L''inflazione allora era a due punti. Oggi ivence è a due punti e mezzo circa. Il deficit, poi, sta crescendo e le bacchettate UE sono sempre più frequenti.

 

E l''Umbria?

 

Anche l''Umbria necessita di una spinta riformista. Da dieci anni il sistema politico regionale è cambiato a favore della sinistra. Nell''93 c''è l''elezione diretta dei sindaci, nel ''94 il proporzionale lascia il posto al maggioritario e quidi nascono le coalizioni: questi due fattori non han fatto si che il centrosinistra umbro, che vanta una coalizione tra le più 'aperte' e 'comprensive' in Italia, nonché disponendo, di amministratori e presidenti di lignaggio, vincesse su tutta la linea. Oggi cioè assomma il massimo del potere politico e gestionale: 72 comuni su 92 sono diesse, tra cui i principali, il presidente della regione e così via. E il rapporto di forze all''interno della coalizione è paritario, rara avis. Questo è un bene da salvaguardare. Però è anche una responsabilità senza pari in Italia per la stessa sinistra. C''è grande necessità della proposta di progetti per fare uscire la regione dalla 'stagnazione'. Dalla crisi. Bisogna che la sinistra inizia ad attuare un piano politico-istituzionale, fatto di riforme, che abbia incidenza sul piano economico sociale, soprattutto in questo periodo di disaffezione diffusa nei confronti della politica. Sennò il prossimo tiennio elettorale non darà i frutti sperati. La destra non ha un forte appeal elettorale in Umbria, e questo è un fatto. Tuttavia dall''altra parte sinistra e centrosinistra rischiano di tarpare il riformismo con la 'conservazione dell''esistente' che, se sul piano 'sociale', di tutela sociale, è auspicabile, su quello economico, dello sviluppo, è nefasta. Giovani (sussunti sotto il vocabolo occupazione) e mondo delle piccole e piccolissime imprese non ritengono capace di governare la destra, da una parte; per converso, dall''altra, sono insoddisfatti di quanto sta facendo la sinistra; urge la riforma della pubblica amministrazione, chè sia più efficiente e vicina ai cittadini,urge l''appoggio alla piccola e piccolissima impresa (quelle 'grandi' sono assistite, ma ogni giorno aziende con pochi dipendenti rischiano di chiudere in Umbria).

 

Quali sono i cardini su cui si gioca la partita del riformismo, in Umbria?

 

Più che punti isolati tutto un sistema interrelato deve modernizzarsi vicendevolmente. Comunque alcuni nodi 'sensibili' sono ben individuabili. Partiamo dalla
sanità: la politica sanitaria in Umbria ha visto attuarsi una riduzione della spesa attraverso una eliminazione degli sprechi e una buona razionalizzazione dei servizi (di fronte ad un governo che taglia i fondi). C''è, però, molto da fare, come la riconversione di strutture ospedaliere e di servizio in centri specializzati e d''eccellenza. L''Umbria è regione piccola, ma è punto di raccordo tra Firenze, Roma e le Marche. Le strutture sanitarie si possono e si devono caratterizzare per una maggiore qualificazione in settori efficienti.

Rifiuti ed ambiente: deve instaurarsi una forte intesa, un saldo rapporto politico-amministrativo tra enti locali e Regione su una questione, quella dello smaltimento dei rifiuti, che diventerà sempre più rilevante per la vita dei cittadini. Tenendo conto che l''Umbria ha una peculiare vocazione turistico-ricettivo-ambientale che non deve essere messa a repentaglio. Per questo dopo la crisi del modello di sviluppo di certa industria, l''economia umbra deve puntare molto sul terziario che vede in primo piano la valorizzazione dei centri storici, dei beni 'autoctoni' che fanno leva su ambiente e tradizione. Emblematico della via da seguire è il risanamento ambientale ed economico portato dai 600 (circa) agriturismi, che oltre a recare beneficio al paesaggio e alla natura, hanno creato un indotto turistico-economico importante.

Turismo: come sopra, dismessa l''economia industrial agricola, il trapasso è in quella agrituristico-ambientale. Da farsi attraverso un sistema economico 'a rete', in una dimensione sinergica e concertata tra le parti, istituzioni e privati, a livello interregionale ed europeo. Un processo che trasformerà l''Umbria, che la modernizzerà, cambiando volto alla regione da qui a dieci anni.

Istruzione e Università: ganglo da sottolineare, per
importanza attuale e futura. In questo sistema globalizzato che vede forte la competizione tra sistemi territoriali, la ricerca ed il saper sono 'fondamenti' tra i più decisivi per lo sviluppo della regione. In Umbria potremmo essere fortunati, con due importanti università ed un 'sstema scuola' di rilevanza. Tuttavia queste realtà sono per lo più scollegate dal contesto economico, sociale e produttivo della regione. In questo senso riveste grande importanza il recente accordo tra industriali perugini e Università degli Studi, sottoscritto dal rettore Bistoni e dal Presidente di Assindustria Colaiacovo. Un apsso in avanti che si spera abbia seguito: soprattutto la Regione dovrebbe farsi promotrice di queste iniziative, lavorando davvero per quel 'patto per la modernizzazione' dell''Umbria concertato tra tutte le istanze della regione, effigie del vero riformismo di sinistra.