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Lunedì 16 Novembre 2009

"ELEZIONE SEGRETARIO REGIONALE DEL PD"
"Relazione di Alberto Stramaccioni candidato Segretario regionale del Pd dell'Umbria all'Assemblea regionale del 15 novembre, al Centro Congressi Capitini di Perugia"  fdsf

di Alberto Stramaccioni

Oggi con l’elezione del nuovo Segretario regionale si chiude una lunga e complicata fase congressuale. Questa Assemblea Regionale è chiamata a fare una scelta dopo mesi di confronto, spesso assai aspro. Mesi nel corso dei quali, prima dai Congressi di Circolo, e poi dalle primarie non è emersa una maggioranza congressuale netta, e conseguentemente una altrettanto netta e condivisa linea politica a livello regionale.


Questo è purtroppo un dato incontrovertibile, con il quale, tutti, e sottolineo tutti, dobbiamo fare i conti se non vogliamo andare incontro tra pochi mesi ad esiti politici ed elettorali molto negativi per il Pd. 

Si tratta allora di lavorare costruttivamente, ben sapendo che tre o quattro mesi di confronto-scontro, hanno lasciato il segno, come era facile prevedere. 

A futura memoria vorrei ricordare che se si intendeva realmente evitare lo scontro, lo si poteva fare, come è d’altronde avvenuto in altre regioni d’Italia.
Ma così da noi non è stato. 

1. Nel confronto di questi mesi, quindi, sono emerse diverse posizioni politico-programmatiche, come era naturale, sia sulle questioni politiche nazionali, ma soprattutto sui temi umbri, sull’analisi delle condizioni economico-sociali e politico-istituzionali della regione e sulle proposte per prospettare un nuovo futuro per l’Umbria.

Diverse posizioni politico-programmatiche che se oggi vengono raccolte dai diversi schieramenti in campo, possono essere una risorsa, altrimenti diventano il riferimento per una contrapposizione e un conflitto permanente, che può scadere in un deteriore correntismo, destinato a fare perdere credibilità, autorevolezza e rappresentatività al Partito Democratico.

E le maggiori responsabilità nell’evitare un conflitto permanente competono innanzitutto a coloro che hanno, o assumeranno, rilevanti incarichi politici ed istituzionali.

Evitare l’istituzionalizzazione e la militarizzazione del conflitto interno deve essere un obiettivo comune, senza mancare naturalmente di rispetto alle diverse posizioni proprio perché i cittadini chiedono un Partito Democratico forte, autorevole e utile a difendere i loro interessi. 

Un partito forte e autorevole in un momento in cui il centrodestra berlusconiano è segnato da un progressivo logoramento, ma non è ancora credibile una concreta alternativa di governo. D'altronde dai tre milioni di voti delle primarie ci è stata affidata la responsabilità di lavorare per una prospettiva riformista e di governo alternativa al centrodestra.

2. Analoga lettura delle primarie, va acquisita per la nostra realtà umbra dove si è avuta una partecipazione straordinariamente significativa, di 75.000 cittadini al voto. Non comparabile nei suoi esiti con le precedenti esperienze del 2005 e del 2007, svolte in contesti politici nazionali diversi e con risultati in qualche modo predeterminati. E poi c’è da dire che i dati emersi dalle primarie del 25 ottobre, soprattutto in Umbria, hanno un valore politico, non solo numerico e vanno compresi e interpretati. Non strumentalizzati, ma nemmeno liquidati con fastidio, o letti solo attraverso tre numeri percentuali 49%, 41% e 10%, risultati pur importanti e significativi. C’è una particolarità umbra in quel voto popolare che va compresa. C’è un segnale di insofferenza verso la politica e la presenta o non presenza del Pd in Umbria, sia quando è forza di governo nelle istituzioni, sia quando opera o non interviene sui diversi problemi sociali aperti. 

3. Questi segnali di insofferenza oggi si aggiungono a quelli che erano già venuti nei mesi scorsi nel corso delle elezioni comunali, provinciali ed europee del 6-7 giugno. Ben 50.000 elettori del Pd in Umbria si sono astenuti dal voto tra le politiche 2008 e le europee del 2009, mentre il Pdl è diventato, anche in Umbria, il primo partito.
Segnali di insofferenza politica sono venuti specificamente dal voto amministrativo nel comuni, sia dove abbiamo vinto di misura al primo turno, sia dove abbiamo vinto al secondo, e soprattutto dove siamo risultati sconfitti in importanti realtà segnate da una particolare caratterizzazione dell’assetto produttivo e sociale. Far finta che tutto questo non è avvenuto o marginalizzare questi fatti per le esigenze, spesso unilaterali, del dibattito interno, non credo che sia stata e sia una scelta responsabile. 

Per questo non è stato granché lungimirante, non aver voluto affrontare nella campagna congressuale, assieme ai problemi generali della identità e della presenza del Pd in Italia, anche i problemi specifici della nostra regione, proprio da chi si è estremamente impegnato nella mobilitazione congressuale.

Dobbiamo allora rapidamente recuperare nelle prossime settimane questa occasione di confronto persa. 

Per parte nostra confermiamo che L’Umbria ha bisogno di una profonda svolta, si sia sul piano delle politiche economico-sociali e politico-istituzionali, che sul piano del rinnovamento della classe dirigente.

4. Preoccupanti sono d’altronde i dati della crisi evidenziati dall’aumento della disoccupazione, dalla crisi delle piccole e medie imprese, dal ristagno degli investimenti e da una crescita ridottissima del prodotto interno lordo regionale. L’Umbria purtroppo, come è naturale che sia una, non è una isola felice nel mare in tempesta della crisi finanziaria e produttiva italiana e internazionale.

I dati anche i più recenti e il numero delle aziende in difficoltà confermano che è entrato da tempo in crisi un assetto produttivo, anche se non mancano aziende sane e competitive, e quindi oggi nell’'era della globalizzazione si apre, soprattutto in una regione come l'Umbria, una grande sfida per riuscire a svilupparsi in tempi di forte competitività internazionale.

Per questo occorre muoversi con grande determinazione verso politiche di cooperazione europee, nazionali e interregionali al fine di costruire una prospettiva di sviluppo alla regione nel contesto di una inevitabile riorganizzazione federalista dello stato italiano. 

Avviare al più presto un vero e proprio processo di riforme e di modernizzazione dell'Umbria, dentro la dimensione interregionale dell'Italia centrale, non è quindi una opzione possibile, ma una necessità indilazionabile. 

5. L'Umbria di oggi, più di altre regioni, è interessata ad un vero e proprio processo di modernizzazione, proprio perché una fase del suo sviluppo, grazie ad un irripetibile flusso di spesa pubblica, per ragioni nazionali ed europee sembra esaurirsi, senza che il suo sistema produttivo si sia adeguatamente modernizzato e gli squilibri territoriali e settoriali siano stati superati, o sufficientemente ridotti.

Se siamo convinti che si debba aprire una nuova fase della vita politica ed economico-sociale dell’Umbria, allora è necessario che il Pd si metta alla testa del processo di modernizzazione promuovendo e investendo anche sulla costruzione di una nuova classe dirigente a partire, perché di sua competenza, da quella politico-amministrativa.
Un tema che non può ricadere di certo solo sulle spalle della politica e quindi una sollecitazione al rinnovamento va rivolta all'insieme della classe dirigente regionale. Ma oggi come non mai, la qualità, la competenza e la rappresentatività delle classi dirigenti diventa una risorsa importante per svolgere un ruolo utile allo sviluppo dell'Umbria e del paese. 

L’insieme dei temi che ho sommariamente fino adesso affrontato, quelli politico-programmatici e quelli relativi al rinnovamento della classe dirigente sono state al centro del confronto separato tra le mozioni, svoltosi nei giorni scorsi, dopo le elezioni primarie del 25 ottobre per preparare l’assemblea di oggi.

6. Una assemblea in cui all’Ordine del Giorno c’è l’elezione del Segretario regionale e in un partito regionalista, dentro una organizzazione nazionale e federale come la nostra, l’elezione del Segretario non è certo un atto politico di secondaria importanza. La sua autonomia e la sua autorevolezza, sono caratteri necessari ad affermare una linea politica, altrettanto autonoma e autorevole. E quindi negli incontri dei giorni scorsi abbiamo parlato della linea politica del Pd in Umbria, della sua futura organizzazione, così come prepararsi agli imminenti appuntamenti politici ed elettorali. Al termine dei diversi incontri, su alcuni punti abbiamo individuato la strada da imboccare unitariamente, su altri il confronto e naturalmente aperto e da svilupparsi serratamente nelle prossime settimane.

Innanzitutto abbiamo ritenuto positiva la convergenza di tutte le mozioni verso l’indicazione di un Presidente dell’Assemblea regionale a garanzia dello svolgimento dei lavori di questo organismo su temi e con percorsi particolarmente stretti e complessi. 

Anch’io aggiungo i miei auguri a Pierluigi Castellani appena eletto, figura autorevole e di garanzia per il dibattito futuro del Pd.

Altrettanto positivo è risultato l’accordo su un percorso di convocazione dell’Assemblea regionale in diverse sedute nei prossimi trenta giorni con l’obbiettivo di definire una nuova piattaforma politico programmatica, criteri e modalità per la selezione delle diverse candidature in vista delle prossime elezioni regionali.

Ma accanto a questi esiti positivi emersi dal confronto sono rimaste aperte alcune questioni particolarmente significative e rilevanti. 

Ci sono apparse e ci appaiono ancora insoddisfacenti le risposte date sulla necessità di avere una nuova piattaforma politico programmatica del PD per l’Umbria che affermi la chiara volontà di aprire una nuova stagione politica e di riforme per la regione di fronte ai dati della situazione economico-sociale e ai recenti esiti elettorali per il Pd.

Ancora inadeguate sono state le risposte sulla volontà di procedere al rinnovamento della classe dirigente e in particolare di quella politico amministrativa, da realizzare anche attraverso le elezioni primarie. 

Ed ancora, anche alla luce dei risultati delle elezioni primarie in Umbria, la nostra richiesta di dar vita a un effettivo governo plurale del partito ha avuto risposte troppo generiche, evasive ed inadeguate. 

7. Sulla base di queste considerazioni, emerse dall’esito degli incontri, al sottoscritto in qualità di candidato Segretario, compete già da oggi, assumersi delle responsabilità. 

Credo allora che sia utile, al fine di favorire un confronto il più possibile costruttivo, esprimere un voto di astensione sull’elezione del Segretario regionale. Una astensione che vuole investire nel prosieguo del confronto interno, ben sapendo che non sarà facile trovare su molte questioni una composizione unitaria.

Naturalmente non è in discussione la mia leale collaborazione con il nuovo Segretario regionale, nel pieno e reciproco rispetto delle opinioni di ognuno.

Mi sento d'altronde molto gratificato e soddisfatto per il lavoro svolto in questa campagna congressuale, i cui risultati tra gli iscritti e soprattutto quelli delle primarie, testimoniano un riconoscimento significativo anche al lavoro da me svolto verso l’affermazione della necessità del rinnovamento della politica e della classe dirigente del Pd dell’Umbria.

Prima di concludere per quanto riguarda, il mio impegno futuro, non so se preoccuperò qualcuno o rassicurerò qualcun altro, ma intendo continuare a svolgere il mio ruolo di Segretario provinciale del Pd, se ci saranno naturalmente le condizioni politiche, fino al termine del mandato. E per svolgere al meglio questo incarico ritegno giusto e necessario non candidarmi al Consiglio Regionale, ammesso e non concesso che qualcuno me lo proponga, né tantomeno avere altri incarichi amministrativi.

Questa scelta non è una novità, almeno per me, perché sono convinto che il lavoro nel partito e quello nelle istituzioni hanno bisogno di una reciproca autonomia per garantire il massimo di autorevolezza e di rappresentatività alle due diverse e distinte funzioni. 

Grazie. Buon lavoro al nuovo Segretario e a tutto il partito.