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Sabato 22 Novembre 2008

"IL PD PER CAMBIARE: RELAZIONE DEL CANDIDATO ALLA SEGRETARIA PROVINCIALE DEL PD DI PERUGIA"      dsgs

di Alberto Stramaccioni

I. Nelle ultime due o tre settimane ne sono state dette e scritte di tutti i colori sulle elezioni di oggi. Io però, non ho espresso alcun commento o valutazione, per non alimentare ulteriori polemiche. 
Oggi come è giusto che sia, credo doveroso prima di illustrare il programma di lavoro per i prossimi mesi, esprimere alcune considerazioni, diciamo così introduttive.


In queste settimane c’è stato un susseguirsi di voci su varie candidature, rinunce, ripensamenti e oggi siamo qui con due candidati, io e Piero Mignini. Un confronto che ritengo utile e chiarificatore per il Partito Democratico, perché la scelta è netta. O si continua sulla strada intrapresa in questi mesi o invece si intende cambiare per meglio rispondere alle aspettative che il Pd ha generato tra i cittadini e gli elettori. Cambiare la strada intrapresa dal Pd è per me un’esigenza nazionale e locale. E da qui nasce la mia convinzione a candidarmi per il ruolo di Segretario Provinciale del Pd. 
Ho infatti una forte, fortissima preoccupazione politica sullo stato del partito in Umbria. Una situazione che è certamente piena di grosse potenzialità e con alle spalle risultati elettorali importanti, ma anche segnata dall’assenza preoccupante di un vero, autorevole ed unitario gruppo dirigente in grado di affrontare positivamente le sfide politiche ed elettorali che abbiamo di fronte nei prossimi mesi.
Non abbiamo fatto ancora un nuovo partito, ma solo un altro partito che tiene insieme quasi giustapposte, due forze come i Ds, la Margherita e altre componenti. Un partito il Pd ancora segnato da contrapposizioni e divisioni che non hanno più ragione di esistere. Soprattutto a partire dai gruppi dirigenti più ristretti. Tutto ciò non consente che il Partito Democratico possa esprimere tutte le potenzialità di cui dispone anche nella nostra regione.
E’ un giudizio crudo quello che esprimo, ma purtroppo estremamente reale e fondato. E la prima regola del Partito Democratico dovrebbe essere quella di non prenderci in giro a vicenda. 
Ma voglio essere ancora più esplicito su questo concetto.
Non è che non esistano dirigenti capaci, autorevoli e rappresentativi. Ma tanti da soli o in conflitto tra loro non sono un gruppo dirigente. E allora se vogliamo realmente porci gli obiettivi di riforma e di effettiva modernizzazione dell’Umbria e dell’Italia, serve un chiaro progetto politico, una identità programmatica e un forte ed unito gruppo dirigente.
Questo è il punto principale sul quale intendo lavorare promuovendo e consolidando l’affermazione di un nuovo e più giovane gruppo dirigente. Qui non si tratta di fare del facile giovanilismo, ma il protagonismo di molti giovani dirigenti in queste settimane, espresso anche attraverso un loro documento, io credo che debba essere preso in seria considerazione. D'altronde il rinnovamento per far affermare una nuova leva di dirigenti è stato l’obiettivo che ho sempre perseguito nel mio impegno politico e con risultati non certo disprezzabili. Purtroppo oggi abbiamo invece un gruppo dirigente che ai massimi livelli di partito è in gran parte delegittimato. Quando quasi tutti, o si candidano direttamente, o lasciano trapelare che non gli dispiacerebbe partecipare alle prossime elezioni amministrative vengono a perdere la loro autorevolezza nella direzione politica del partito. Non si può lavorare per individuare candidati sindaci, costruire coalizioni ed essere al tempo stesso parte direttamente in causa in questo lavoro.
Non si può essere arbitri e giocatori. 
Vedi caro Piero a te può apparire “politicamente incomprensibile” la mia candidatura ed è una opinione che naturalmente rispetto. Ma per favore non vediamo i fantasmi dove non ci sono e chissà quali complotti o accordi di potere, che peraltro fatti eventualmente con me sarebbero poco credibili data la mia ben nota inaffidabilità per questo tipo di presunte intese.
La realtà è che oggi i limiti nella direzione politica del Pd sono grandi ed evidenti. Da alcuni mesi si sta seguendo una linea nella direzione politica del Pd in Umbria che lascia fare tutto a tutti. Ci si affida alla forza di inerzia, non si fanno le scelte e non si vuole entrare in conflitto con nessuno. Si dà per acquisito un risultato elettorale comunque positivo. Non si comprende che in molte città non ci sono più rendite di posizione acquisite una volta per tutte. Non si governano i processi di costruzione delle scelte dei candidati sindaci, con una proliferazione e contrapposizione preoccupante di nomi di candidati nelle diverse città attribuendo una funzione taumaturgica alle elezioni primarie. Non si affronta senza la necessaria determinazione il tema della costruzione della nuova coalizione. La tua elezione caro Piero perpetuerebbe questa situazione. Non voglio comunque far ricadere solo su di te la responsabilità di questa situazione perché anche il livello regionale ha le sue.
Poi nella tua candidatura al di là della persona per la quale nutro caro Piero sinceramente il massimo rispetto, mi dispiace rilevare una contraddizione politica significativa soprattutto per chi giustamente ritiene che si debba costruire il Pd come un partito realmente nuovo. Ebbene la mancanza almeno fino ad oggi, di un sostegno alla candidatura da parte degli aderenti alla ex margherita fa apparire questa proposta come una specie di inutile e dannosa rivincita degli ex Ds. E francamente non credo che questo sia negli auspici nemmeno di Mignini, ma tant’è!
Ora a conferma di questa forte e generale preoccupazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, si sono avute le polemiche di questi ultimi quindici, venti giorni, nel corso dei quali non si è certo data una immagine unitaria del partito. Si è andata sviluppando una specie di “guerra preventiva ad personam” contro il sottoscritto senza che io avessi avanzato ancora la mia candidatura ed è sembrato prevalere un assunto politico da questa campagna politica. E l’assunto è il seguente. Le cose nel Pd in Umbria vanno bene non abbiamo bisogno di “vecchi dinosauri” e cito testualmente da una dichiarazione: “siamo poco credibili se ci presentiamo con chi ha diretto Pds e Ds” e addirittura proseguendo e cito ancora “io questo non lo consentirò”. 
Naturalmente per chi non ha seguito la stampa io sarei il “vecchio dinosauro” e l’ex dirigente Ds al quale non sarebbe stato consentito candidarsi oggi per l’elezione del Segretario Provinciale.
Ora io naturalmente ritengo legittime tutte le valutazioni e le opinioni, ma che una volontà di divisione, così netta, di polemica e di conflitto così aspra, venga espressa dalla segretaria regionale del Pd, la ritengo francamente inaccettabile e da irresponsabile proprio per il ruolo di garante del pluralismo che il segretario regionale deve sempre e comunque avere. E non voler consentire che qualcuno si candidi in un partito che si dice democratico, mi sembra francamente troppo. 
Come ritengo francamente inaccettabile e provocatorio paventare il ritorno di un vecchio dinosauro se dovessi essere eletto Segretario Provinciale del Pd. 
A questo proposito, se il paragone non appare irriverente, mi confronterei con lo stesso Veltroni, di qualche anno più anziano di me, che era segretario nazionale dei Ds quando io ero segretario regionale dei Ds. E oggi lo è del Pd. E quanto al vecchio dinosauro politico del Pd, in Umbria ci sono ben altri dinosauri.
Non voglio a questo punto fare polemiche gratuite, e apprezzo sinceramente chi per decenni con impegno e competenza ha preferito ricoprire ruoli esclusivamente istituzionali o amministrativi e non di partito. 
Ma francamente c’è chi da oltre trenta anni è amministratore al Comune e alla Regione; poi c’è chi da quasi trenta anni prima al Comune, poi alla Camera, poi alla Regione; poi c’è chi da quasi venti anni prima alla Regione, poi alla Camera.
E potrei continuare con varie tipologie di dinosauri, ma mi fermo qui.
Tutto questo naturalmente lo faccio notare soprattutto ai più giovani, proprio perché questa situazione ci deve spingere a costruire una nuova classe dirigente del Pd e non posso non constatare caro Mignini, che i principali livelli politici ed istituzionali dell’Umbria, i dinosauri veri, non sostengono di certo la mia candidatura. E’ pur vero caro Piero che nessuno può scegliere tutti i propri sostenitori, ma questa è comunque la situazione. 
Bisogna comunque avere il giusto equilibrio anche nella valutazione delle biografie personali, di ognuno di noi. Non tutti siamo uguali, fortunatamente.
Il sottoscritto in fondo ha svolto nove anni il segretario del Pds-Ds, ruolo particolarmente gratificante, ma anche pieno di rischi, responsabilità e continue verifiche elettorali e congressuali sul proprio operato con diverse rielezioni pur avendo candidati alternativi, e poi sette anni alla Camera dei Deputati. E mai, e sottolineo mai, ha svolto il ruolo di Consigliere o Assessore Comunale, Provinciale o Regionale. Con questo ve lo dico subito, e non so se rassicuro o preoccupo qualcuno, non ho alcuna ambizione per questi incarichi e mi impegno se dovessi essere eletto Segretario a non candidarmi nè in Comune, né alla Provincia né in Regione. Così ho fatto sempre e ritengo che se si vuole svolgere in autonomia e con autorevolezza il ruolo di segretario politico del partito non si può di certo essere arbitro e giocatore. 
E poi il Pd in Umbria deve credere che la sua forza viene anche dalla autonomia politica con cui compie le sue scelte. Occorre dare quindi un ruolo centrale ai nuovi organismi dirigenti del Pd come garanzia di pluralismo e autonomia senza lasciare che lo scorrere del tempo prenda inevitabilmente decisioni al loro posto. Ci sono d'altronde scelte che devono essere prese consapevolmente, in libertà e con il massimo della partecipazione. 
Inoltre sulla base anche delle più recenti esperienze occorre ascoltare di più gli organismi dirigenti locali e i cittadini più che i dirigenti umbri del Pd residenti a Roma, i quali non per questo sono dirigenti nazionali o perciò stessi autorevoli. 
Nel passato più recente infatti il segretario regionale del Pd è stato deciso a Roma anche per le persistenti divisioni e conflitti interni.
Le stesse liste alle recenti elezioni politiche sono state decise a Roma. Sempre a Roma si è tentato di decidere lo stesso Segretario Provinciale del Pd.
Non serve di certo un ribellismo provincialistico, ma la nostra autonomia decisionale regionale e locale è una risorsa perché da forza ed autorevolezza al Pd nel rapporto con i cittadini. Altrimenti si delegittima una organizzazione che peraltro con la sua concezione del Pd come partito federalista e federato può e deve garantire e richiedere autonomia politica e programmatica. 
Ed è proprio il Segretario regionale del Pd eletto con le elezioni primarie a dover difendere questa autonomia. 
Sono quindi per dirci quali sono i problemi veri, ma senza acrimonia. Un confronto tra due candidature non credo che rischi di spaccare niente proprio perché per costruire una unità vera del Pd c’è bisogno del contributo di tutti e di diverse esperienze, competenze e convinzioni politiche.
II. Detto questo quindi lasciamoci alle spalle per quanto possibile le polemiche e guardiamo avanti con la consapevolezza che occorre sviluppare nei prossimi mesi un lavoro realmente impegnativo, ma con un forte carattere unitario perché solo se sarà così si potrà conseguire un risultato politico ed elettorale positivo a livello regionale e nazionale. 
Siamo chiamati ad operare di fronte ad una crisi economica e finanziaria internazionale profonda. Una vera e propria recessione destinata a cambiare i caratteri dell’assetto economico, produttivo internazionale così come nei comportamenti sociali e nei costumi. 
Di fronte a mutamenti così profondi si impone la ridefinizione del ruolo e delle identità politica e programmatica del Pd.
Dobbiamo confrontarci con una crisi simile a quella del ’92-’93 che abbiamo avuto in Italia ed è per questo giusto l’appello di Veltroni per la collaborazione tra governo e opposizione per una comune politica di responsabilità nazionale pur nel rispetto dei diversi ruoli. 
Inoltre la vittoria dei Democratici Usa e di Obama pone fine all’egemonia della destra conservatrice Usa e può aprire un nuovo ciclo politico come avvenne negli anni ’90 con la presidenza Clinton dal 1992 al 2000. In quel periodo in Europa 13 paesi su 15 erano governati da coalizioni progressiste e di sinistra. 
Oggi inoltre dobbiamo registrare una ripresa del Pd nella sua iniziativa politica testimoniata dalla riuscita della manifestazione del 25 ottobre, dalla protesta sociale e studentesca, dalla vittoria nel Trentino e da una crescente difficoltà del governo Berlusconi nel rapporto con l’opinione pubblica su diversi temi. 
In questo quadro assumono un particolare significato le elezioni europee e amministrative che interessano gran parte della nostra regione e che rappresentano la prima e più importante verifica dopo la sconfitta nel voto delle politiche del 13 e 14 aprile scorso. 
Di fronte a queste scadenze non certo o non solo per ragioni elettorali, in Umbria il Pd deve essere il partito delle riforme e della modernizzazione, non della conservazione dell’esistente, peraltro impossibile.
Dobbiamo dare sostanza alla nostra idea di un’Umbria policentrica, plurale nell’Italia mediana e in un mondo globalizzato. Le istituzioni locali devono essere protagoniste di nuove politiche di sviluppo sollecitando l’autonomia, la capacità di investimento e di protagonismo delle forze sociali. D'altronde la sfida riformista in Umbria viene prima ed oltre l’esigenza di una riorganizzazione federalista dello stato appena avviata almeno sul piano del dibattito politico istituzionale.
L’Umbria mantiene purtroppo nonostante gli ingenti finanziamenti pubblici degli ultimi dieci anni i limiti di sempre e la sua storica fragilità del sistema produttivo ed economico.
Vanno quindi superate le tante debolezze strutturali che rischiano di aggravarsi di fronte ai processi di globalizzazione e alla crisi economica e finanziaria internazionale. 
Certamente l’Umbria è anche la terra di tante eccellenze e qualità, ma oggi di fronte ai gravi problemi delle imprese e delle famiglie bisogna concentrare la nostra proposta sul “futuro che vogliamo”. I nostri programmi devono prospettare ai cittadini idee e progetti per uscire dalla crisi con più giustizia sociale e possibilmente un maggior benessere diffuso. 
Ecco perché di fronte ai cambiamenti in corso appare francamente inadeguato stare ancora a discutere sul dare o meno il cosiddetto “giudizio positivo” sull’attività delle amministrazioni comunali uscenti o porsi il problema o meno della cosiddetta “discontinuità”. Un modo per affrontare la questione che sa tanto di politichese, discussioni per addetti ai lavori che non interessano i cittadini. I quali vogliono sapere cosa faranno Sindaci e Presidenti per il futuro delle città sui temi della sicurezza, del lavoro, dell’ambiente e sul loro coinvolgimento in una partecipazione effettiva nelle scelte di governo delle città. 
D'altronde la progressiva deideologizzazione della politica e la riduzione del senso di appartenenza ai partiti, soprattutto nelle elezioni comunali, ci deve spingere a proporre con sempre maggiore chiarezza i nostri programmi.
Accanto ai progetti dobbiamo avere poi la capacità di lavorare con tutte le forze dell’opposizione nazionale, dalla sinistra radicale all’Udc, per dar vita ad una nuova coalizione estesa e rappresentativa. 
A questo fine tra l’altro si può valutare l’opportunità di costruire un Tavolo provinciale della nuova coalizione per governare la costruzione della coalizione nei Comuni e definire i nuovi equilibri provinciali ed interprovinciali.
L’obiettivo principale comunque in vista delle prossime elezioni amministrative è fare di tutto per vincere al primo turno in tutti e otto (Perugia, Foligno, Spoleto, Corciano, Bastia Umbra, Gualdo Tadino, Marsciano, Umbertide) i comuni sopra i 15 mila abitanti e naturalmente negli altri trentasei sotto i 15 mila. 
La legge elettorale per comuni e province è chiara e non è di certo nemmeno pensabile di “andare da soli”.
Ad oggi il problema più serio e complesso è quello di superare la conflittualità diffusa nei comuni più grandi tra diverse candidature e all’interno del Pd. Questo è il nostro vero problema che non si risolve, ma sicuramente si aggrava con le elezioni primarie soprattutto di partito. Il problema non è tanto o non solo la competizione con il centrodestra. 
Dobbiamo fare tesoro delle esperienze negative del passato come quelli di Todi, Deruta, Bettona e prima ancora Assisi, Bevagna, Passignano. E’ certamente utile lo strumento delle “primarie”, ma bisogna saperlo usare. Non credo utili delle primarie del solo Pd che acuirebbero i conflitti interni al partito creando spaccature inesorabili tra più candidati poi difficilmente ricomponibili. Altra cosa le primarie di coalizione con un solo candidato forte ed autorevole del Pd che darebbero l’avvio ad una campagna elettorale sostanzialmente unitaria e propositiva. 
Prima di concludere un’ultima considerazione. Spero che con l’elezione del nuovo Segretario Provinciale possiamo dare un contributo importante alla costruzione del Partito Democratico anche in Umbria e avviare il rinnovamento della sua classe dirigente tema sul quale ho sempre creduto realizzando negli anni anche qualche risultato significativo. 
E a proposito del tema del rinnovamento della classe dirigente, io non sono stato mai d’accordo con il paternalismo giovanilistico e la cooptazione che ne è spesso un’espressione diretta. La cooptazione presuppone una qualche subalternità al capo che ti coopta. La direzione politica deve invece avere l’orgoglio della libertà e dell’autonomia e non può essere concepita come un’attività burocratica o impiegatizia. Se si vuole vincere nella competizione politica bisogna avere il coraggio di rischiare di perdere. Quindi è naturale e indispensabile creare la condizioni per un ricambio della classe dirigente, ma poi il risultato bisogna conquistarselo sul campo. 
Ecco perché avrei visto comunque in modo positivo la competizione con un candidato più giovane, ma purtroppo così non è stato.
Per concludere veramente il mio impegno verso una politica di modernizzazione del sistema economico sociale e politico-istituzionale dell’Umbria rimane comunque immutato così come quello verso un profondo rinnovamento delle classi dirigenti della società regionale e in particolare del Partito Democratico.