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Lunedì 12 Ottobre 2009

"NE' GUERRA OGGI, NE' PACE DOMANI"
"Relazione di Alberto Stramaccioni candidato Segretario del Pd alla Convenzione Regionale del 10 ottobre, al Centro Congressi Capitini di Perugia"     dsf

di Alberto Stramaccioni

Vorrei ringraziare anch’io i tanti iscritti che hanno partecipato alle assemblee di circolo. Ma oggi si apre una fase congressuale nuova con le elezioni primarie. 

Abbiamo alle spalle settimane e settimane di confronto congressuale caratterizzate da pressioni e polemiche anche aspre che per parte mia certamente non disconosco, né rinnego.

 

 

 

Tempo fa, alla fine di giugno, di fronte alle sconfitte elettorali nelle elezioni europee ed amministrative e alla estrema litigiosità interna, proposi una piattaforma politico programmatica regionale, su cui costruire una intesa unitaria oltre le diverse mozioni congressuali. Ma purtroppo questa proposta è stata accolta solo da una parte, la componente Franceschini e non si è evitata la contrapposizione a cui abbiamo assistito. Oggi quindi non ci si può lamentare più di tanto del clima che si è creato, o del fatto che anche a livello regionale dall’esito delle assemblee di circolo ne è uscito un partito spaccato sostanzialmente in due parti, quasi equivalenti. Oramai comunque dopo la prima fase congressuale è giunto il momento di una reciproca assunzione di responsabilità, pur nella distinzione delle posizioni, verso l’insieme del partito, gli elettori, i cittadini di fronte alle tante attese suscitate dal Pd e all’esigenza politica di costruire e rappresentare un’alternativa al governo di centrodestra, anche di fronte alle vicende destabilizzanti di questi giorni.

Dobbiamo quindi avvertire la preoccupazione di tanti cittadini e iscritti rispetto al fatto che la conflittualità che c’è oggi nel Pd rimanga come un dato permanente, per il futuro. Questa preoccupazione va però raccolta come una sollecitazione alla reciproca assunzione di responsabilità di cui parlavo, la quale per essere efficace deve avvenire nella estrema chiarezza politica e programmatica con cui si presentano e rappresentano le mozioni congressuali e le candidature per la segreteria regionale. La pacificazione che si invoca non può significare l’azzeramento di ciò che è avvenuto in questi mesi nel Pd umbro e nazionale o peggio ancora delegittimando o sminuendo l’esito delle elezioni primarie del prossimo 25 ottobre. Al contrario un vero comportamento unitario nel partito significa costruire l’unità possibile a partire dalle differenze politiche e programmatiche che ci sono e sono evidenti. E questo io credo che debba essere un impegno che noi tutti ci prendiamo per l’oggi e per il dopo 25 ottobre. Il ritorno ad un unanimismo di facciata o di convenienza, o a qualche forma di neo trasformismo, è una strada già sperimentata nel passato ed assolutamente da evitare perché non servirebbe all’Umbria, agli umbri ed al Pd. La chiarezza di ruoli e funzioni è d'altronde necessaria soprattutto di fronte ai diversi e decisivi appuntamenti politici ed elettorali che sono di fronte a noi. Ed è proprio di fronte a questi diversi appuntamenti che è necessario che si sappia con quale indirizzo e profilo programmatico e identitario il Pd intende affrontarli. E’ decisivo sapere con quale prospettiva politica si intende governare il Pd in Umbria e in Italia.

Come è noto in queste settimane di dibattito congressuale caratterizzate da molti partecipanti al voto, ma da poche presenze alla discussione nei circoli, si sono espresse opinioni e valutazioni diverse sull’Italia e sull’Umbria. 

Per questo intendo riproporre qui, brevemente, alcuni orientamenti politici e programmatici sull’Umbria e l’identità del partito. Questi temi purtroppo non hanno avuto fino ad oggi un grande spazio nel dibattito congressuale. Ma io credo che dobbiamo domandarci perché c’è stata questa assenza nella discussione congressuale sui temi umbri. Io penso che abbia pesato il rischio di incorrere nell’incombente accusa di lesa maestà alla giunta regionale appena si parlava dei problemi dell’Umbria, anche se non si faceva alcun riferimento alle responsabilità nell’attività di governo in Umbria. Si è voluta evitare una discussione aperta, libera e trasparente sul futuro sviluppo dell’Umbria nei prossimi dieci, venti anni, proprio mentre erano attivi e candidati tutti i membri dell’esecutivo regionale. A tanti, a molti e anche al sottoscritto non appassiona più di tanto la discussione sul terzo mandato, o sui terzi o quarti o quinti mandati, ma a tanti, a molti interessa confrontarsi sui diversi progetti di sviluppo e modernizzazione della regione, proprio quando si vuol dar vita ad un nuovo partito come il Pd. Ci sono diverse risposte che si intendono dare alla crisi dell’Umbria e al ruolo stesso del Pd. Ci si confronti apertamente e serenamente portando nel dibattito anche l’orgogliosa difesa delle cose che sono state fatto come forza di governo, ma anche attenti a quello, ed è tanto, che c’è ancora da fare e rapidamente.

Per parte mia io ritengo che il carattere riformista è modernizzatore del Pd, in Umbria non sia una opzione, ma una necessità politica da affermare per il Pd dell’Umbria, proprio perché ogni tentazione conservatrice non coglie e non risponde ai caratteri della crisi finanziaria ed economica nazionale ed internazionale. E l’Umbria non è un’isola felice in un mare in tempesta. E in questo quadro dobbiamo tenere conto dei forti segnali di insofferenza politica che ci sono venuti dalle recenti elezioni amministrative, verso la nostra politica, più attenta e rassicurante verso il mondo dei garantiti dal flusso della spesa pubblica, e più lontana dai ceti sociali più produttivi, piccola e media impresa, commercianti, artigiani, disoccupati, precari cassaintegrati. E inoltre analoga insofferenza si è manifestata per le distorsioni del nostro sistema di potere e del persistere da decenni di una certa casta politico-burocratica che lo rappresenta.

Avere la chiara e netta percezione di questo stato di cose significa predisporsi a prospettare nel breve e nel medio periodo una credibile stagione di riforme anche e soprattutto per l’Umbria.

Io credo che si tratta di far perno su nuove politiche in ambito economico e sociale che possono fondarsi sulle potenzialità programmatiche e legislative del parlamento, del governo nazionale di quello regionale, avviando un vero e proprio processo di modernizzazione dell’Umbria, dentro la dimensione interregionale dell’Italia centrale, come elemento di cerniera con forti potenzialità espansive tra un nord in ripresa e un sud in cronica difficoltà.

L’Umbria oggi più di altre regioni è interessata ad nuovo processo di crescita proprio perché una fase del suo sviluppo, grazie ad un irripetibile flusso di spesa pubblica, sembra esaurirsi, senza che il suo sistema produttivo si sia adeguatamente modernizzato e gli squilibri territoriali e settoriali siano stati superati.

Il principale obiettivo di questo insieme di riforme è quindi quello di dare una maggiore competitività territoriale all’Umbria dentro una nuova idea dell’Umbria che tiene conto dei processi di globalizzazione europea e internazionale. L’occasione del federalismo fiscale è una forte sollecitazione a ridefinire il ruolo dell’Umbria nella riorganizzazione dello stato italiano attraverso riforme che riducono la distanza tra la spesa pubblica sostenuta e la ricchezza prodotta. Più in generale il processo di modernizzazione dell’Umbria non può che partire da una riforma della pubblica amministrazione; dal potenziamento del sistema infrastrutturale e turistico; da una politica di sostegno alla piccola e media impresa; dall’innalzamento della qualità del sistema formativo, dalla tutela e valorizzazione dell’ambiente. 

Le proposte nel merito su questi temi politici e programmatici sono le questioni che possono e debbono definire il carattere identitario del Pd in Umbria, che naturalmente non potranno non avere un peso politico ed elettorale sull’esito della prossime elezioni regionali del 21-22 marzo 2010.

Anche qui non voler vedere o evitare a tutti i costi la diretta connessione tra gli esiti politici e programmatici del nostro congresso e l’imminente appuntamento elettorale regionale vuol dire non solo temere un confronto aperto, ma perdere l’occasione innanzitutto per una serena e trasparente valutazione sul passato, sul presente e sul futuro dell’Umbria e poi per proporre il carattere necessariamente innovativo e modernizzatore della proposta politica dell’insieme del Partito Democratico ai cittadini e agli elettori dell’Umbria. Le future collocazioni politico istituzionali-personali, non possono e non debbono far velo ad un confronto politico e programmatico aperto e trasparente. Un appuntamento come quello delle prossime elezioni regionali sarà d'altronde il primo importante test elettorale nazionale per il Pd, dopo il congresso e per la sua capacità di costruire un progetto che rappresenti una serie e credibile alternativa al governo di centrodestra soprattutto dopo le vicende del lodo che ogni giorno abbiamo di fronte.

Un progetto che possiamo realizzare con un partito nuovo, nel senso che il partito è sempre più uno strumento utile ad incidere nei processi di trasformazione economica e sociale per difendere gli interessi generali di una comunità e non quelli ristretti di alcuni piccoli gruppi sociali o addirittura di alcune oligarchie locali o regionali. In questo senso diventa necessaria una reciproca autonomia nel rapporto tra la funzione politica generale del partito e la sua rappresentanza nelle istituzioni, perché tutto ciò rappresenta un valore politico e programmatico che fa crescere la democrazia e permette anche di avvicinare i cittadini alle istituzioni. Per raggiungere questo obiettivo non è irrilevante che l’autonomia politica e programmatica del Partito Democratico umbro possa potersi esprimere anche nella scelta dei candidati chiamati a rappresentare il partito nelle istituzioni regionali, nazionali ed europee. In questo senso è particolarmente importante che il Partito Democratico si metta alla testa del processo di modernizzazione investendo anche sulla costruzione di una nuova classe dirigente. Un tema che non può ricadere interamente solo sulle spalle della politica, ma è una sollecitazione al rinnovamento, rivolta all'insieme delle classi dirigenti regionali proprio perché, oggi come non mai, la qualità, la competenza e la rappresentatività delle classi dirigenti diventa una risorsa importante per svolgere un ruolo utile allo sviluppo dell'Umbria e del paese.

Tutti siamo utili e nessuno è insostituibile.

Una nuova classe dirigente nasce quando ha idee innovative e la consapevolezza di dover rispondere alla propria responsabilità e funzione nella realizzazione di un grande progetto politico, anche tramite il confronto, il confitto e il rischio della sconfitta. Chi non rischia di perdere non vincerà mai. Ma il conflitto deve essere caratterizzato da ideali, analisi, progetti e competenze con un forte radicamento sociale. 

Prima di concludere vorrei riaffermare l’opinione che sui temi del progetto per l’Umbria e dell’identità del partito io spero che possiamo ancora confrontarci in vista delle elezioni primarie.

Al di là di chi prevarrà domenica 25 ottobre è importante che siano in tanti i cittadini e gli elettori a partecipare al voto. Proprio perché maggiore sarà il numero dei cittadini e più forte sarà la base di legittimazione del Partito Democratico e la sua capacità di rappresentanza politica e sociale degli interessi dell’Umbria e dell’Italia.

E vorrei concludere citando un autorevole dirigente nazionale del Pci che ha sostanzialmente detto: “adesso facciamo il congresso poi faremo la pace”, sottointendendo con questo che adesso è guerra e poi ci sarà la pace. Per quanto mi riguarda io non sono portato, né oggi a fare la guerra, né perciò domani a fare la pace.

Mi ritengo invece a impegnato a rispettare le opinioni di tutti, il giudizio degli iscritti, degli elettori e dei cittadini che sono chiamati ad esprimersi su piattaforme politiche diverse e distinte. 

E’ giusto che ognuno si assuma le proprie responsabilità nella differenza delle opinioni e delle proposte che esprime.

Anche questa concezione del partito e della sua vita interna credo che debba essere un tratto distintivo del Pd e un ulteriore elemento di innovazione.

Auguri quindi di buon lavoro a tutti noi. Grazie.