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Lunedì 06 Aprile 2009

"RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA PROVINCIALE DEL PD DI PERUGIA TENUTASI IL 6 APRILE 2009"
"L’iniziativa del Pd in vista delle elezioni comunali, provinciali ed europee del 6-7 giugno 2009"    fsdfsd

di Alberto Stramaccioni

Stasera in questa riunione dell’Assemblea Provinciale del Pd dobbiamo affrontare un’insieme di questioni in vista del voto amministrativo, Comunale e Provinciale e del voto europeo del 6-7 giugno prossimo.
In particolare:


 


•un aggiornamento della situazione delle alleanze e delle coalizioni nei Comuni e alla Provincia;
•la definizione del candidato Presidente del Pd per la Provincia di Perugia, i criteri per i candidati consiglieri provinciali sulla base degli esiti della Consultazione;
•le elezioni europee e i candidati per il Collegio dell’Italia Centrale e dell’Umbria.
Tutte questioni che avranno poi bisogno di ulteriori valutazioni e decisioni prima della presentazione delle liste. Abbiamo davanti a noi 20 giorni o poco più comprese le feste pasquali. Oggi si tratta di decidere alcune questioni, poi non sappiamo se riconvocheremo l’Assemblea Provinciale, per le ultime scelte e credo allora che sia giusto delegare la Segreteria Provinciale per le ulteriori e definitive decisioni.
Prima di entrare nel merito delle nostre questioni, diciamo “locali”, credo che non possiamo marginalizzare nella discussione di stasera, l’evoluzione della situazione politica nazionale; il radicalizzarsi della crisi economica e finanziaria internazionale e nazionale; il ruolo e la funzione del Pd in questo contesto anche dopo l’Assemblea del 21 febbraio e l’elezione nel nuovo Segretario nazionale Dario Franceschini.

I.Innanzitutto credo si a giusto rivendicare la giustezza di una scelta. Quella di eleggere subito il Segretario del Pd dopo le dimissioni di Walter Veltroni. In questi giorni il Pd ha cercato di contrastare una offensiva su due fronti:
- da una parte, la politica del centrodestra culminata con il Congresso fondativo del Popolo della Libertà che punta al 51% per marginalizzare il ruolo del Pd e della opposizione; su un altro versante l’Italia dei Valori di Di Pietro e l’UDC di Casini che puntano a contenderci parti importanti dell’elettorato.
Il rischio che stiamo correndo è una riduzione del peso politico ed elettorale del Pd che dobbiamo contrastare con una specie di politica dei due tempi e su vari fronti.
E’ giusto innanzitutto impegnarci sui temi della crisi economica e finanziaria sostenendo la proposta rivolta al governo e al parlamento per l’estensione degli ammortizzatori sociali, di fronte ai nuovi 600.000 disoccupati e ulteriori misure per la ripresa della piccola e media impresa. Per questo è stato giusto andare oltre alcune polemiche interne e aderire e partecipare alla manifestazione di sabato 4 aprile al Circo Massimo a Roma indetta dalla sola CGIL pur auspicando l’unità con le altre organizzazioni sindacali, CISL e UIL.
Con queste proposte e misure e una opposizione politica più generale del centrodestra siamo comunque, per ora, dentro una politica di contenimento dei rischi di messa in discussione del nostro ruolo politico e peso elettorale, per rialzare la testa nei prossimi due mesi, 
Dopo il voto del 6-7 giugno l’appuntamento congressuale deve diventare un’occasione per riflettere su una crisi, che non è una crisi congiunturale, ma è in atto un cambiamento radicale degli assetti economico-finanziario mondiali. La definizione della identità del Pd passerà anche per i caratteri che assieme ai movimenti democratici e progressisti saprà proporre per una nuova “governance” mondiale di fronte alla crisi che mette in evidenza i danni derivanti da una divaricazione crescente tra economia reale e speculazione finanziaria, temi sui quali si è discusso al recente G20 e al prossimo G 8 se ne discuterà certamente. In questo quadro è in discussione la funzione politica dello Stato in Italia di fronte alla crisi, la sua modernizzazione ed assieme a ciò i caratteri della modernizzazione del sistema politico istituzionale italiano a partire del prossimo referendum elettorale e del suo assetto economico e sociale. Si dice che l’Italia regge meglio di altri paesi europei di fronte alla crisi, ma il nostro paese è in una condizione di arretratezza maggiore di altri stati europei che comunque nel medio periodo riusciranno ad uscire dalla crisi. Per noi italiani si tratta di cogliere l’occasione della crisi per modernizzare il nostro paese. Questi comunque sono tutti temi congressuali che riguardano il progetto del Pd, la sua identità, la forma partito da assumere per svolgere al meglio una azione riformatrice e di governo e rappresentare così un’alternativa credibile al berlusconismo al potere.
In questa discussione non possono naturalmente che evidenziarsi anche gli effetti che la crisi produrrà in Umbria i quali non sono dissimili da quelli prodottisi già in altri parti del paese con l’aumento della disoccupazione e della precarizzazione, secondo i dati forniti della CGIL. Oggi intanto si tratta di sollecitare il governo e il Parlamento, le istituzioni locali, le imprese, i sindacati per un impegno concertato sui temi della crisi. E anche per questo che l’impegno nella campagna elettorale deve concertarsi sui temi politici generali della crisi economica internazionale con programmi elettorali adeguati alle sfide in corso. D'altronde gli stessi temi legati alle elezioni europee ci richiedono un’attenzione e un impegno sui temi della relazioni internazionali e dei nuovi equilibri mondiali che si vanno ridefinendo.

II. Veniamo ora alle nostre questioni locali e in particolare al punto relativo alla costruzione delle alleanze e delle coalizioni negli 8 comuni sopra i 15.000 e i 35 sotto e alla questione della Provincia di Perugia. Ad oggi abbiamo acquisito un dato politico incontrovertibile con esisti potenzialmente positivi. In tutti gli otto Comuni sopra i 15.000 e in quasi tutti gli altri i diversi candidati Sindaci già definiti a suo tempo (eccetto Gualdo Tadino su cui tornerò) Perugia, Foligno, Spoleto, Bastia Umbra, Corciano, Umbertide, Marsciano, possono contare su una coalizione di sostegno e un’alleanza politico programmatica che vede raccolte quattro importanti componenti: Pd; Italia dei Valori; Rifondazione; Sinistra e Libertà, mentre in alcuni comuni sono auspicabili liste civiche a sostegno dei Candidati Sindaci del centrosinistra. Questo primo risultato è stato acquisito in alcune riunioni della coalizione provinciale riunitasi il 2 marzo, 29 marzo, 2 aprile. Questa intesa politica si basa su un accordo sul programma definito in altrettante riunione di coalizione nel quadro di un accordo programmatico regionale.
Analoga alleanza può essere costruita rapidamente alla Provincia di Perugia a sostegno del nostro candidato Presidente che andremo a definire stasera.
Il percorso che ha portato o sta portando alla costruzione della coalizione di centrosinistra nei Comuni e alla Provincia come sappiamo non è stato semplice.
A questo obiettivo ha certo contribuito il nuovo accordo tra le forze di maggioranza in Consiglio Regionale culminante con la elezione del nuovo Presidente del Consiglio Regionale Fabrizio Bracco. Questa intesa è stata utile per una nuova collaborazione tra le forze del centrosinistra nei Comuni e alla Provincia e utile per il lavoro del Consiglio e della Giunta Regionale per i prossimi mesi. L’accordo ha d'altronde individuato alcune priorità puntando ad approvare in Consiglio Regionale atti come il Piano Sanitario e sociale, il Piano dei rifiuti, nonché, come già avvenuto in commissione riforme statutarie, la modifica dello Statuto regionale per la riduzione del numero dei Consiglieri e Assessori regionali e una nuova legge elettorale più rispondente alle necessità di rappresentanza dell’intera comunità regionale in coerenza con un protagonismo diretto dei cittadini umbri e per un adeguato pluralismo politico-culturale. Indubbiamente la ricostruzione di una nuova intesa in un quadro politico regionale ha dato maggiore forza al centrosinistra umbro. E questa situazione ha prodotto accordi diffusi nei Comuni tra le diverse forze politiche e in particolare per la prima volta con Rifondazione in Comuni sopra i 15.000 abitanti come Spoleto, Corciano e Bastia Umbra. Questi accordi hanno un valore politico ed elettorale per la ampiezza e coesione della alleanza anche in vista delle elezioni regionali del 2010.
Pur di fronte a questa situazione positiva si è parlato di una occasione perduta perché in quasi nessun comune, ad eccezione di Marsciano, non c’è stata l’intesa con l’UDC. Più che la “gelosia” di qualche componente interna al Pd ha pesato una forte ambiguità politica dell’UDC in Umbria come in Italia dove si sono realizzate poche intese con il centrosinistra. L’UDC si è affezionata di più alla “teoria dei due forni” cercando di svolgere una funzione da ago della bilancia, cercando alleanze sia con il centrosinistra che con il centrodestra. Alla fine ha avuto i candidati Sindaci a Perugia, Bastia Umbra mentre negli altri comuni son si è mossa con determinazione nel costruire un’intesa con il centrosinistra. Detto questo in generale sui caratteri e i problemi aperta nella coalizione di centrosinistra occorre riflettere su alcuni dati emersi in questi mesi di costruzione della coalizione.
La costruzione della coalizione di centrosinistra non era certo un dato scontato o facilmente acquisibile date:
- le persistenti fibrillazioni nelle coalizioni uscenti nei diversi comuni, alla Provincia e alla Regione:
- la difficoltà tutta interna al Pd ad individuare nuovi candidati Sindaci con un largo sostegno degli iscritti o degli elettori;
- gli effetti negativi prodotti dalla primarie di partito laddove si sono svolte a Marsciano, Bastia Umbra (apparentemente di coalizione), Castiglione del Lago;
- la debolezza politica di molti Sindaci al primo mandato, ma ricandidabili;
- la tendenza al correntismo, al personalismo, allo spirito di fazione, al trasformismo politico presente anche nel Pd e nelle altre componenti della coalizione.
Abbiamo dovuto fare i conti con un partito diviso a metà in quasi tutti i comuni. Queste vicende emerse con una certa conflittualità hanno implicazioni politiche di portata congressuale relativa alla concezione del partito, ai metodi di selezione della classe dirigente e ai tanti altri temi sui quali sarà necessario riflettere in futuro. Purtroppo tante controversie rischiamo di ripercuotersi all’interno del contesto elettorale con conflitti devastanti. Un partito politico in generale, ma soprattutto il Pd non può nascere o identificarsi solo con la gestione del potere locale. E ai tanti giovani cosiddetti rinnovatori, va detto che non ci si iscrive al Pd per fare i Consiglieri o gli Assessori Comunali. La funzione di un partito politico non si esaurisce nelle istituzioni, ma vive nella società diffondendo e difendendo i valori. Se no quando si perde un Comune poi il partito chiude.
Già oggi a futura memoria sulla base di esperienze compiute possiamo sostenere alcune valutazioni su un tema delicato e controverso come le primarie. Pur non volendo demonizzare “le primarie” come strumento di selezione delle candidature, va rivendicato il lavoro svolto per limitarne le esperienze. Non si può trasferire su un modello di partito ancora riferibile a quello del Pci, una procedura democratica di tipo anglosassone. Non si è radicata nel nostro partito nel Pd la cultura dei vinti e dei vincitori che poi sono chiamati a collaborare se non vogliono produrre effetti politici ed elettorali devastanti. Chi vince nelle votazioni primarie e in quelle interne, anche se di stretta misura, non è disposto a discutere e collaborare con gli sconfitti. Chi perde non accetta la sconfitta e magari da vita ad una lista. Prevale la tendenza a condividere una certa cultura unanimistica, di antico retaggio, dove non è accettabile un normale confronto democratico tra maggioranza e minoranza.
Detto questo sul tema primarie ci sono coalizioni da completare in alcuni Comuni. A Bastia Umbra, dove ancora manca l’accordo con Italia dei Valori, mentre a Gualdo Tadino si è giunti alla giusta decisione di fare le Primarie di coalizione il 19 aprile utili a ricomporre la coalizione tra Pd, PS, e Rifondazione. A Castiglione del Lago c’è una frattura aperta bisogna evitare due liste nel partito dopo le “primariette” del 1 marzo. Il partito è stato Commissariato con Edoardo Gobbini alla guida di un Comitato di Reggenza dopo le dimissioni del segretario. Mercoledì ci sarà la riunione dell’Unione Comunale per procedere ad una possibile ricomposizione unitaria del Pd.
In altri Comuni sia pure di dimensioni ridotte come Montefalco, Massa Martana, Panicale e Torgiano è aperta la questione dell’individuazione del candidato Sindaco e della definizione della coalizione.
Di fronte a tutte le diverse competizioni non è inutile risottolinearlo rimane fermo l’obiettivo di vincere al primo turno naturalmente nei comuni sopra i 15.000 abitanti. La tendenza elettorale nazionale potrebbe anche non aiutarci!! Occorre un lavoro suppletivo importante nelle prossime settimane.
In alcuni Comuni occorre prestare particolare attenzione. A Perugia in particolare anche dopo la difficoltà o l’impossibilità a tenere le elezioni nelle Circoscrizioni, ma anche a Spoleto, Foligno, Marsciano, Bastia Umbra.

III. Vengo ora alla terza questione quella relativa alla scelta del candidato Presidente del Pd per la Provincia di Perugia e i primi criteri per la scelta dei candidati Consiglieri Provinciali, anch’essi emersi dagli esiti della Consultazione. Rivendichiamo la scelta della Consultazione come strumento di partecipazione anche perché la Scheda di Consultazione era formata da 5 domande e non solo da quella relativa alla proposta del candidato Presidente. La consultazione è nata con un Regolamento approvato nella precedente riunione della Assemblea Provinciale. Si sono presentati 4 candidati dell’area ex Margherita e nessun candidato degli ex Ds per garantire un equilibrio interno al Pd tra i vari livelli di rappresentanza istituzionale apicale, nel Comune capoluogo, alla Provincia e alla Regione. Un elemento di responsabilità questo che però è stato male interpretato. La consultazione è diventata un’arena particolare, intesa come elezioni primarie interne, con una lotta tra componenti politiche interne al Pd, in vista del Congresso del Pd, in preparazione della prossime elezioni regionali del 2010. Pur tuttavia i risultati della Consultazione sono stati utili.
La Consultazione decisa dall’Assemblea Provinciale del 22 dicembre, 2008 ha consentito di interloquire con 405 soggetti dei 472 previsti, quasi tutti i partecipanti hanno interamente compilato la scheda rispondendo alle 5 domande proposte riguardanti il giudizio politico-programmatico dell’amministrazione uscente, il quadro politico e programmatico su cui il PD dovrà basare il programma da proporre ai cittadini per la prossima amministrazione Provinciale, i criteri per la scelta dei candidati nei collegi e l’indicazione del candidato presidente.
1) Alla prima domanda che fondamentalmente richiedeva un giudizio politico/programmatico sull’amministrazione Provinciale uscente, le risposte sono state molto articolate, ed hanno messo in risalto luci ed ombre di una amministrazione che tendenzialmente viene giudicata buona, sufficiente nel primo quinquennio, mentre registra un giudizio sostanzialmente negativo negli ultimi anni. Giudizio negativo accentuato dalla nota vicenda giudiziaria, ma che spesso rimane tale, a prescindere .da “appaltopoli” e che mette soprattutto in risalto la sostanziale incapacità di svolgere quel ruolo di cerniera politica tra Regione e Comuni che all’Ente Provincia viene richiesto. Comunque il giudizio più o meno positivo viene condiviso da circa un quarto dei consultati, mentre il 74% ritiene almeno insufficiente la gestione politica del decennio.
2) Nella seconda domanda si chiedeva quali dovessero essere i grandi temi politico-programmatici che dovranno poi caratterizzare il programma del prossimo quinquennio e correttamente con quanto sopra espresso il punto politico che viene sistematicamente sottolineato (68%) è la definizione del ruolo politico che la Provincia dovrà svolgere e del suo rapporto con Regione e Comuni. Viene inoltre riconosciuto e soprattutto richiesto un ruolo molto più forte, sia in termini gestionali che politici, su politiche ambientali (59%) politiche del lavoro (57%), infrastrutture e mobilità (45%), Formazione (33%). Inoltre viene sottolineata sia in positivo, ma molto più spesso in negativo, la gestione della questione “ Lago Trasimeno”.
3) La terza domanda riguardava gli assetti della coalizione di governo con i quali la Provincia dovrà affrontare le elezioni del 6-7 giugno. Molto ampia, la maggioranza (quasi 80%) ritiene indispensabile ripartire dal centrosinistra attuale, con una più forte condivisione del programma ed una maggiore coesione nell’indirizzo politico. Così come è significativa la percentuale di consultati (20%) che ritiene possibile, pur con cautela, eventuali aperture al centro. Molto marginali le posizioni che ritengono il PD in grado di presentarsi da solo (4%) e di chi ritiene che si debba escludere dalla coalizione le forze politiche più radicali (5%)
4) Nella quarta domanda coerentemente con quanto espresso dalle domande precedenti il 73% dei consultati ritiene, che pur essendo generalmente condivisibili i criteri fino ad oggi utilizzati, la fase politica e i giudizi espressi sull’attività della Provincia consigliano un ampio rinnovamento anche della compagine consiliare. Cambiamento che naturalmente non può prescindere da una serena ed individuale valutazione di merito dell’attività svolta da singoli Consiglieri in rapporto alla loro rappresentanza territoriale.
5) La quinta domanda riguardava la scelta del candidato a Presidente della Provincia. La Consultazione ha visto prevalere l’indicazione di Marco Guasticchi con 251 voti (65%), significativi consensi hanno ricevuto Sauro Cristofani, con 80 segnalazioni (20%), Mario Tosti con 59 preferenze (15%). Il quarto candidato Dramane Waguè ha ricevuto 1 sola indicazione. Per un giudizio di assieme sulla Consultazione si può sostenere che dall’esame delle schede appare del tutto evidente un giudizio non certo positivo, soprattutto sugli ultimi anni, sull’attività dell’ Amministrazione Provinciale. Giudizio che diventa fortemente negativo sul ruolo politico che la Provincia avrebbe dovuto svolgere, ma non ha voluto o non ha saputo svolgere. Giudizio che coinvolge il Presidente uscente, ma che accomuna tendenzialmente l’intero esecutivo e seppure in maniera minore lo stesso gruppo consiliare. 
Appare evidente che accanto ad una richiesta di guida politica più forte e più integrata nel contesto del sistema degli enti locali umbro, si chiede di definire al meglio il profilo politico-programmatico dell’Ente.
Più qualità, più innovazione, più valore aggiunto tecnologico, reti e servizi più forti ed efficienti, infrastrutture più curate e moderne, ma soprattutto più ambiente e sostenibilità ambientale, più responsabilità sociale e occupazione di qualità, più sicurezza del e sul lavoro. Sono questi i temi che, secondo la quasi totalità dei consultati dovranno connotare il programma dei prossimi anni, programma che dovrà essere del tutto condiviso dall’attuale coalizione, ritenuta da gran parte degli interpellati come la base di partenza anche delle alleanze politiche future. Alleanza che dovrà essere resa ancora più coesa, dalla condivisione di un programma forte e da indicazioni programmatiche che rendano esplicito il profilo riformatore e rinnovatore della nuova compagine di governo, a cominciare dagli attuali componenti dell’esecutivo. Per quanto riguarda la proposta di candidatura del Presidente, il notevole numero di segnalazioni concentrate su Marco Guaticchi lo indicano come il naturale candidato da proporre all’Assemblea Provinciale, si sottolinea tra l’altro che da una attenta verifica delle indicazioni, risulta che ben 165 membri dell’Assemblea Provinciale (composta da 276 membri) lo hanno di fatto con l’indicazione sostenuto. Proponiamo che l’Assemblea Provinciale voti a scrutinio palese un documento politico, un dispositivo che vi leggerò tra poco, proposto dalla Segreteria Provinciale sull’insieme dei dati emersi dalla Consultazione.
Questo è il testo del dispositivo:
“L’Assemblea Provinciale del PD di Perugia
preso atto che nelle precedenti sedute del 22 dicembre 2008, 20 febbraio 2009 è stato deciso di tenere un’ampia Consultazione per definire le linee politico-programmatiche, i criteri per la composizione delle alleanze e della lista e per l’individuazione del candidato Presidente del PD per la Provincia;
constatato che la Consultazione, tenutasi nei tempi previsti sulla base di un apposito Regolamento, ha fornito una serie di proposte di carattere programmatico e di indirizzo politico, poi raccolte dal gruppo incaricato di redigere il Programma per le Amministrative;
rilevato che dalla Consultazione è emersa con nettezza l’indicazione di un candidato PD a Presidente della Provincia nella persona di Marco Guasticchi, con oltre il 65% di segnalazioni assieme alla richiesta di un forte rinnovamento della rappresentanza consiliare e dell’esecutivo;
ritiene che alla luce dei dati emersi si approvi l’esito della Consultazione, sia in termini di indicazioni politico-programmatiche che in relazione alla proposta del candidato Presidente della Provincia di Perugia.”
Perugia, 6 aprile 2009

Nei prossimi giorni proporremo alla coalizione di centrosinistra il nostro candidato Presidente del Pd. Nella coalizione di centrosinistra alla Provincia c’è ancora un clima di fibrillazione anche per le questioni aperte nei Comuni. A questo punto facciamo le primarie di coalizione per scegliere il Presidente? Non credo che questa sia la strada percorribile soprattutto politicamente utile. A gennaio abbiamo detto che andava bene questa procedura. Oggi con l’IDV contraria, il PDCI contrario, PS e Sinistra e Libertà d’accordo, ma a condizione che, e con tempi molto ristretti, (con la data ultima possibile per le primarie del 19 aprile), si avrà sicuramente poca partecipazione in un territorio provinciale di oltre 600.000 abitanti. E poi alla fine il risultato non potrebbe che confermare il candidato Pd. 
Per quanto riguarda ancora i risultati della Consultazione questi ci sono utili anche per lavorare alla composizione dei candidati nei 30 collegi per il nuovo Consiglio Provinciale. Innanzitutto è utile sottolineare che nella precedente elezione del 2004, 11 furono i consiglieri,eletti dai Democratici di Sinistra e 3 i consiglieri eletti dalla Margherita. Tale numero è stato naturalmente frutto della presentazione su liste separate di DS e Margherita. Per quanto riguarda i consiglieri DS nel corso del mandato la collocazione in giunta di un consigliere ha consentito immediatamente l’entrata in Consiglio della prima dei non eletti. Così come le dimissioni di un consigliere di poco tempo fa, hanno consentito l’entrata in consiglio di un altro consigliere. La rappresentanza della allora Margherita composta da tre consiglieri, tutti al primo mandato è rimasta inalterata. Tenendo conto che un consigliere è stato di fatto già integrato, il gruppo Pd in Provincia è composto da 14 consiglieri di cui ben 13 sono al primo mandato mentre solo un consigliere ha compiuto 2 mandati. Credo che sia opportuno ricordare che l’elezione dei consiglieri Provinciali è determinata, prima dalla consistenza del voto che ogni singola lista ottiene su base provinciale e poi dalle percentuali che ogni candidato consigliere ottiene nel proprio collegio. Saranno infatti eletti i quozienti più alti fino al raggiungimento del numero degli eletti assegnati alla lista. E’ evidente quindi, che la nascita del PD, con la conseguente fusione di DS e Margherita ha determinato una situazione elettorale molto diversa, rispetto a cinque anni fa, nel quadro dei collegi. Nel recente passato sono stati 12-13 i collegi che si contendevano la possibile elezione. I nuovi equilibri determinati dall’avvento del partito Democratico rende contendibile l’elezione in almeno 20 collegi. Infatti, valutando in maniera attenta i risultati ottenuti da Pd nelle elezioni politiche dello scorso aprile, e pur tenendo conto delle differenze tra la due consultazioni, politiche ed amministrative appare che in almeno 8/9 collegi che si collocano tra il dodicesimo e ventesimo posto il risultato lo si giocherà nell’ambito di circa 2 punti percentuale così come per almeno altri sei collegi la forbice si allarga a circa 4 punti rendendo di fatto contendibile, quasi tutti i collegi. Da tutto ciò non può che quindi discenderne l’obbligo di candidature forti, in grado di proporre il valore aggiunto necessario per modificare la incerta scala dei valori attuali. I criteri sono ispirati alla popolarità, alla competenza politico ed amministrativa, rappresentanza territoriale e del pluralismo politico del partito. Candidature autorevoli e forti che siano in ogni territorio punto di riferimento politico ed elettorale, capaci di rappresentare la Provincia nell’arco dell’intera legislatura in stretta collaborazione con tutti i cittadini e con le Amministrazioni del proprio collegio. Tutto ciò, è in piena sintonia con quanto emerso dalla consultazione ove è stato, in maniera quasi plebiscitaria e con grande forza richiesta una maggior sinergia tra la Provincia, le Amministrazioni comunali e i cittadini. Di conseguenza, è stato questo uno dei fondamentali motivi, per cui la quasi totalità dei consultati ha chiesto un forte rinnovamento; sia iin termini di rappresentanza consiliare che di esecutivo. Obbiettivo che la Segreteria Provinciale, condivide, in linea generale, e che intende perseguire in accordo con i territori. Altra questione emersa nella consultazione è quella del criterio relativo alla individuazione dei membri di Giunta da scegliere tra Consiglieri eletti o nominarli esternamente al Consiglio. Credo che pur non escludendo l’utilizzo di qualche eletto, sia opportuno per non modificare radicalmente la composizione geografica del Gruppo Consiliare del Pd, individuare di norma gli assessori all’esterno del Consiglio, avendo naturalmente cura di una equilibrata rappresentanza territoriale e del pluralismo politico interno al partito.

IV. Veniamo ora alla quarta ed ultima questione quella relativa alla preparazione delle liste e del candidato dell’Umbria per le prossime elezioni Europee. Su questa questione ne abbiamo parlato nella precedente riunione dell’Assemblea. Nei giorni scorsi l’Ufficio Politico Regionale in accordo con il Pd nazionale ha avanzato la proposta della ricandidatura della parlamentare uscente Catiuscia Marini come unica candidata umbra. Saranno necessari accordi interregionali per la elezione.