Stampa
Venerdì 02 Gennaio 2009

"DISCONTINUITA': FORUM DELLA REDAZIONE DI MICROPOLIS CON ALBERTO STRAMACCIONI"     fdbgdf

di Salvatore Lo Leggio

Le elezioni amministrative di primavera si prospettano in Umbria come piene di incertezze. Mentre appare sullo sfondo la “contendibilità” di alcuni Comuni, guidati del centro sinistra, è ancora in discussione la natura delle coalizioni con cui il Pd intende presentarsi alla scadenza delle amministrative. Delle eventuali primarie si conosce la data indicativa (l'8 marzo), ma non si sa se saranno di partito, di coalizione o di programma. Intanto ancora oggi, in più di una città si manifestano discussioni molto aspre all'interno del partito di maggioranza relativa, riguardanti non solo le candidature a sindaco o a presidente di provincia, ma anche il cosiddetto tema della continuità o della discontinuità nel governo degli Enti locali e (sullo sfondo) della Regione. Qual è il tuo giudizio?


R. La prima cosa da discutere mi sembra la qualità del governo espresso negli ultimi dieci anni dalle amministrazioni di centro sinistra e da questa valutazione far discendere le scelte relative a programmi, candidati, coalizioni. Io credo che di riforme importanti nel periodo non se ne siano 
viste. 
Nonostante le difficoltà del contesto, credo che qualcosa di significativo si potesse fare: per esempio si poteva rendere la macchina pubblica più utile allo sviluppo della regione, una risorsa piuttosto che un peso. Fin qui non è stata certamente una risorsa di grande valore. Proprio per questo, nonostante i tanti finanziamenti europei e nazio¬nali (a partire da quelli per il terremoto), non c'e stata una modernizzazione dell'as¬setto produttivo del nostro territorio, né si è prodotto un rinnovamento del sistema politico-istituzionale. Oggi, anche per l'incom-bere del federalismo fiscale, si prospetta una riduzione delle risorse. La discontinuità e perciò nelle cose, non nella testa di questo o quel dirigente politico, è una necessita non una opzione. Mi si dice che bisogna valorizzare quel che di buono le amministrazioni hanno fatto. Va bene, ma bisogna soprat¬tutto dare una prospettiva per il futuro. Su questi temi nel Pd siamo abbastanza arretrati e divisi come centrosinistra e come Pd. Non c'e un gruppo dirigente regionale, un luogo ove su questo tipo di temi si rifletta, si progetti e si programmi. 
D. Qual è la natura delle divisioni? 
R. In Umbria, come, credo, in molte parti d'Italia il Pd è la giustapposizione di due organismi distinti; dire che non c'e amalgama è un eufemismo. II partito fino ad oggi e solo uno scheletro, costituito dallo statuto, dalle regole eccetera, ma gli mancano i muscoli, il cuore, le articolazioni, l’'anima. Non c'e solo una difficoltà a governare la macchina, ma ci sono continue fibrillazioni. Esemplifico. Quando in Umbria c'è da nominare deputati, senatori, consiglieri I'area che viene dal Partito popolare e dalla Margherita con il 3 per cento dei voti ottiene il 30 per cento dei posti; ma se si devono scegliere i candidati sindaci, bisogna poi prendere i voti e non candidare persone che prendono il 7% in meno delle liste che li appoggiano. Per prendere i voti occorre un radicamento, occorrono gruppi dirigenti, tutte cose, che gli ex popolari non hanno. E' logico che ad Orvieto alla ricandidatura di Mocio venga opposta quella di Loriana Stella ed è inevitabile che perfino a Spoleto, dove pure la Margherita aveva il 15% dei voti e dove Benedetti fa il vicesindaco da molti anni, gli ex Ds rivendichino la candi¬datura per Cintioli. Poi c'è il problema di costruire la coalizione vincente: Rifondazione, sinistre varie, socialisti, Italia dei Valori, Udc. Dato che l'Udc si proclama disponibile a un centrosinistra di tipo nuovo, bisognerà tenerne conto, specie in Comuni come Gualdo Tadino, ove senza un accordo con l'Udc sarà ben difficile vincere al primo turno. 
D. Il Pd aveva scelto il metodo delle primarie per risolvere problemi di questa natura. 
R. Le primarie di partito sono un'inutile spargimento di sangue, lasciano veleni e odi che travalicano la volontà degli stessi contendenti. 
Eventuali primarie a Marsciano, tra due assessori della giunta Chiacchieroni, dello stesso partito, sarebbero l'unico modo per perdere elezioni già vinte. So che c'e un quadro più giovane che è stato allevato a pane e primarie, giovani professionisti che si appassionano a regolamenti e cavilli, ma se affidiamo a questo tipo di esperti la selezione della classe dirigente, vuol dire che non c'e un partito vero. Sono ammissibili primarie di coalizione, ma il Pd deve avere un solo candidato, se no sarebbero primarie di partito mascherate. Al punto in cui siamo, se si eccettuano Marsciano e forse Orvieto, si riuscirà ad evitare dappertutto primarie combattute. Io sarei dell'idea di evitarle del tutto.
D. E Perugia? 
R. Io sono segretario da metà novembre. Ho trovato che da un anno e mezzo aleggiava il nome di un candidato sindaco, Wladimiro Boccali, che non era né sostenuto né avversato. 
Oggi finalmente la proposta e stata formalizzata dall'organismo cittadino, sostenuta da un lungo discorso di investitura del sin¬daco uscente Locchi. Altri cosiddetti grandi elettori alla riunione non c'erano. Non si pronunciano per nessuna delle situazioni difficili. Forse hanno scelto questo modo di fare la lotta politica piuttosto che confron¬tarsi sul piano programmatico. E' una forma di lotta un po' trita, di questo passo fra un po' non riusciremo a distinguere tra un candidato di centrodestra e uno di centrosinistra. Una proposta a Perugia comunque è emersa. Bene. Ma adesso bisogna sentire anche gli eventuali alleati, a cominciare dal Prc e dall'Idv, che si riuniranno nei prossimi giorni e sembrano orientati a chiedere "discontinuità, discontinuità, discontinuità". Nei giorni scorsi ho comunicato un dato banale: senza una coalizione unita al primo turno si rischia molto. 
D. Come tu dici il partito che ti trovi fra le mani non ha ancora una sua fisionomia. Anche dalla recente conferenza programmatica l'unica cosa chiara che emerge è che bisogna partire dalle risorse e non dai bisogni, il che in un momento di crisi vuol dire colpire chi ha più bisogno. Che vuol dire in questo contesto discontinuità? Quanto alla discontinuità di uomini non vediamo nei diversi comuni presenze nuove significative. Sul terreno istituzionale (province, comunità montane, enti) non vediamo proposte complessive di riforma. Sul terreno dell'assetto produttivo, semplificando al massimo, ci si può ancora affidare prevalentemente alla spesa pubblica e a un'espansio¬ne senza qualità. Per fare un esempio, si può ragionevolmente sostenere la costruzione di nuovi centri commerciali? C'e infine un problema di rapporti con un mondo sindacale, oggi piuttosto diviso. 
R. Partiamo dalla fine. Io credo fino in fondo all'autonomia delle organizzazioni sociali. Per me, ad esempio, le cooperative sono soggetti essenzialmente privati. 
Per i sindacati il discorso è un altro, non mi pare che abbiano espresso una grande autonomia dal sistema delle amministrazioni locali, senza tante distinzioni tra Cisl e Cgil. 
Io credo che si potrebbe giocare una grande partita tra amministrazioni locali, sindacati e banche, ma non mi pare che ci sia ancora consapevolezza. 
Quanto alla discontinuità programmatica non credo che ci possa essere senza una discontinuità nelle persone. II quadro del Pci di un tempo, fatto da organizzatori di lotte sociali, faceva i bilanci "con la matita", cercava di forzare i cordoni della spesa pubblica per costruire lo "stato sociale all'um¬bra, alla perugina, alla ternana", eccetera. 
Da almeno dieci anni, forse anche più, la logica della clas¬se dirigente amministrativa e un po' da funzionari di prefettura: si fa il quadro delle risorse, si fanno i progetti e tutto è finito lì. Non è facile riorientare la cosiddetta "politica del mattone" o quella dei centri commerciali senza una nuova classe dirigente, ma per averne una degna di questo nome qualche tempo occorrerà e sarà necessaria una battaglia politica a tutto campo. C'e anche la necessità di una regione forte e autorevole come istituzione. 
Ora si discute dei 30 0 36 consiglieri, ma non c'e una produzione legislativa di spes¬sore e di qualità. In compenso il Comune di Perugia è capace di fare in pochi anni 85 varianti al piano regolatore. 
D. Qualche articolo di stampa ha accusato proprio te, quando eri segretario regionale, di aver sostituito un gruppo dirigente che, giusta o sbagliata, aveva una visione unitaria dei problemi dell'Umbria con una sommatoria di notabilati locali. 
I trenta sindaci eletti nel corso degli anni Novanta hanno rappresentato loro il gruppo dirigente regionale, sostitutivo del precedente gruppo dirigente, peruginocentrico, che era imploso per suo conto.