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Domenica 04 Maggio 2008

"IL PD UMBRO NON SCHERZI CON IL FUOCO"     sdlgjnsd

di Alberto Stramaccioni

La pesante sconfitta alle elezioni politiche, accentuata dalla perdita del Comune di Roma non può che allargare il campo della riflessione e dell'azione del Partito Democratico in Italia così come in Umbria. 
La vittoria imprevista, almeno nella sua consistenza, da parte del Popolo della libertà e della Lega assieme alla scomparsa dalle aule parlamentari dei partiti diretta espressione delle principali ideologie del Novecento, sono i due principali eventi destinati ad aprire una fase politica completamente nuova e un ripensamento della strategia del Pd.


Il consolidarsi di un orientamento post-ideologico anche nell'elettorato italiano e l'affermarsi di un sistema politico bipolare, tendenzialmente bipartitico attribuiscono al Partito democratico una crescente responsabilità nel costruire già oggi dall' opposizione, le condizioni per tornare a vincere e governare. Il dato da cui però è necessario partire riguarda la sostanziale incapacità del Partito Democratico ad accreditarsi come una forza moderna autenticamente riformatrice che non riesce a “sfondare al centro", non raccoglie un consenso oltre la tradizionale area politico elettorale della sinistra e soprattutto non si afferma nelle principali aree produttive del nord del paese. Per andare oltre questi limiti non credo che si debba mettere in discussione l'intero progetto politico del Pd, ma va certamente ridefinita la sua identità politico programmatica, decisamente rafforzata ed allargata la sua classe dirigente e diffuso il suo radicamento sociale, oltre le tradizionali regioni dell’Italia centrale. 
In questa parte del paese ancora una volta il voto al Pd è risultato superiore a quello del Pdl, ma è sintomatica l'avanzata della Lega e la crescita di tutte le formazioni del centrodestra. 
In Umbria all'affermazione del Pd (che raccoglie una parte consistente dei voti della sinistra alternativa e dei giovani) fa da contrappunto un calo generalizzato, intorno al dieci per cento, di tutte le forze politiche dell'ex coalizione di centrosinistra, mentre anche nella nostra regione il Pdl avanza e risulta essere il primo partito in oltre venti comuni. Indagando poi sull'andamento dei flussi elettorali è stato riscontrato come in soli due anni sia aumentata la mobilità elettorale e non solo all'interno dei due blocchi storici di centro-sinistra e centrodestra, ma soprattutto tra gli schieramenti fino al punto che un quarto degli elettori hanno cambiato coalizione spostandosi da sinistra a destra. 
Questa nuova articolazione del voto che evidenzia una maggiore mobilità dell'elettorato apre indubbiamente anche in Umbria una competizione tra i due schieramenti dagli esiti meno scontati che in passato a partire dalle prossime elezioni comunali. Naturalmente le elezioni amministrative sono cosa ben diversa da quelle politiche soprattutto nella nostra regione, ma anche per questo la prossima scelta dei candidati sindaci, la definizione dei programmi per le città e la composizione delle coalizioni, diventeranno dei momenti ancora più decisivi che in passato nella sfida per aggiudicarsi il governo dei Comuni.
La disputa allora sul “correre da soli” o meno negli otto comuni umbri sopra i quindicimila abitanti appare non solo rischiosa perché porterebbe in molte città ai ballottaggi, date le vigenti leggi elettorali, ma limiterebbe oggettivamente il confronto di merito sui programmi per lo sviluppo delle città che è l'unica strada per raccogliere il sostegno più largo dei cittadini, delle associazioni e delle diverse forze politiche senza alcuno steccato ideologico e quindi senza escludere né la sinistra radicale, socialista e ambientalista e nemmeno l'Udc. 
La preparazione delle prossime elezioni amministrative richiede quindi un lavoro di elaborazione programmatica e progettuale anche per dare una nuova fisionomia riformatrice e modernizzatrice al Pd in Umbria e all'insieme della coalizione di fronte ai chiari segni di insofferenza verso l'azione del governo locale che già sono venuti dai risultati delle recenti elezioni amministrative. Prima di Todi e Deruta per rimanere solo agli ultimi mesi abbiamo dovuto registrare divisioni nelle coalizioni in diverse città e vere e proprie sconfitte ad Assisi e Gubbio senza sottovalutare quelle a Bevagna, Bettona, Passignano. Anche se i risultati hanno le loro "spiegazioni locali" non si possono non vedere i problemi ricorrenti di lungo periodo emersi in tante realtà territoriali. 
Innanzitutto occorre mettere maggiore attenzione sulla scelta dei candidati sindaco e l'insieme della rappresentanza politico-amministrativa che deve essere espressione coerente di un progetto di modernizzazione della città al fine di evitare di riproporre all'elettorato vecchie esperienze o nuove deboli proposte che rispondono solo a logiche interne ai partiti o alla coalizione che poi, come abbiamo visto, vengono rifiutate dagli elettori. Scegliere i candidati sindaci attraverso le primarie può e deve essere una possibilità che risulterà particolarmente utile, a condizione che nella gestione non ci si affidi al più cieco spontaneismo proprio perché i partiti e la coalizione non intendono assumersi le loro responsabilità. Non sono comunque utili delle "primarie guidate", chiamate a ratificare la scelta del candidato sindaco proposto da ristretti gruppi dirigenti, così come al tempo stesso vanno evitate delle "primarie allo sbaraglio" con tanti candidati che potrebbero logorare l’unità e restringere la composizione della coalizione e alla fine pregiudicare' risultato elettorale. 
Con analoghi criteri innovativi vanno proposti agli elettori progetti di governo per le città che superino gli interessi di alcune oligarchie locali per rappresentare e difendere quelli di una intera comunità di cittadini. Occorre superare una immagine del governo del centro sinistra nelle città e nei territori dove la coalizione appare sempre di più dalla parte dei garantiti e degli assistiti, dei lavoratori dipendenti e di alcuni soggetti sociali forti, mentre altri ceti sociali, dai liberi professionisti, ai lavoratori autonomi, ai piccoli imprenditori svincolati dalle convenienze della spesa pubblica e dello stato sociale vengono lasciati al loro destino. 
Se il Pd non intercetta e risponde a questa insofferenza sociale diffusa in Italia come in Umbria con un di più di riforme per la modernizzazione del nostro sistema politico istituzionale ed economico sociale si potrebbero avere ulteriori e più amare sorprese elettorali.