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Venerdì 28 Novembre 2003

"L'Europa e le prospettive della tabacchicoltura"
"Il peso sull'economia umbra"     svvse

di Alberto Stramaccioni

Le prossime settimane saranno decisive per le prospettive della coltivazione del tabacco in Umbria. Ma sarebbe certamente riduttivo vedere la questione circoscritta ai confini pur importanti della nostra regione o solo a quelli delle altre regioni italiane interessate come il Veneto o la Campania. La questione della tabacchicoltura come l'insieme delle produzioni agricole trova invece nello spazio europeo, (oggi dei 15 nel prossimo anno dei 25 paesi europei), il luogo politico per le decisioni sul suo futuro. Un settore sostenuto nel corso dei decenni da significativi incentivi, che oggi secondo l'Unione Europea, alla vigilia dell'allargamento, devono essere ridefiniti a partire da un progetto di riforma dell'intera produzione, la cosiddetta Ocm, Organizzazione Mercato Comune, prevista anche per altri settori e colture agricole nell'ambito della revisione della Pac cioè della politica agricola europea. 


L'Italia in questo settore rappresenta quasi il 40% della produzione di tabacco dell'Unione Europea e il 25% delle imprese del settore dell'Unione, con quasi 200 mila posti di lavoro. Non è quindi marginale per il nostro paese, il peso delle decisioni che la Commissione Europea adotterà in questo campo. D'altronde la riforma della Commissione e del Commissario Fishler propone di scollegare il sostegno al reddito dei singoli produttori dalla coltivazione del tabacco, e ciò non è difficile prevedere che potrebbe comportare una forte riduzione della produzione, senza dare alcun contributo alla lotta al tabagismo anche perché la nostra mancata produzione, verrebbe immediatamente sostituita da maggiori importazioni provenienti da altri paesi e continenti del resto del mondo. Nel merito il principio della riforma è basato sul criterio del cosiddetto 'disaccoppiamento' il quale prevede che gli agricoltori i quali finora hanno ricevuto un aiuto (il cosiddetto premio) per ogni quintale di tabacco prodotto, con la riforma per loro non sarà più necessario produrre, ma riceveranno un pagamento unico sulla base delle quantità ottenute in ciascuno degli ultimi anni diviso in tre fasce. Per esempio chi ha prodotto fino a 35 quintali avrà il 100% dell'aiuto, fra i 35 e i 100 quintali avrà l'80% dell'aiuto, con il restante 20% che andrà ad alimentare un fondo per la riconversione del tabacco; oltre i 100 quintali si otterrà il 30% mentre il rimanente 70% sarà destinato al fondo comune. 

Con questo progetto di riforma per la tabacchicoltura umbra si aprirebbe una fase di profonda crisi sociale che coinvolgerebbe oltre 9000 addetti in più di 800 aziende agricole umbre che avrebbero di fronte un periodo di transizione incerto nella durata e nello sbocco. Altrettanto grave sarebbe la situazione per tutti coloro che lavorano all'interno della filiera (salariati agricoli, addetti alla prima e alla seconda trasformazione, tecnici, addetti alla commercializzazione, impiegati, dipendenti delle aziende metalmeccaniche dell'indotto) per i quali si aprirebbe una fase di fuoriuscita dal mondo del lavoro. 

Notevoli sono state e sono quindi le reazioni negative a questo provvedimento ed è cresciuto un forte movimento di protesta guidato dalle organizzazioni della categoria, dai parlamentari, dal Ministro dell'agricoltura, dalla Regione e in particolare dall'Amministrazione comunale di Città di Castello che è diventato il comune capofila nella battaglia nazionale per la difesa della produzione tabacchicola. Questo movimento nei giorni scorsi ha già raggiunto un primo risultato poiché la Commissione Europea, dopo mesi di rifiuto, si è dichiarata disponibile a discutere con le istituzioni e con i produttori la riforma dell'Ocm del tabacco. La Regione dell'Umbria delegata dalle altre regioni a rappresentare l'Italia in questa vertenza ha sostenuto come la Ocm del tabacco 'non porterà alcun beneficio nella lotta al fumo, ma determinerà invece forti effetti negativi per l'economia italiana del settore'. 

Il Commissario Fishler a nome della Commissione Europea ha dall'altro lato sostenuto che la proposta di riforma dell'Ocm 'non vuole in alcun modo colpire la manodopera familiare che rappresenta circa l'80% del totale della forza-lavoro del settore tabacchicolo e che continuerà a beneficiare del sostegno pubblico'. Secondo la Commissione poi la riforma porterebbe dei vantaggi per le aziende italiane più strutturate come quelle del Veneto e dell'Umbria che 'se indirizzate alla coltivazione di varietà di pregio del tabacco ad un livello elevato potrebbero usufruire di un notevole vantaggio competitivo'. E poi lo stesso Fishler a nome della Commissione Europea sostiene che 'proprio quelle imprese efficienti ed abituate a metodi di gestione flessibile non avranno difficoltà a diversificarsi in altre attività agricole e per esempio se i produttori dell'Umbria diversificassero la produzione a favore del grano duro questo potrebbe avvenire con minori costi di produzione e a prezzi finali più elevati in modo tale da aumentare così i redditi'. 

La vertenza si è quindi aperta e le posizioni in campo sono chiare mentre è noto che in tutto il mondo l'agricoltura sia sostenuta dallo Stato e lo è in modo particolare in America, ma anche in Europa. E' altrettanto chiaro che l'allargamento dei paesi dell'Unione da 15 a 25, per forza di cose porta ad una revisione della politica agricola europea. L'importante è che si creino le condizioni economiche e si dia il tempo alle imprese per una graduale e positiva riconversione delle produzioni nella tabacchicoltura come in altri settori. 

L'Europa allargata deve essere un'opportunità in più per i produttori e i cittadini europei, non un'occasione di nuove crisi sociali, economiche ed occupazionali.