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Venerdì 24 Ottobre 2003

"Verso il partito dei Riformisti"
"Come, con chi, per che cosa?"    svsevs

di Alberto Stramaccioni

A metà luglio Romano Prodi ha lanciato la proposta di una Lista Unica dell'Ulivo per le elezioni europee del 2004. I “sì” più convinti sono arrivati dal vertice dei Ds e dello Sdi. Divisa la Margherita, favorevole Rutelli, resistono invece molti ex democristiani. D'accordo anche la lista Di Pietro, ma la sua adesione è contrastata dallo Sdi. 


Una tale diversità di opinioni sottende una questione più complessa e impegnativa che non riguarda la sola e pur importante ipotesi di una lista comune. Nel progetto di Prodi, e non solo in lui, la lista unica potrebbe essere il primo passo per dare vita ad una nuova formazione politica che nel medio periodo riunisca tutti i riformisti del centrosinistra del centro laico e cattolico e della sinistra nel cosiddetto partito dei riformisti. Una prospettiva dicono, i sostenitori, per dare corpo in maniera più credibile all'alternativa politica ed elettorale al centrodestra di Silvio Berlusconi. Ma una vivace discussione si è aperta attorno a questo progetto, anche con opinioni molto diverse. Al solito ci sono gli entusiasti, i perplessi, i contrari. Al di là delle interpretazioni di maniera conviene confrontarsi nel merito. 

a) Perché dunque questa nuova proposta? Alla domanda qualcuno risponde perché è fallita la tradizionale alleanza tra la sinistra laica e socialista e il centro cattolico e democratico. Una affermazione particolarmente impegnativa soprattutto se sostenuta dai Ds, proprio perché sottende il fatto che se la sinistra è in salute, è solo la Margherita a non essere riuscita a svolgere il proprio ruolo nel rappresentare l'area centrale e moderata dello schieramento. 

D'altronde l'alleanza tra queste due componenti di un centrosinistra, costituito da una parte dell'ex Pci e dell'ex Dc, ha portato l'Ulivo a vincere le elezioni nel 1996. Oggi però si dice che la situazione è radicalmente cambiata e tra i Ds e la Margherita sono più gli elementi politici e programmatici che li unificano che quelli che li dividono. Questo è certamente vero, ma non vanno sottovalutate le divisioni già riscontrate anche in Parlamento su temi rilevanti come le libertà personali, la scuola, il mercato del lavoro, le riforme istituzionali. Si tratta quindi di avere almeno un programma comune minimo che dia credibilità ed identità alla Lista Unica. Anche perché nel dibattito, pubblicistico e giornalistico italiano c'è una gran confusione tra riformisti e riformismo e come si sa riformisti si considerano e si trovano sia a destra che a sinistra. Il riformismo di sinistra deve trovare quindi in alcuni valori fondamentali come la solidarietà, la giustizia sociale, l'estensione dei diritti di cittadinanza e nella diffusione della democrazia un ancoraggio solido in Italia e in Europa. Ed è proprio su questo versante che si aprono alcuni altri problemi. Non c'è dubbio che in Europa le diverse famiglie politiche, quelle socialiste e socialdemocratiche siano in movimento per ridefinire la propria identità nel processo di globalizzazione in corso. Nascono nuove domande e la sinistra da sola con il suo tradizionale bagaglio politico e culturale sembra inadeguata a svolgere un nuovo ruolo e funzione. Non è quindi esclusa una nuova ridefinizione delle tradizionali famiglie politiche europee sia quelle popolari che quelle socialiste. Già fenomeni di aggregazione e scomposizione si sono realizzati. Purtuttavia nei diversi sistemi politici europei il sistema bipolare che si è affermato, non coincide certamente con il bipartitismo. Sopravvivono e convivono diverse componenti gruppi e partiti, in modo autonomo, sia nell'area conservatrice, popolare, liberal democratica, che in quella socialista, verde e comunista. E' auspicabile una crescente collaborazione tra forze di cultura autenticamente riformiste di ispirazione cattolico democratiche, laico e socialiste e verde ambientaliste, ma non è un processo, proprio in Europa, così facilmente realizzabile. Anche perché l'esistenza e la collocazione di un centro cattolico riformista nel panorama europeo, collocato tra i popolari e i socialisti rischia di essere solo un problema italiano. E quindi se si andasse alla Lista Unica tra Ds, Margherita e Sdi, gli eletti al parlamento Europeo a quale gruppo si iscriverebbero? Non sembri una questione secondaria perché incide sulla identità e la credibilità del progetto politico. 

b) Ma anche su un altro fronte, la proposta della Lista Unica alle europee e del più generale progetto riformista, apre problemi e sono di carattere elettorale i quali però possono incidere notevolmente sulla prospettiva politica. Naturalmente le questioni non sono di tecnica elettorale, ma politici, poiché la credibilità di un progetto politico si fonda sui risultati elettorali anche se non sono l'unico strumento di verifica. E se nel 2004 non ci fossero risultati così soddisfacenti questi potrebbero avere un peso anche nelle elezioni del 2005 e 2006. E allora il carattere proporzionale della legge elettorale con la quale si va a votare alle prossime elezioni europee, con la Lista Unica, certamente non aiuta, non è la migliore occasione. Non aiuta perché la dimensione proporzionalista del confronto elettorale spinge forze come il Pdci, l'Udeur, forse Di Pietro e naturalmente Rifondazione a presentarsi da soli. Anche perché con solo l'1% si può avere un deputato europeo. L'immagine rischia di essere quella di un centrosinistra ugualmente diviso e in ordine sparso proprio perché l'elettore potenziale di centrosinistra si troverà di fronte a 5, 6 o 7 liste. La Lista Unica mette quindi anche in discussione l'aggregazione ulivista, da tanti auspicata e che sembrava essere, un approdo dal quale non allontanarsi. 

Purtuttavia il processo di aggregazione delle forze riformiste può rappresentare un valore aggiunto per una parte dell'opinione pubblica italiana critica verso la catastrofica gestione del governo Berlusconi, ma si deve lavorare ancora per presentare un progetto unitario con una maggiore credibilità. 

In questo senso è importante la definizione del programma, e della composizione delle liste nelle varie circoscrizioni. A partire dal ruolo indiscusso di Romano Prodi, leader e garante di questo progetto politico, la cui candidatura, capisco che possa incontrare alcune difficoltà, ma sarebbe davvero politicamente ed elettoralmente incomprensibile se non ci fosse questa scesa in campo in prima persona. Prodi può essere il “Jacques Delors del centrosinistra italiano” con la sua cultura di governo riformista che unisce e porta a sintesi la tradizione cattolico popolare e quella laico socialista. Un progetto quindi quello della Lista Unica alle europee e in prospettiva del partito riformista che contiene forti potenzialità, perché può rendere più netta e comprensibile per i cittadini e gli elettori la scelta tra centrodestra e centrosinistra, ma ha ancora bisogno di essere approfondito nelle sue linee programmatiche e costruito dal punto di vista politico ed elettorale. Occorre rispondere di più e meglio a tre semplici, ma complesse domande: come, con chi e per che cosa si vuole realizzare il progetto riformista?