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Domenica 10 Ottobre 2010

"LE RESPONSABILITA' DEL PD E LE INCHIESTE DELLA MAGISTRATURA"  sdgsd

di Alberto Stramaccioni

L'approssimarsi di importanti appuntamenti politici ed elettorali per il Partito Democratico ,in Italia come in Umbria,ci inducono ad alcune considerazioni.

Veniamo dai risultati delle elezioni politiche del 2008 e quelle europee,amministrative e regionali del 2009 e del 2010 che hanno messo in evidenza,assieme ad alcuni limiti politici ed elettorali,un'altrettanta possibilità di ripresa per il Partito Democratico al fine di tornare ad essere il perno di un'alleanza riformista che renda credibile un'alternativa di governo al centrodestra.

La costruzione di questa prospettiva diventa ogni giorno più urgente difronte alla crisi e al fallimento dell'alleanza di governo guidata da Silvio Berlusconi.

 

 


Crediamo che si debba lavorare per dare vita ad una nuova coalizione riformista,per tornare a governare il paese,basata su chiari e definiti indirizzi programmatici,superando alleanze litigiose e non sufficientemente coese politicamente e programmaticamente,con l'obiettivo di giungere ad una vera e propria modernizzazione del paese.

Di fronte a questi obiettivi è mancata e manca in Italia come in Umbria il coraggio di svincolarsi dalle vecchie contrapposizioni congressuali e correntizie che hanno già prodotto effetti laceranti nel partito, attraverso una permanente litigiosità che è stata ed è causa non secondaria della perdita di affidabilità e dello stesso consenso al PD. Un forte e qualificato pluralismo interno, come è necessario in ogni partito realmente democratico, non può trasformarsi in una degenerazione correntizia dove prevalgono solo le logiche di potere ed oligarchiche, a scapito di un vero confronto politico e culturale e della qualità stessa della sua classe dirigente.

Occorre quindi un partito il più possibile unito e responsabile che,nella società come nelle istituzioni, sappia raccogliere la sfida riformista e modernizzatrice che viene da una crisi economica e finanziaria che investe l’occidente, l’intera Europa, l’Italia e l’Umbria. 

La nostra regione oggi più di altre realtà è interessata a questo processo, proprio perché una fase del suo sviluppo, grazie ad un irripetibile flusso di spesa pubblica,si è esaurito senza che il suo sistema produttivo si sia adeguatamente modernizzato e gli squilibri territoriali e settoriali siano stati superati. 

Oggi poi le politiche economiche del governo nazionale colpiscono pesantemente l'Umbria mettendo innanzitutto a rischio gli strumenti essenziali a disposizione delle comunità locali per progettare un'efficace strategia di crescita, per guardare con fiducia al futuro.

Ma accanto alla giusta critica alle politiche del governo nazionale diventa una scelta non facoltativa,ma obbligata quella di investire politicamente in una nuova stagione riformatrice e modernizzatrice per il futuro dell’Umbria. 

La nostra regione quindi, proprio per le caratteristiche del suo assetto istituzionale non può più rinviare una vera e profonda riforma della pubblica amministrazione che semplifichi, razionalizzi, liberi risorse e dimostri più efficienza, svincolandosi da sprechi per investire di più nella formazione finalizzata e nella ricerca tecnologica a sostegno delle attività produttive e della internazionalizzazione delle imprese.

Nonostante tagli e difficoltà si possono trovare risorse e sostenere progetti per il potenziamento del sistema infrastrutturale viario, ferroviario e aereoportuale che può e deve essere funzionale a una nuova idea dello sviluppo, basato su una particolare industria manufatturiera (privilegiando i settori più innovativi,come quelli dell’economia verde e a maggior valore aggiunto) sul turismo ,sulla produzione dei beni immateriali, della conoscenza, delle risorse culturali e dei servizi. In questo contesto deve cambiare anche la funzione del sistema creditizio e finanziario per contribuire a promuovere lo sviluppo e la crescita soprattutto della piccola e piccolissima impresa oggi in grande difficoltà

La capacità del nostro sistema di welfare di assicurare coesione sociale e qualità della vita è messa sotto tensione anche in Umbria dai mutamenti derivanti dai flussi migratori, dall'invecchiamento della popolazione, dai drastici tagli operati dal governo nazionale.E anche in questo ambito razionalizzare ,riorganizzare la rete dei servizi diventa non un opzione possibile,ma una necessità improcrastinabile.

Sarà il Partito Democratico dell’Umbria nella sua autonomia politica e progettuale all’altezza di questa sfida?La sua azione nelle prossime settimane e mesi fornirà le prime risposte mentre una verifica verrà poi dai risultati di un importante turno delle prossime elezioni comunali.

Intanto va comunque registrata positivamente la presa di posizione di qualche settimana fa degli amministratori comunali,provinciali e regionali del Partito democratico che ,pur nel rispetto dell’autonomia tra partito e istituzioni, hanno affermato di voler lavorare per una politica autenticamente riformatrice nella loro azione di governo .Non mancano e non mancheranno, soprattutto tra gli amministratori di lungo e lunghissimo corso, resistenze, conservatorismi ,difesa pura e semplice dell’esistente, tentativi di restaurazione che non tengono in alcun conto del radicale cambiamento del contesto politico economico e sociale,nazionale e regionale in cui si è oramai chiamati ad operare.

Occorre quindi coraggio e determinazione nell’imboccare una nuova strada soprattutto da parte di coloro che tra il 2009 e il 2010 sono diventati ,non senza grosse resistenze, la nuova classe dirigente politico-amministrativa della regione.

Ed è quindi in questo quadro, e nella più rigorosa e reciproca autonomia tra la politica e la magistratura , che tocca proprio alla politica dover raccogliere gli interrogativi e dare risposte ai problemi emersi dalle più recenti inchieste giudiziarie, al di là delle eventuali responsabilità penali e personali,peraltro tutte ancora da verificare.E non aiutano di certo i tanti e troppi silenzi in questo senso sull’argomento.

I gravi problemi economico sociali del paese e della nostra regione chiedono al Pd una maggiore unità,senso di responsabilità e capacità innovativa e di cambiamento .Se non si dimostrerà nel breve periodo questa consapevolezza sarà poi inutile recriminare.