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Venerdì 16 Luglio 2010

"PER IL PD E' L'ORA DELLA COSTITUENTE"
"Stramaccioni: "Dobbiamo radicarci, formare dirigenti e preparare l'alternativa a Berlusconi"      sdfs

di Lucia Baroncini

Stramaccioni, nella sua giovane vita il Pd è passato da un congresso ad un elezione, da una elezione ad un congresso. In Umbria il suo partito è alle prese con nuovi appuntamenti congressuali che interesseranno circoli, unioni comunali e assemblee provinciali. Come si stanno attrezzando i democratici di cui lei è segretario nella provincia di Perugia? Come va affrontata questa stagione politica, che cade tra l’altro alla vigilia di nuove elezioni amministrative in Comuni importanti della regione?


“Io penso che sia necessario aprire una vera e propria fase costituente, politica e organizzativa, del Partito in Umbria. Il Pd è nato tre anni fa, ha dovuto affrontare tutte le competizioni politiche elettorali possibili, è un partito intorno al 30 per cento a livello nazionale, e al 35 in Umbria, ma deve radicarsi di più territorialmente, formare una nuova classe dirigente e soprattutto diventare il perno di una alternativa di governo nazionale al centrodestra di Berlusconi, che è in profonda crisi”.
In Umbria, dopo liti non si sa quanto sopite, il Pd è riuscito a vincere le elezioni regionali con un risultato a cui ha concorso fortemente la candidatura di Catiuscia Marini insieme alla tenuta della coalizione. Ora c’è solo da lavorare. I primi mesi di legislatura sono importanti e danno l’impronta a ciò che si vuol realizzare. Quali scelte sono più necessarie di altre?
“Il Pd in Umbria ha nonostante tutto superato delle difficili sfide elettorali e da ultime quelle regionali con l’obiettivo di aprire una fase nuova del governo del centrosinistra. La crisi economica generale ci chiede di fare scelte rapide per realizzare quelle riforme istituzionali ed economico-sociali che servono a modernizzare la regione. Ed è certo sacrosanto combattere contro i tagli del governo a Regioni e Comuni, ma è altrettanto necessario riorganizzare lo stato sociale e rendere più produttive ed efficiente la macchina pubblica. Nei prossimi sei-dodici mesi vanno definite scelte di ristrutturazione e riorganizzazione nei settori della sanità, dei trasporti, dello smaltimento dei rifiuti, della formazione professionali orientando le risorse verso il sostegno alle piccole aziende in difficoltà, alla internazionalizzazione delle imprese, alla nuova imprenditorialità nei settori dell’ambiente, della cultura e del turismo”.
Come ha osservato nell’intervista al nostro giornale il neosegretario del Psi Aldo Potenza, le riforme in teoria piacciono a tutti, in pratica trovano ovunque grande resistenza perché ognuno vorrebbe che venissero fatte nel giardino del vicino di casa. Si teme la perdita del potere e consenso. Ma questa volta non sembra possibile rimandare le riforme.
“Un’azione riformatrice in Umbria ha bisogno dell’unità e della coesione di tutte le forze del centrosinistra che assieme al Pd hanno una diffusa e consistente rappresentanza sociale e territoriale. Per attuare riforme profonde e strutturali dell’assetto economico e sociale umbro bisogna essere convinti che nel breve periodo può essere messo in discussione il proprio consenso acquisito, ma nel medio e lungo periodo una vera azione riformatrice porterà ad una maggiore giustizia sociale e benessere e alla crescita stessa del consenso”.
La classe dirigente è in discreta proporzione rinnovata. Le sembra all’altezza di affrontare scelte di così forte cambiamento e forse anche impopolari?
“Ci vuole una classe dirigente convinta e motivata a cogliere l’occasione della crisi per cambiare, riformare, innovare in tanti settori in cui per troppo tempo si è preferito galleggiare sulle difficoltà, perpetrando politiche assistenziali, ma che oggi non sono più praticabili. Presidenti, sindaci, capigruppo, le assemblee elettive e l’assemblea legislativa regionale devono trovare nuovo slancio nell’azione di governo. Il presidente della Regione e quasi tutti i sindaci sono stati eletti recentemente. C’è stato un giusto, necessario e fisiologico ricambio. Ora è alla prova una nuova classe dirigente proprio negli anni della crisi e delle sfide federaliste. Questa nuova classe dirigente non può tradire le aspettative degli elettori che anche astenendosi massicciamente nelle ultime elezioni hanno manifestato il loro dissenso”.
Il Pd in che modo appoggerà le riforme?
“Il Pd intende sollecitare e sostenere l’azione riformatrice delle istituzioni locali, pur conservando la giusta e necessaria autonomia di giudizio e di proposta”.
In primavera nove Comuni andranno al voto. Sarà un’altra prova di fuoco per il Pd e il centrosinistra. Ma i democratici non sembrano aver imparato la lezione impartita da cittadini nelle ultime tornate elettorali. Già si sta litigando nelle varie realtà locali.
“Sono circa centomila gli umbri interessati al voto in importanti Comuni. Per il Pd e il centrosinistra è una sfida molto impegnativa proprio perché nel voto dei Comuni non c’è mai nulla di scontato. Le sconfitte recenti a Orvieto, Bastia Umbria, Gualdo Tadino, ci devono pur insegnare qualcosa. Molto spesso non è il centrodestra a vincere, ma è il centrosinistra a perdere a causa dei suoi conflitti e divisioni interne. Stiamo già lavorando nei comuni dove si andrà al voto per affrontare i tanti e diversi problemi che abbiamo in quasi tutte le città”.
Cosa ci si aspetta da questa nuova stagione congressuale?
“Andremo a questa fase convinti di poter ridare un nuovo assetto alla struttura del partito in Umbria. L’importante è che a prevalere sia la volontà di costruire un partito utile alla regione e alla soluzione dei suoi problemi e di quelli del paese. Già l’anno scorso abbiamo compiuto un grave errore facendo un congresso alla vigilia delle elezioni regionali, oggi dobbiamo evitare una nuova contrapposizione anche perché il giusto e necessario pluralismo interno deve potersi ricomporre su una politica di modernizzazione della società. Anche per questo è nato il Partito democratico che, inutile negarlo, stenta ad amalgamarsi e ad avere un chiaro profilo politico e programmatico. In questo senso sarà utile per la sua unità in Umbria il documento politico e programmatico predisposto dalla segreteria regionale. Ulteriori conflitti e scontri interni ci porterebbe a non essere credibili come forza di governo in Umbria e perno fondamentale per costruire un’alternativa in Italia e al centrodestra”.
Lei è il segretario uscente. Cosa fa, si ricandida alla guida della Federazione? L’altro anno nella sua corsa alla segreteria regionale, pur essendo in una posizione di autonomia, c’era una mozione, quella dei franceschiniani, che la sosteneva. Ora non più.
“Stante il regolamento congressuale non spetta a me prendere l’iniziativa. Già nel luglio dell’anno scorso, prima dell’avvio dei congressi regionale e nazionale, auspicavo di andare al superamento delle contrapposizioni correntizie. Oggi alla luce di nuovi e più acuti problemi ritengo non solo opportuno, ma necessario riconfermare questa impostazione. Quindi se questa volontà unitaria emergerà io sarò certamente a disposizione. Altrimenti ognuno farà le scelte che riterrà più opportune”.