Stampa
Giovedì 29 Maggio 2008

"LA «GUERRA AI CIVILI» DEGLI ANGLOAMERICANI IN UMBRIA"
"Oltre 1000 morti civili in Umbria per i bombardamenti angloamericani"    sdgknsd

di Alberto Stramaccioni

Il confronto storiografico e la polemica politica tra i sostenitori e i detrattori di quella “guerra civile” avvenuta tra italiani fascisti e italiani antifascisti, tra il 1943 e il 1945, ha portato per reazione i detrattori a coniare un nuovo termine di valore storico-politico come quello di “guerra ai civili”. Con questa definizione si intende mettere in evidenza come nel corso della seconda guerra mondiale ci sia stata una precisa strategia militare da parte di entrambi gli schieramenti in conflitto tesa a colpire le popolazioni civili al fine di terrorizzare i cittadini e ridurre le perdite dei soldati impegnati nei combattimenti sul campo.


Ma con il termine “guerra ai civili” un preciso filone storiografico ha inteso riferirsi ai crimini commessi dai nazifascisti che hanno portato a 10-15 mila morti. Quasi per ritorsione una contrapposta tendenza storiografica ha messo in evidenza come siano da considerarsi vittime civili, alla stessa stregua dei caduti nelle rappresaglie nazifasciste, quelle procurate dai bombardamenti angloamericani in Italia, tanto più che tra il 1940 e il 1945 sono stati ben 65.000 gli italiani morti sotto le bombe alleate. E di questa cifra così elevata ben 45.000 vittime si erano avute tra l’8 settembre 1943 e il 2 maggio 1945. Quindi in un periodo in cui gli angloamericani erano i nuovi alleati dell’Italia che con la resistenza e la ricostituzione dell’esercito regio diventarono cobelligeranti nella lotta contro i tedeschi e i fascisti repubblichini.
In entrambe le tendenze storiografiche è naturalmente presente un certo uso politico della storia che comunque non può arrivare a speculare sulla pelle di coloro che sono stati comunque vittime innocenti di azioni militari premeditate. Altra cosa è evidenziare come la guerra ai civili rispondeva a due diverse strategie politiche e militari messe in atto dai due eserciti in conflitto. Da una parte l’asse tedesco, italiano e giapponese si è servito in particolare di rappresaglie e campi di concentramento per colpire i civili e dall’altra l’alleanza angloamericana ha utilizzato i bombardamenti terrorizzanti in città come Amburgo, Dresda, Berlino e poi Hiroshima e Nagasaki.
C’è inoltre una specificità del nazismo e della guerra scatenata da Hitler che non solo perseguiva l’annientamento degli ebrei, ma nell’est intendeva ridurre gli slavi in schiavitù e in occidente intendeva affermare una visione ideologica razzista. Inoltre gli eccidi tedeschi avvengono spesso a freddo o per pura vendetta: vecchi, donne e bambini sono massacrati deliberatamente e sulla base di precisi ordini dello stato maggiore hitleriano. Ciò si spiega con la violenza strutturale del regime d’occupazione nazista e l’imbarbarimento di alcune unità, specie le SS, abituate a trucidare in massa civili, ebrei e slavi sul fronte dell’est. In più le stragi naziste vanno oltre la finalità bellica, esprimono una volontà di umiliazione e dominio razzista sui popoli occupati e infatti le violenze tedesche restano più impresse nella memoria collettiva rispetto ai bombardamenti angloamericani per la ferocia con cui i carnefici infieriscono direttamente sulle vittime. 
Purtuttavia queste caratterizzazioni dell’intervento nazifascista non autorizzano a giustificare sotto il profilo morale le incursioni aeree alleate che furono anch’esse una guerra ai civili in piena regola. Il bombardamento angloamericano segue infatti un criterio militare perché serve ad aprire la strada all’avanzata delle truppe e ad infrangere lo spirito combattivo delle potenze dell’asse. In Italia i raid aerei mettono in discussione la coesione del regime e il rapporto tra i cittadini e il fascismo accelerandone la caduta. Si tratta comunque di una strategia brutale che contempla anche l’uccisione di molti civili, ma non ha il loro sterminio come obiettivo primario. Ci sono comunque documenti in cui i militari angloamericani affermano apertamente che bisogna infliggere alla popolazione lutti tali da costringerla a non sostenere più i propri governi e l’esercito. In più c’è da evidenziare che gli attacchi aerei angloamericani erano almeno di due tipi: si attuarono incursioni che preparavano offensive o sbarchi dove non si andava di certo per il sottile, con la morte di molti innocenti che non si salvavano dai bombardamenti chirurgici; altri raid invece erano diretti specificatamente sulle città e hanno una chiara natura terroristica, vogliono ridurre alla disperazione la popolazione nemica. 
L’esperienza umbra è in qualche modo paradigmatica di questa diversa caratterizzazione della guerra ai civili sia dal fronte nazifascista che da quello angloamericano. Le rappresaglie tedesche sostenute dai soldati repubblichini hanno infatti portato in Umbria ad oltre 250 vittime civili innocenti i cui eccidi più efferati restano quelli realizzati su tutta la dorsale appenninica umbro-marchigiana dal nord al sud della regione, alcune zone montuose dell’Umbria centrale (Monti Martani), l’area orvietano-pievese e i territori compresi tra Gubbio, Umbertide e Città di Castello con la tragica rappresaglia dei quaranta martiri di Gubbio. 
I bombardamenti angloamericani, pur con le caratteristiche diverse di cui abbiamo accennato, hanno portato nella regione ad oltre 1000 vittime civili e la città di Terni ha pagato il tributo più alto con, secondo alcune fonti, oltre 100 bombardamenti tra il 1944 e il 1945 e più di 500 morti. A Foligno, città medaglia d’argento al valor civile, è stato bombardato l’aeroporto, le caserme, le scuole militari, le industrie belliche aeronautiche, la ferrovia, così come a Perugia il vecchio ponte sul Tevere a Ponte San Giovanni, l’aeroporto di Sant’Egidio, ma non il centro storico. A Umbertide il 25 aprile del 1944 nell’intento di colpire la ferrovia una bomba cadde in pieno centro storico provocando decine di morti. Analogo bombardamento il 16 maggio 1944 a Passignano sul Trasimeno con oltre 40 morti. Borbardamenti a Narni al Ponte di Augusto, lungo tutto il tratto della ferrovia centrale umbra, alle fornaci Briziarelli di Marsciano, alla stazione ferroviaria di Gualdo Tadino e al cimitero mentre vengono colpiti gli aeroporti di Orvieto-Castel Viscardo, la scuola di pilotaggio e l’aeroporto di Castiglione del Lago. Bombardamenti analoghi avvengono anche a Spoleto oltre 40, dal dicembre 1943 al marzo 1944.
Centinaia di vittime civili e notevoli distruzioni materiali sono il risultato anche in Umbria dei bombardamenti angloamericani, ma diversa la memoria di quegli eventi luttuosi da parte dei cittadini rispetto alla efferatezza degli eccidi compiuti dai nazifascisti.