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Lunedì 21 Gennaio 2008

"A DON OTTAVIO POSTA DI TUORO SUL TRASIMENO E A MONS. BENIAMINO SCHIVO DI CITTA' DI CASTELLO E' STATA CONCESSA LA MEDAGLIA D'ORO AL VALOR CIVILE PER AVER SALVATO ALCUNI CITTADINI EBREI DURANTE LA GUERRA. LO HA RESO NOTO L'ON. ALBERTO STRAMACCIONI MEMBRO DELLA COMMISSIONE MINISTERIALE COMPETENTE."    sdgsdg

Nella seduta del 10 gennaio scorso la Commissione per la concessione delle ricompense al valore e merito civile istituita presso il Ministero degli Interni ha preso in esame, come ogni mese, le pratiche relative ad alcune richieste avanzate anche in vista della “giornata della memoria” fissata per il prossimo 10 febbraio.


La Commissione di cui fa parte l'On Alberto Stramaccioni deputato del Partito Democratico, ha approvato alla unanimità la richiesta di attribuzione di una onorificenza a due prelati umbri per la loro particolare attività a difesa di alcuni cittadini ebrei perseguitati dal regime nazi-fascista e riconosciuti dalla comunità ebraica come “giusti tra le nazioni”. 
Si tratta di Don Ottavio Posta parroco di Isola Maggiore nel Comune di Tuoro sul Trasimeno e di Mons. Beniamino Schivo di Città di Castello. 
DON OTTAVIO POSTA (1882-1963) si è reso protagonista nella notte tra il 20 e il 21 giugno del 1944 di una azione di salvataggio di ben 22 prigionieri ebrei grazie al contributo di 15 pescatori. Il trasferimento degli ebrei prigionieri sull'Isola Maggiore si rese necessario per evitare la rappresaglia di nazifascisti che già avevano ucciso quattro persone di Isola il 14 giugno alla ricerca di una radio trasmittente, dopo la morte di un soldato tedesco. Di fronte a questa situazione Don Ottavio Posta chiamò a raccolta 15 pescatori che con 5 barche trasportarono i 22 ebrei verso la linea alleata. Il merito di aver riportato alla luce questa vicenda è stato senz'altro di Sauro Scarpocchi un pescatore di Isola che ha ricostruito il fatto in un libro dal titolo “Diario di bordo” pubblicato nel 2006. 
MONS. BENIAMINO SCHIVO nato nel 1910, nel 1944 a Città di Castello consentì la fuga di una famiglia ebreo tedesca Korn composta da Paul, sua moglie Johanna e la figlia Ursula (Poi Selig) con l'aiuto di un giovane prete attraverso le colline per sfuggire ai soldati tedeschi. Vennero nascosti per alcune settimane in un convento, che fu poi trasformato in un ospedale per soccorrere i feriti, e successivamente vissero in una soffitta quotidianamente riforniti di alimenti proprio da Mons. Schivo. 

Perugia, 21 gennaio 2008