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Venerdì 09 Settembre 2005

"Si cercano i nomi dei criminali che entrarono nei servizi segreti"
"Missione conoscitiva negli archivi dei servizi segreti a New York, Washington e Londra"    sdgdfg

di Alberto Stramaccioni

La Commissione Parlamentare di inchiesta che indaga sulle cause dell’occultamento dei fascicoli relativi ai crimini nazifascisti compiuti in Italia tra il 1943 e il 1945 e che portarono ad oltre 15000 morti, ha aperto il capitolo dei servizi segreti. Ci si domanderà che cosa c’entrano i servizi segreti con le stragi nazifasciste? Ebbene dopo due anni di lavoro, molte audizioni dei responsabili della Magistratura Militare e di quelli politici come Giulio Andreotti e Oscar Luigi Scalfaro e dopo aver acquisito una corposa documentazione, la Commissione ha ritenuto di dover verificare l’appartenenza o meno dopo la guerra di alcuni presunti criminali fascisti e nazisti, ai servizi segreti americani, inglesi e italiani.

 

 

 

L’eventuale reclutamento nell’intelligence infatti, potrebbe spiegare innanzi tutto l’occultamento dei fascicoli e l’insabbiamento dei processi a loro carico. Sarebbe stata garantita nei fatti l’impunità proprio a quei presunti criminali nazisti e fascisti (attraverso l’arbitraria “archiviazione provvisoria”di tutte le indagini da parte della Magistratura Militare nel 1960) dimostrando che non era possibile procedere proprio contro coloro che erano divenuti difensori di una politica atlantica e anticomunista negli anni della guerra fredda e dello scontro Usa e Urss soprattutto in Italia. D’altronde lo stesso Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta Flavio Tanzilli, dell’Udc, più volte oggetto di attentati, condivide questa linea interpretativa sostenendo che: “subito dopo la guerra (in qualche caso addirittura a guerra ancora in corso) molti ex repubblichini potrebbero essere stati reclutati dai servizi segreti angloamericani e poi inseriti nei ranghi dei servizi segreti italiani. Ho motivo di ritenere che tra loro ci fossero anche gli autori delle stragi. Sul mondo stava calando la cortina di ferro e il nuovo nemico era il comunismo”.
Sulla base di queste considerazioni la Commissione d’inchiesta all’unanimità ha deciso di chiedere ai Servizi Segreti italiani una particolare documentazione d’archivio relativa ai propri dirigenti e agenti operativi a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. D’altronde proprio i servizi segreti dell’ Italia Repubblicana nascono ufficialmente nel settembre 1949, sulle ceneri del vecchio Sim, il servizio di informazione militare, nato durante il regime fascista. Il nuovo nome è Sifar, servizio di informazione forze armate e nasce senza alcun dibattito parlamentare, ma solo attraverso una circolare interna, firmata dall’allora Ministro della Difesa Randolfo Pacciardi, noto per il suo filoatlantismo. Dalla nascita della Repubblica, l’Italia ha atteso più di tre anni per dar vita all’organismo che dovrebbe tutelarne la sicurezza, periodo in cui le sinistre vennero escluse dal governo e si aderisce al nascente Patto Atlantico. Il primo direttore del Sifar è il generale di brigata Giovanni Carlo Del Re che opera in forte sintonia con la Cia italiana di Carmel Offie. In carica per tre anni viene poi sostituito nel 1951 dal generale Umberto Broccoli, l’uomo che, almeno sulla carta darà il via all’organizzazione “Sty Behneid”, denominata Gladio, sostituito nemmeno un anno dopo dal generale Ettore Musco che nel 1947 aveva fondato l’Ail (Armata italiana per la libertà), una formazione diretta da militari, sostenuta economicamente e militarmente dai servizi segreti americani, incaricati di vigilare su un’eventuale insurrezione comunista. Dopo i diversi tentativi di colpo di stato nel 1964, nel 1970, e nel 1973-74 e la “strategia della tensione” negli anni settanta con l’evidente opera di depistaggio realizzato dai servizi segreti per colpire i reali colpevoli degli attentati, si diede vita alla riforma dei servizi del 1977 con la creazione del Sismi, del Sisde e del Cesis, attualmente in funzione.
La costante e continua collaborazione tra i servizi segreti italiani e quelli americani prima con l’Oss e poi con la Cia hanno indotto la Commissione Parlamentare d’inchiesta a recarsi giorni fa a New York e a Washington per consultare gli archivi dell’intelligence e verificare così la fondatezza dei propri assunti relativi al reclutamento dei criminali nazifascisti nei servizi segreti dell’ovest. 
Dai documenti rinvenuti nel National archive and records administations e nel National securuty archive di Washington, unitamiente all’archivio della Commissione di Guerra delle Nazioni Unite (che operò tra il 1943 eil 1949) di New York appare chiaro che ex ufficiali nazisti furono assoldati nell’immediato dopoguerra dai servizi segreti Usa in chiave antisovietica, con una garanzia ben precisa, l’impunità. Trentasettemila nomi negli archivi di New York, ottantamila a Washington. Tra i tanti nomi emerge quello di Theodor Saevecke, ex capitano delle SS che il 10 agosto del ’44 ideò e organizzò l’esecuzione di 15 partigiani a Piazzale Loreto e fu reclutato dalla Cia negli anni ’50 dove fece controspionaggio per conto degli Stati Uniti nella Germania del’Ovest e poi fu riammesso nei ranghi della polizia tedesca per diventare ben presto vicedirettore dei servizi di sicurezza. 
I documenti americani sono ora al vaglio del lavoro dei consulenti della Commissione che hanno individuato anche un fascicolo relativo all’attività del repubblichino Junio Valerio Borghese, autore peraltro di un tentativo di colpo di stato nel 1970.
Alla fine di settembre la Commissione si recherà a Londra al National Archive mentre nei mesi scorsi la Commissione parlamentare d’inchiesta aveva visitato a Ludwigburg l’archivio della Procura centralizzata dei Ministeri di Giustizia tedesca con la sede principale a Coblenza, per acquisire documenti sugli ufficiali tedeschi imputati di stragi contro i civili.
Dopo le missioni dei membri della Commissione parlamentare di inchiesta a New York, Washington e Londra, il lavoro dei consulenti proseguirà fino ad arrivare a definire un quadro informativo il più completo possibile sul rapporto tra i criminali nazisti, i fascisti e la loro attività nei servizi segreti americani, italiani e inglesi. 
Tante e diverse ricerche storiche e inchieste giornalistiche in Italia e negli altri paesi hanno messo in evidenza come questo rapporto sia realmente esistito e ben nota è la cosiddetta “organizzazione Gehlen” dal nome del generale nazista che entrò nella Cia e trasferì la sua documentazione sull’Urss all’intelligence americana. Analogamente alcuni responsabili delle stragi appartenenti alla Repubblica Sociale Italiana di Benito Mussolini, completamente asservita ai tedeschi, potrebbero essere entrati nell’Oss prima, nella Cia poi e infine nei servizi segreti italiani. Se gli accusati di stragi e di crimini contro l’umanità, i cui nomi sono presenti nei circa duemila fascicoli, fossero gli stessi che poi aderirono all’Oss americana inglese o ai servizi segreti italiani emergerebbero inevitabilmente delle pesanti responsabilità del potere politico e della magistratura militare per l’opera di occultamento e di depistaggio realizzata. E poi in particolare se gli aderenti alla Repubblica Sociale Italiana di Benito Mussolini responsabili di crimini contro i civili, insieme a strutture spionistiche Usa avessero dato vita ad organismi paramilitari contro il pericolo comunista si comprenderebbero meglio le ragioni della loro impunità e la riservatezza mantenuta per decenni.
Nei prossimi mesi si conosceranno e si valuteranno i documenti ufficiali ma intanto appaiono legittimi alcuni interrogativi. 
E’ forse legittimo pensare che gli italiani colpevoli delle stragi una volta membri dei servizi segreti italiani possano aver condizionato le tante vicende legate ai “misteri italiani” dalla strage di Portella della Ginestra, alla strategia della tensione, alle Brigate Rosse e il caso Moro dove appare accertato il coinvolgimento, tanto dei servizi segreti dell’est che dell’ovest. 
In conclusione partendo dalla ricerca delle responsabilità sull’occultamento delle stragi nazifasciste si potrebbe arrivare a sciogliere il nodo, certo controverso, del peso avuto dai servizi segreti nella più generale storia politica italiana. Un paese, qualcuno ha detto a “sovranità limitata” e in una collocazione strategica e geopolitica di particolare rilievo, “una portaerei distesa in mezzo al Mediterraneo”, punto di snodo fondamentale negli equilibri internazionali e ai confini della “cortina di ferro” tra il blocco atlantico a guida Usa e quello comunista a guida Urss.
Oggi dopo la fine della guerra fredda o della “pace fredda”, sarebbe utile e auspicabile che anche questo “mistero dei misteri”, sul ruolo effettivo dei servizi segreti, venisse finalmente sciolto.