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Sabato 02 Luglio 2005

"Monte Castello di Vibio: la strage dimenticata"
"Il 16 giugno 1944 dieci civili vennero uccisi dai nazisti in ritirata"    sgfd

di Alberto Stramaccioni

Quando nel febbraio 2004, iniziammo l’indagine conoscitiva sulla “guerra ai civili” e cioè sui crimini nazifascisti in Umbria compiuti tra il 1943 e il 1945 coinvolgemmo in particolare i sindaci dei Comuni della nostra regione in collaborazione con l’Anci. Fu l’allora primo cittadino di Fratta Todina, Giuliana Bicchieraro, che ci parlò di quella che poi si rivelò “una strage dimenticata” e di cui nessuno voleva testimoniare. Per approfondire i fatti ci fornì allora il nome di Leonardo Rapastella, un giovane parente di una delle vittime di quell’eccidio, che sulla base dei racconti dei congiunti, tragici protagonisti del massacro, era disposto a ricostruire l’intera vicenda. Nessuno dei parenti voleva in qualche modo riaprire le ferite, che pure a distanza di decenni producevano ancora dolore, forse anche per la dinamica stessa della vicenda che prefigurava la rappresaglia tedesca come ritorsione all’uccisione di due soldati nazisti.


Il giovane Rapastella, con coraggio civile e democratico, ci ricostruì il fatto raccontandoci come la tragedia si svolse il 16 giugno del 1944 in località Il Poggio, nel comune di Monte Castello di Vibio, in un casolare di campagna di proprietà della famiglia Falini dove vivevano anche quelle dei Rapastella e Tomassi sfollate proprio perché le loro case erano state requisite dai tedeschi in ritirata. In quel giorno mentre alcuni soldati nazisti erano nelle vicinanze di casa Falini, tre giovani del posto, Giuseppe Falcinelli, Angelo Falcinelli e Domenico Castelletti, renitenti alla leva o militari di ritorno dalla guerra, appostati su una finestra di una casa vicina spararono e uccisero un soldato tedesco per riprendergli dei cavalli che gli erano stati precedentemente requisiti dagli stessi nazisti. A quel punto un soldato tedesco, che faceva parte del gruppo, diede l’allarme e poco dopo arrivò una pattuglia delle Ss che uccise due dei tre giovani, (i Falcinelli, mentre il terzo si salvò) che avevano colpito precedentemente il soldato tedesco. La rappresaglia continuò e i tedeschi, pensando che nella casa vicina all’attacco ci fossero dei complici circondarono l’abitato dei Falini. 
La ferocia nazista fu tale che lanciarono delle bombe a mano all’interno della casa e gli abitanti furono costretti a uscire e mentre abbandonavano l’abitazione in fiamme venivano uccisi dalle mitragliatrici tedesche. Le vittime erano semplici contadini e alla fine della vera e propria esecuzione, si contarono sette morti: Achille Rapastella di 74 anni, Marsilio Rapastella di 41 anni, Vittorio Tomassi di 39 anni, Lucia Vento di 34 anni, Francesco Tomassi di 32 anni, Ernesto Tomassi di 37 anni, Giuseppa Brugnossidi 39 anni e due feriti una bambina di 7 anni Angela Tomassi e Maria Mannaioli di 29 anni. Dopo l’eccidio i soldati tedeschi bruciarono tutto e uccisero gli animali mentre per ore e ore nessuno si avvicinò alla casa. Solo il giorno dopo vennero ricomposti i cadaveri, tumulati in una fossa comune nel cimitero di Monte Castello di Vibio e celebrati i funerali dal parroco don Antonio Falini e solo alla fine della guerra esumati.
La tragedia assume un suo particolare significato anche per il fatto che proprio quel giorno, il 16 giugno, mentre intorno alle 13.00 si consumava l’eccidio e i nazisti minacciavano di minare il centro storico, quasi tutti gli abitanti del paese di Montecastello erano scesi nella pianura lungo il Tevere per accogliere le truppe angloamericane che stavano arrivando sul posto. 
Dopo la ricostruzione, fornitaci da Rapastella che rendemmo nota durante una conferenza stampa per presentare “L’indagine conoscitiva sui crimini nazifascisti in Umbria 1943-45” oggi depositata presso la “Commissione parlamentare di inchiesta per le indagini sull’occultamento dei fascicoli relativi ai crimini nazifascisti”, la notizia uscì sui giornali. Risvegliò l’attenzione sulla vicenda di istituzioni, parenti e semplici cittadini, e fu proprio Angela Tomassi, la bimba che aveva allora 7 anni rimasta ferita ad un braccio e che si salvò per miracolo, a rivolgersi al Sindaco di Todi, Catiuscia Marini per dare una testimonianza personale sulla tragica vicenda.
A questo punto fu l’attuale sindaco di Monte Castello di Vibio Roberto Cerquaglia a farsi carico di approfondire quella tragica vicenda accaduta oltre sessant’anni prima sul suo territorio e si rivolse allora all’Istituto per la storia dell’Umbria Contemporanea per ricostruire i fatti e mantenere viva la memoria.
Oggi la ricerca storica è in corso ed è stata affidata ad uno studioso esperto come Angelo Bitti che ha già rintracciato importanti documenti come il verbale dei Carabinieri di Todi sull’intera vicenda.
Ciò testimonia che, se ci fosse stata la volontà, non sarebbero mancati di certo i materiali istruttori per avviare un processo ed arrivare ad una sentenza. Ma purtroppo come per tante altre stragi, non si sono mai voluti cercare i colpevoli e perseguirli per il solo diritto-dovere alla giustizia e non certo alla vendetta. D’altronde, la documentazione in pur sommarie istruttorie, era disponibile, ma molte di queste stragi, come quella di Monte Castello di Vibio, non erano presenti nemmeno nell’“armadio della vergogna” scoperto nel 1994, che pur evidenziava il colpevole occultamento da parte della Magistratura Militare e del potere politico di tanti fascicoli relativi agli eccidi nazifascisti. I crimini contro l’umanità, come sono stati definiti quelli commessi dai nazisti verso i civili, sono da considerarsi imprescrittibili e quindi sempre perseguibili. Non è forse inutile dire che dopo la pubblicazione della notizia della strage di Monte Castello di Vibio e la segnalazione alla Commissione parlamentare di inchiesta, nessun processo è stato aperto. Oggi se ormai non si può o non si vuole fare giustizia, si contribuisca almeno a tenere viva la memoria su una pagina della nostra storia nazionale che non può essere dimenticata e che porta i nomi di tante vittime innocenti cadute per la libertà e la democrazia nel nostro paese.