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Venerdì 29 Aprile 2005

"La Resistenza e la Costituzione oggi"
"nel 60° anniversario del 25 aprile"     sdgdfg

di Alberto Stramaccioni

"Dalla Resistenza alla Costituzione, l'impegno degli italiani per la libertà" era il tema di un convegno che si è svolto a Todi il 9 aprile scorso nel quadro delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario del 25 aprile. Riportiamo di seguito una sintesi della relazione introduttiva dell'on. Alberto Stramaccioni al convegno a cui ha partecipato anche il prof. Giuliano Procacci, noto storico e docente emerito all'Università di Roma La Sapienza.


1) Considerare, come fa il titolo di questo convegno la Costituzione Repubblicana il frutto della Resistenza antifascista e antinazista è già una scelta di rilievo storico, ma soprattutto politico. D'altronde in questi ultimi anni sia la Resistenza che la Costituzione sono stati via via delegittimati come elementi fondanti della nostra democrazia repubblicana, sorta dopo il regime fascista e una disastrosa guerra mondiale. Le forze politiche che attualmente governano il paese si sono particolarmente distinte in questa opera arrivando ad equiparare i “ragazzi di Salò” ai partigiani e fino al comportamento dell'attuale presidente del Consiglio che per quattro anni non ha mai partecipato ad alcuna manifestazione celebrativa del 25 aprile, data simbolo della Liberazione nazionale dall’occupazione nazifascista.
Per molti esponenti politici e storici vicini al centrodestra la Resistenza è infatti interpretata esclusivamente come una guerra civile tra italiani fascisti e antifascisti, marginalizzando il grande sostegno popolare alla lotta dei partigiani che pur essendo una minoranza hanno dato un contributo molto significativo alla "rinascita della patria" dopo l'umiliazione e la disfatta dell’8 settembre 1943. Una Resistenza che, pur oggetto anche di una mitologia strumentale e fuorviante, non è certo patrimonio esclusivo dei partigiani comunisti, ma anche di tanti giovani di altri orientamenti politici, socialisti, cattolici, liberali, monarchici, di migliaia e migliaia di soldati, forze dell'ordine e cittadini italiani qualsiasi, impegnati nella lotta di liberazione nazionale. 
E in più a questa guerra di Liberazione nazionale diedero un contributo rilevante le stesse popolazioni che vennero travolte dalla violenza nazista e fascista tra il 1943 e 1945 in una vera e propria "guerra ai civili", dove furono uccise oltre 15.000 persone, i cui responsabili non si sono poi voluti trovare per non processarli.

2) Da questo complesso e plurale movimento di Liberazione nazionale orientato e guidato dai rinati partiti politici antifascisti che hanno dato vita a diversi governi di unità nazionale tra il 1943 e il 1947, sono rinate le istituzioni democratiche e ha preso corpo la Costituzione della Repubblica Italiana. Oggi quel testo entrato in vigore il 1 gennaio 1948 viene rimesso radicalmente in discussione dal nuovo progetto di revisione costituzionale proposto dal centrodestra e in discussione da mesi nel Parlamento italiano. Una Carta costituzionale che, mentre nella prima parte, quella relativa ai diritti e doveri del cittadino, fa propri i valori di libertà, giustizia sociale e di uguaglianza nelle altre parti, sulle questioni relative alla nuova organizzazione dello stato democratico si preoccupa di evitare accuratamente i rischi di un sistema politico-istituzionale che avrebbe potuto riaprire la prospettiva di un possibile regime autoritario. In questo quadro i padri costituenti nella definizione della nuova forma di stato e di governo si ispirarono a quei modelli costituzionali che vedevano nell’equilibrio tra i diversi poteri la caratteristica fondamentale del nuovo ordinamento istituzionale. Il potere esecutivo, quello legislativo e giudiziario nel loro reciproco rapporto di autonomia e controllo danno vita insieme alla nuova organizzazione dello stato repubblicano affermando il carattere parlamentare della Repubblica, la centralità delle sue istituzioni rappresentative governate da un sistema bicamerale a testimonianza delle necessarie garanzie nel processo legislativo. In questo quadro il Presidente del Consiglio dei Ministri, come primus inter pares è titolare insieme al governo del potere esecutivo, legittimato da una maggioranza parlamentare. La magistratura che esercita il potere giudiziario è configurata come un organo costituzionale dotata di una sua autonomia. Garante di questo equilibrio dei poteri è il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale assieme ad altre e diverse istituzioni.

3) Questo modello costituzionale fu il frutto del compromesso politico culturale delle principali componenti antifasciste che diedero vita alla resistenza come quelle comuniste e socialiste, cattoliche e liberaldemocratiche. Pur di fronte a questo largo schieramento democratico, i valori e i principi della Carta Costituzionale sono stati rimessi in discussione in varie occasioni e circostanze in un paese come l'Italia dove, anche per la sua collocazione geopolitica, non poteva non risentire dei condizionamenti della guerra fredda tra Usa e Urss, una specie di lunga terza guerra mondiale conclusasi solo nel 1989 con la caduta dei regimi comunisti. In mezzo secolo i tentativi sono stati diversi, nel 1953 con l’imposizione della cosiddetta legge truffa, nel 1960, 1970, 1974, con i diversi tentativi di colpo di stato e negli anni ‘70 con il terrorismo rosso e nero culminato nel rapimento e nell'uccisione di Aldo Moro, da parte delle Brigate rosse. Ma l'attuale Carta Costituzionale pur in presenza di una diversa costituzione materiale del paese, frutto anche delle trasformazioni economiche, sociali e del costume del paese non è stata modificata. Negli anni ottanta e novanta diversi tentativi di riforma costituzionale per adeguare il funzionamento delle istituzioni democratiche sono stati effettuati da varie commissioni bicamerali presiedute da Bozzi, Jotti, De Mita, D’Alema, ma per varie e diverse ragioni non si è approdato a nessun risultato.

4) Oggi il centrodestra ha portato alla discussione parlamentare un nuovo progetto costituzionale che non è inappropriato definire come ispirato al principio o al rischio della "dittatura della maggioranza" riprendendo con questo concetto una riflessione espressa da Alexis De Toucqueville. D'altronde il centrodestra è espressione per la prima volta nella storia repubblicana di una così larga maggioranza parlamentare che mai prima si era vista. Cento deputati in più dell'opposizione alla Camera, cinquanta senatori in più al Senato. Potendo contare su questa larga e inedita presenza parlamentare ha inteso definire da sola un nuovo progetto di costituzione che non intervenendo sulla prima parte della Carta modifica profondamente invece la forma di stato e di governo e l'insieme dell'assetto politico-istituzionale della Repubblica. Quello che viene innanzitutto colpito è il delicato equilibrio tra i diversi poteri accedendo così ad un modello costituzionale confuso, contraddittorio e sostanzialmente popolustico. Si colpisce il ruolo e la funzione degli organi di garanzia costituzionale a partire dal ruolo del Presidente della Repubblica, un Quirinale senza poteri di scioglimento delle Camere mentre si punta a marginalizzare la funzione del Parlamento, della Corte Costituzionale e della Corte dei Conti. Al Presidente del Consiglio che si chiamerà Premier, viene attribuito il potere di sciogliere le Camere e di nominare i ministri affermando così il premierato forte voluto fortemente da Forza Italia, con ciò attuando la predominanza del potere esecutivo sugli altri poteri. Si prospetta poi per volontà e ricatto della Lega Nord una riorganizzazione dello stato nazionale attribuendo nuovi poteri ai governi locali, ma assoggettandoli al tempo stesso ad un nuovo centralismo, secondo una devolution che non è federalismo e che spezza l'Italia contrapponendo regioni forti a realtà deboli, il Nord contro il Sud eliminando ogni forma di solidarietà e frammentando i servizi su sanità, scuola e polizia da regione a regione.
Siamo di fronte ad un pasticcio frutto solo di tante, diverse e contraddittorie richieste delle principali forze di governo Fi, Lega, An che non risolvono i problemi istituzionali del paese e mirano solo ad esigenze di identità e visibilità di parte e di tipo propagandistico. Un progetto, quello della revisione costituzionale, che comunque dovrà affrontare il giudizio del popolo italiano attraverso il Referendum confermativo.
Il prossimo 25 aprile quindi, a 60 anni dalla Liberazione nazionale, periodo in cui nacque la Carta Costituzionale, assume un suo particolare significato. Tante nuove date in questi ultimi anni (il 27 gennaio la Shoah, il 10 febbraio le foibe, il 9 novembre la caduta mura di Berlino) hanno riproposto all’attenzione del paese fatti ed eventi drammatici della storia nazionale e internazionale, ma è ugualmente necessario al di là di sterili celebrazioni ridare ruolo e significato alla lotta di Liberazione Nazionale e alla Carta Costituzionale e quindi anche al 25 aprile.