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Venerdì 27 Febbraio 2004

"La Giornata per non dimenticare le foibe"
"Si chiude finalmente una pagina controversa e drammatica della storia italiana"   ascecs

di Alberto Stramaccioni

La Camera dei Deputati ha approvato nei giorni scorsi (quasi all'unanimità, con il solo voto contrario di Rifondazione Comunista e del PdCI) la legge che istituisce la Giornata del Ricordo delle vittime delle foibe e degli esuli istriani per il 10 febbraio. Il provvedimento che passa ora all'esame del Senato, è, secondo il giudizio da condividere del Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, “ un atto di riconciliazione nazionale, di verità e di giustizia, una testimonianza di amore verso tanti italiani per troppo tempo dimenticati ”. Dopo cinquanta anni si è inteso ricordare quelle migliaia di vittime e oltre trecentomila fuoriusciti italiani in Venezia Giulia e Dalmazia dal 1943 al 1949 quando subirono la pulizia etnica per mano dei partigiani titini (nella forma terribile nota come “infoibamento”, dal latino “fovea” che significa “fossa”, sono delle voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall'erosione di corsi d'acqua, che possono raggiungere anche i 200 metri di profondità) e il forzato esodo dai territori occupati, subito dopo l'8 settembre.

 

 

 

Fu una delle pagine più drammatiche della storia dell'Italia e si consumò tra Gorizia, Trieste e l'Istria. Secondo fonti storiche, il numero degli scomparsi è stato calcolato dalle 4 mila alle 6 mila persone, ma non tutte furono infoibate: una parte morì nei campi di prigionia, un'altra fucilata. Gli infoibamenti maggiori ebbero luogo in Istria, dopo l'8 settembre 1943, prima che arrivasse la Jugoslavia, quando l'allora Venezia Giulia, nel mese di ottobre, venne annessa al terzo Reich con il nome di Litorale Adriatico. Spesso si trattò di vendette di istriani contro altri istriani, della popolazione che con la caduta del fascismo fece sparire i rappresentanti del governo italiano (carabinieri, podestà), insieme alle figure che venivano identificate dai croati, che furono presi dal fascismo, come simbolo della borghesia italiana in quelle terre, come le maestre e le levatrici. A Trieste gli infoibamenti avvennero dopo il primo maggio del '45, quando la città fu occupata per quaranta giorni dall'esercito di liberazione jugoslavo, che nominò subito il tribunale del popolo. Tribunale che fece pubblicare sul quotidiano “Il Corriere di Trieste” (finanziato da Belgrado) un avviso secondo il quale non avrebbe più preso in considerazione le denunce anonime che continuavano ad arrivare. In parte si trattò di denunce per vendette personali e per impadronirsi di beni e alloggi. Quella delle lettere anonime e degli informatori fu una tragedia ed una vergogna di Trieste (inerente al precedente periodo di occupazione tedesca), e venne denunciata anche da un ufficiale nazista. Da un verbale del processo sulla Risiera, svoltosi a Trieste, risulta che un graduato parlò dell'alto numero di informatori presenti nella città e di denunce anonime così elevate, mai viste da lui stesso in tutta Europa. 

Dall'8 settembre del 1943 fino a tutto il 1946, in Istria prima e poi nel territorio di Trieste e in gran parte della Venezia Giulia, i partigiani delle formazioni titine, (cui erano in qualche caso aggregate formazioni partigiane italiane), usavano le foibe per eliminare, gettandoveli dentro, i fascisti italiani, militari o civili che fossero. L'eliminazione fisica ed il conseguente “infoibamento” in genere non avvenivano attraverso la sola fucilazione. Prima di essere gettati nelle fosse, infatti, gli uomini e le donne, condannati senza alcun processo, venivano evirati, stuprati, accecati e torturati. Alcuni furono legati a cadaveri con filo spinato e poi gettati vivi nei crepacci. Il numero delle persone sterminate nelle foibe non è mai stato accertato, ma si presume intorno a parecchie migliaia, qualcuno sostiene intorno alle 15 mila. 

Intanto il 10 febbraio del 1947 venne firmato a Parigi il Trattato di pace tra gli Alleati e l'Italia, alla fine della seconda Guerra mondiale e proprio questa data simbolo è stata scelta per la giornata del ricordo. Il trattato sanciva la sconfitta della politica espansionistica voluta da Benito Mussolini, con clausole onerose che furono pagate dall'intera nazione italiana. Ma non tutti gli italiani pagarono allo stesso modo. Il maggior prezzo, a parte la cessione alla Francia di Briga e di Tenda, fu pagato dalle popolazioni italiane del confine orientale: quasi tutta la Venezia Giulia oltre al territorio di Zara, in Dalmazia, passarono in Jugoslavia, mentre Trieste, “Territorio Libero”, venne amministrata da un governo militare ad opera degli alleati anglo-americani. Al momento del Trattato di Parigi restarono però inascoltate le richieste di Riccardo Zanella, ex presidente dello Stato Libero di Fiume, per ricostituire l'enclave italiano del Quarnero. Restò inascoltato anche l'appello del Cln di Pola, che chiedeva l'istituzione di un referendum per stabilire, con una democratica consultazione, il destino delle terre di frontiera. Restarono altresì inascoltati i pressanti appelli delle popolazioni istriane, e la delegazione inviata da istriani, fiumani e zaratini non venne neanche ammessa al tavolo delle trattative. Le potenze vincitrici sancirono solamente il fatto compiuto, ovvero l'occupazione militare jugoslava di Fiume, di Zara e di gran parte dell'Istria. Tutto ciò provocò il più grande esodo mai avvenuto in quelle terre di frontiera, che pure avevano visto succedersi svariate dominazioni. Dalle 300 alle 350 mila persone preferirono la via dell'esilio. Il 20 marzo del 1947, con l'ultimo viaggio del piroscafo “Toscana”, si conclude l'esodo di circa 28 mila cittadini di Pola, in Istria. Quello fu infatti il giorno dell'ultima partenza da Pola verso l'Italia della motonave carica di profughi che secondo alcune proposte parlamentari poteva essere scelto come giorno del ricordo. Complessivamente, dall'Istria, da Fiume e da Zara fuggirono circa 300 mila persone e l'esodo continuò fino agli anni '50. La maggior parte degli esuli arrivarono in Italia e furono distribuiti in oltre 50 campi profughi. Molte persone, aderendo al programma dell'International Refugee Organisation (Iro), si rifugiarono all'estero, per lo più negli Stati Uniti. 

Oggi quindi, con l'approvazione della legge che istituisce la giornata della memoria per le vittime delle foibe, si chiude una pagina controversa e drammatica della storia italiana, ed è tanto più significativo il voto favorevole di quella sinistra, un tempo collegata con il movimento comunista internazionale che non ebbe il coraggio e la forza di denunciare crimini e misfatti, i quali ammantati di questa o quella ideologia rimangono sempre e comunque crimini contro l'umanità e quindi da condannare.