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Venerdì 20 Novembre 2009

"“OPERAZIONE MELAGRANA”. L’AZIONE DEI SERVIZI SEGRETI ALLEATI IN UMBRIA 1943-1945."
"Il sabotaggio dell’aeroporto di Sant’Egidio e l’aereo fantasma a Perugia"     fs

di Alberto Stramaccioni

Da qualche anno oramai, gli studi sulla presenza militare e politica degli eserciti angloamericani in Italia si sono intensificati. Per decenni, la storia della seconda guerra mondiale e della guerra di liberazione nazionale è stata ricostruita valorizzando soprattutto l’attività partigiana contro l’occupazione nazifascista relegando ai margini l’azione svolta dal ricostituito esercito italiano (su 700 mila soldati italiani dopo l’8 settembre, ben 600 mila furono deportati in Germania e rifiutarono di giurare fedeltà alla Rsi), ed anche l’azione degli angloamericani nella campagna d’Italia (oltre 50 mila morti e più di 80 mila prigionieri).


L’apripista di questi nuovi studi fu Roger Abslom uno storico inglese, recentemente scomparso, che pubblicò “A strange Alliance” (“La strana alleanza”) tra italiani e angloamericani. Oggi inoltre una generazione di storici non coinvolta personalmente negli eventi della guerra assieme ad un clima ideologico-politico nuovo, hanno consentito l’approfondimento, sine ira ac studio, dei temi per tanto tempo non indagati.
Un contributo particolare alla pubblicazione di questi studi l’ha dato negli ultimi anni la Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation (Uguccione Ranieri 1906-1969 fu attivo nei servizi alleati) con la pubblicazione di alcuni volumi (Prigionieri Alleati, Detenzione, cattura e fuga nelle Marche 1941-1944 di Giuseppe Millozzi; I Diari di Babka di Alessandro Perini; Combattendo con il nemico di Susan Jacobs). E tra questi temi già affrontati dalla Fondazione più recentemente si è pubblicato uno studio sull’azione dei servizi segreti alleati, e in particolare di quelli inglesi SOE e dell’OSS statunitense con il supporto del SIM italiano nell’Italia occupata, che operavano oltre le linee. Vicende particolari che mettono in evidenza a volte l’improvvisazione e la scarsa preparazione tecnico-militare degli agenti, espressione di una rete spionistica e di sabotaggio mal collegata ed equipaggiata. Vere e proprie operazioni cariche di rischio. 
Una di queste con l’obiettivo di sabotare l’aeroporto di Sant’Egidio di Perugia, occupato dai nazisti è ricostruita nel libro di Claudio Biscarini (presentato recentemente ad “Umbria Libri”) con la prefazione di Ruggero Ranieri dal titolo Missioni oltre le linee: servizi alleati e resistenza a Perugia e nell’Appennino umbro marchigiano (1943-1944). Un libro che ci offre tra l’altro informazioni e conoscenze, frutto di ricerche storico-militari inedite, su un’altra vicenda come quella di un aereo misterioso definito “dell’orfanello”, al centro di tante supposizioni, che bombardava Perugia nel maggio-giugno 1944 provocando molti morti. Nel libro inoltre Biscarini offre anche elementi interessanti sulle forze naziste e fasciste, impegnate nella repressione antipartigiana e in rastrellamenti nelle zone montuose dell’Appennino centrale. Questo gli permette di presentare un quadro più articolato e complesso della lotta dei partigiani in Umbria, che si trovarono ad operare in una zona di particolare valore strategico, per entrambi gli eserciti, e soprattutto per quello tedesco, il quale aveva bisogno di tenere libere le vie di comunicazione fra Nord e Sud, in vista anche della prevedibile imminente ritirata delle proprie divisioni, impegnate a fermare l’avanzata alleata sulla linea Gustav, che tagliava l’Italia tra il Tirreno e l’Adriatico.
Operazione Sant’Egidio: Inaugurato nel 1938 da Benito Mussolini l’aeroporto di Sant’Egidio, nel 1944 era importante per italiani e tedeschi situato in una postazione strategica per l’avanzata angloamericana e perciò iniziarono a bombardarlo nell’ottobre 1943, ma non riuscirono a neutralizzare l’attività aeronautica tedesca. Nel gennaio 1944 con l’operazione “Pomegranate” (Melagrana) prese il via l’azione di sabotaggio dell’aeroporto di Sant’Egidio guidata dal maggiore Edward A.F. Widdrington con un aereo americano con a bordo il tenente Jimmy Quentin Hughes, e i soldati Malloy, Cox, Todd e McCormick e poi con un altro veicolo il 12 gennaio con a bordo il capitano J.J. Macneill, il tenente J. Piatak, il capitano J.L. Nocentini, il sergente R.A. Holmes, il sergente S. Singer e il tenente colonnello Raymond Alvin Nowotny, che atterrarono ad est del Lago Trasimeno tra Magione e Colle Piccione. Dopo diverse peripezie arrivarono all’aeroporto di Sant’Egidio e in particolare Widdrington e Hughes cercano di sabotare gli aerei tedeschi, ma ad Widdrington gli esplose in mano una bomba e morì mentre Hughes venne arrestato e poi dopo la fine della guerra, liberato. 
L’orfanello: Per decenni i cittadini di Perugia si sono domandati quale nazionalità fosse l’aereo: inglese, tedesco o addirittura fascista che veniva a bombardare il centro della città, nella primavera del 1944, soprattutto di notte mentre erano già iniziati i bombardamenti degli alleati nella frazione di Ponte San Giovanni. All’aereo la leggenda popolare attribuì vari nomi “aereo fantasma”, “giacomino””, “vedova nera”, “l’orfanello”, “il notturno”, “Pippo”. Biscarini nel libro documenta con precise informazioni tecnico-militari come gli aerei che colpivano Perugia erano inglesi, appartenenti alle diverse squadriglie britanniche che dal maggio 1944 colpivano le città dell’Italia centrale in modo da suscitare uno stato di permanente allarme prima dell’arrivo della fanteria e dell’artiglieria. Le loro bombe procurano molti morti tra i quali 17 sfollati di Roccasecca in Via Brunamonti e poi altri in Via Caporali e presso la Chiesa del Carmine nel centro città. Nel ruolo di “aerei disturbatori”, venivano impiegati velivoli appartenenti alle Squadriglie 255°, 256°, e 600°, specializzate in attacchi notturni. Furono usati bimotori Bristol Beaufighter o Blenheim britannici, che, nella versione Mk X, potevano portare fino a 1.200 kg di bombe con un’autonomia di sei ore di volo. 
I dimenticati: Biscarini nel suo libro ricorda poi come nel “Commonwealth War Cemetery” di Rivotorto, a pochi chilometri da Assisi, assieme alle tombe di tanti militari alleati, in prima fila ci sono quelle di quattro italiani membri della Special Force Numer One, una organizzazione del servizio segreto britannico. Si tratta del tenente Claudio Fiorentini, di religione ebraica, di Roma, del sottotenente Attilio Pelosi, di Monterotondo, di Giuseppe Primiceri e del tenente Giulio Terzi di Bergamo. Tutti giovani, il più vecchio è il trentenne Primiceri e sono sepolti accanto a quello che è chiaro essere l’equipaggio anglo-canadese di un aeroplano della R.A.F.
Morti il 16 agosto 1944 probabilmente in un incidente aereo durante una operazione militare. E’ significativo come furono proprio degli italiani, spesso denigrati dagli inglesi, perché cobelligeranti poco affidabili, ad essere stati invece membri dei servizi segreti britannici. 
I militari nella resistenza in Umbria: Erano certamente noti i nomi del tenente colonnello Luca Mario Guerrizio ufficiale di artiglieria che era stato nei Balcani, del Partito d’Azione e del capitano Ernesto Melis entrambi impegnati nella resistenza anche in Umbria. Ma il libro di Biscarini c’è ne offre un ulteriore ritratto. Guerrizio fu uno dei componenti di quella classe dirigente, proposta dagli alleati, che governò le principali istituzioni perugine dopo la liberazione della città. Con Guerrizio ci fu il Prefetto Luigi Peano, i Rettori Giuseppe Ermini e Aldo Capitini, Mariano Guardabassi all’Accademia di Belle Arti e Lucio Severi all’Ospedale di Perugia. Biscarini ricostruisce l’attività antifascista di Guerrizio fino a diventare Questore di Perugia dopo la liberazione. 
Un analogo ritratto viene fatto del capitano dei bersaglieri Ernesto Melis, ferito in Libia, già istruttore all’Accademia Militare di Modena e attivo nella resistenza nelle zone del Folignate, dello Spoletino e del Ternano.