Venerdì 27 Maggio 2005
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"L'obiettivo era la pacificazione (seconda parte)"
"Le domande dell'on. Stramaccioni al sen. Giulio Andreotti durante l'audizione"     sdgsdg

di Alberto Stramaccioni

Sul tema del rapporto tra criminali nazisti e rappresentanti della Rsi protagonisti delle stragi e ruolo di questi ultimi nella riorganizzazione dei servizi segreti italiani tramite l’intervento angloamericano l’on. Alberto Stramaccioni membro della Commissione Parlamentare d’inchiesta ha posto alcune domande al Senatore Giulio Andreotti.
Alberto Stramaccioni: Vorrei tornare sul rapporto, prima della fine della guerra e appena dopo, diciamo tra il 1944 e il 1947, tra gli angloamericani e i governi di unità nazionale, i Governi ciellenisti. In particolare, all'interno di questo rapporto, vorrei chiederle se, naturalmente nell'ambito dei suoi incarichi di governo che ha avuto in quegli anni, ha saputo di interventi diretti, di sollecitazioni di vario genere, che gli angloamericani abbiano esercitato sui governi italiani per recuperare o impegnare in qualche modo nella nuova amministrazione dello Stato che si andava ricostituendo funzionari o esponenti, anche non di primo piano, della Repubblica Sociale italiana.

 

 

 

In particolare, le vorrei chiedere se era venuto a conoscenza di un eventuale reclutamento o impegno di esponenti della Repubblica sociale italiana nell'opera di ricostituzione dei servizi di intelligence, dei servizi segreti. Naturalmente, operazioni di questo genere potevano essere più comprensibili dopo il 1947, con la rottura dei governi di unità nazionale, la “cortina di ferro”, con la dichiarazione di Churchill e Fulton, eccetera. Credo quindi che, se questi interventi ci fossero stati precedentemente, essi avrebbero avuto un significato politico non indifferente, anche per i lavori della nostra Commissione. Peraltro, non sfugge a nessuno che c'era una diffidenza degli inglesi e degli americani verso la presenza delle sinistre nei governi di unità nazionale e verso l'azione dei partigiani nella Resistenza, e il “Proclama di Alexander” in questo senso credo sia un elemento abbastanza chiaro. Vorrei quindi sapere da lei se sia venuto a conoscenza, diretta o indiretta, di sollecitazioni di questo genere per riorganizzare i servizi segreti italiani. 
Giulio Andreotti: Io di mia scienza diretta, come Governo, posso far tempo dal 31 maggio 1947, perché allora divenni sottosegretario alla Presidenza, quindi potevo sapere molte cose; in particolare, le cose che passavano attraverso il Consiglio dei ministri le sapevo tutte, perché le dovevo verbalizzare. In precedenza, certamente ho avuto dei rapporti con il governo militare alleato, ma sempre per motivi di altro genere: motivi di ricostruzione, di sistemazione di pendenze o altro, ma mai di questo genere. Questo no. Per quello che riguarda i partigiani, poi, devo dire che gli Alleati avevano collaborato molto con loro, quindi non è che li considerassero dei nemici. Certamente c'erano poi state delle difficoltà di carattere piuttosto accentuato per un ritorno all'amministrazione ordinaria; per esempio, le prefetture, che immediatamente dopo la liberazione erano state guidate da persone estratte dai partiti, furono restituite all'amministrazione. Il caso più clamoroso fu quello della prefettura di Milano, dove c'era Ettore Troilo, il capo della Brigata Maiella; ma per una ragione di principio furono rimessi nella struttura tutti i personaggi che non avevano delle responsabilità, perché le epurazioni ci furono e furono notevoli. Poiché lei mi fa una domanda specifica con riferimento alla ricostituzione dei servizi segreti, vorrei dire, tra parentesi, per la valutazione del passato, che uno dei processi importanti che si celebrarono lo fece, se non sbaglio, proprio Santacroce ai conti Roatta, cosa che, poi, provocò anche disordini; infatti, quando Roatta scappò dal carcere provvisorio del liceo Virgilio ci fu una grossa manifestazione in piazza del Quirinale, con un evento che ha del romanzesco (io c'ero, quindi lo ricordo bene): scoppiò una bomba e ci furono il trasporto di questo morto al Viminale e il discorso dal balcone di Velio Spano, direttore de L'Unità; poi, però, la sera stessa, poiché un cineoperatore americano dalla loggia del palazzo della Consulta aveva ripreso tutto, si vide che quell'uomo voleva tirare lui la bomba a mano, perché si diceva che Roatta fosse nascosto al Quirinale - cosa che non era vera-, la folla strinse e, praticamente, il poveretto fu un suicida senza volerlo. Questo lo dico perché di quei giorni ho memoria. Ma assolutamente no, che ci fossero spinte per poter utilizzare persone della Repubblica sociale direi di no. Anzi, c'era una notevole intransigenza su questo, sia da parte alleata, sia da parte italiana. Dibattiti forse anche recenti portano a distinguere bene quelle che sono state, anche successivamente, tutta una serie di norme. Certamente si era esagerato nel numero di epurati e, come ho detto prima, di denunce e, alla fine si salvarono con l'amnistia; si era esagerato e persone di calibro minore furono reintegrate. Ma per impulso politico italiano, o per eventuali suggerimenti da parte degli Alleati, non mi risulta assolutamente che ci fosse nei confronti della Repubblica sociale... Ci fu, invece, tutta una serie di indirizzi umanitari. Si pose un problema importante, che fu risolto, a mio avviso, giustamente, per esempio per gli appartenenti alla milizia. La milizia era un corpo di per sé politico, però molti l'avevano considerata una professione, come altri avevano fatto i poliziotti o i carabinieri, per cui, forse con una visione un po' larga, dato che poi c'erano la milizia della strada, la milizia forestale, la milizia ferroviaria, si stabilì che anche questi avevano diritto ad andare in pensione, se avevano i requisiti, o ad essere reintegrati, a meno che avessero delle responsabilità individuali. Però non mi risulta assolutamente che ci fosse un senso di larghezza, in particolare nei servizi. Certo, successivamente ci fu nei servizi una certa involuzione di destra, tanto è vero che due capi dei servizi diventarono deputati della destra, ma in questo non c'entra l'immediato dopoguerra; c'entrano, forse, aspirazioni al collocamento personale e non mi pare che c'entrassero niente gli Alleati. 
Alberto Stramaccioni: Una brevissima precisazione ed un'ulteriore domanda. Naturalmente distinguo i due Governi Bonomi nei rapporti con gli anglo-americani, che era un rapporto estremamente positivo, di collaborazione... 
Giulio Andreotti: Contavano solo loro, per la verità. 
Alberto Stramaccioni: Però vedevano in Bonomi un punto di riferimento moderato, un antagonista rispetto alla presenza della sinistra, diciamo. 
Giulio Andreotti. Certamente. 
Alberto Stramaccioni: Quindi, con Bonomi i rapporti erano migliori. Naturalmente, con Parri furono non buoni, o non buonissimi; poi migliorarono nel corso dei governi successivi. C'è da dire - e lei lo sa meglio di noi tutti, per averlo vissuto direttamente, come responsabile di Governo - che in quel periodo le epurazioni, a seconda di chi era al Governo, avevano una intensità ed un grado diversi; per cui i primi Governi insistevano di più nell'accentuare le condanne, poi progressivamente sulle epurazioni si sono avute decisioni diverse e la cosa si è in qualche modo interrotta. In quella fase delicata della seconda metà del 1947 e poi del 1948, e poi anche negli anni successivi, ci sono elementi di cui lei, come responsabile di Governo, può essere venuto a conoscenza? 
Giulio Andreotti: No, io conosco bene proprio l'indirizzo e una serie di delibere prese dal Governo Parri, che avevano quasi in massa epurato i gradi quarto e quinto, oltre il grado terzo. Questo naturalmente comportò - per analogia a quello che ho detto prima per i reati - una revisione, perché gli interessati avevano diritto a ricorrere al Consiglio dei ministri. Certamente il rapporto di Parri con gli Alleati era un rapporto buono. Il difetto di Parri, però, fu quello di vedere fascisti dappertutto; non si fidava di nessuno, al Viminale aveva fatto praticamente terra bruciata. Era una degnissima persona, però in una conferenza stampa fece addirittura un accenno al fatto che in Italia stava per risorgere il fascismo, accusando anche noi democristiani. Infatti, la fine del Governo di Parri e la formazione del Governo De Gasperi fu proprio per uno di questi interventi. Allora cosa successe? Avevano diritto a ricorrere ed era il Consiglio dei ministri che doveva decidere. Io conosco benissimo tutte le pratiche perché De Gasperi, per evitare che il Consiglio dei ministri si dovesse occupare solo di questo, fece un comitato di tre persone - il ministro della giustizia, il Vicepresidente del Consiglio ed io - che doveva esaminare quelle pratiche; se c'era unanimità, il Consiglio dei ministri poi le recepiva, se non c'era unanimità, il comitato le sottoponeva al Consiglio dei ministri. Per alcuni, che erano vicini al collocamento a riposo, abbiamo potuto attendere che passassero quei cinque o sei mesi, per cui andavano a riposo ed il problema si risolveva in questo modo. Ma non ci fu affatto un indirizzo di benevolenza o di reintegrazione di coloro che avevano avuto delle posizioni marcate, tanto è vero che non c'era contestazione, anche da parte dell'opposizione, nei confronti di queste persone, perché molte erano di professionalità spiccata e non solo non avevano colpe di violenze, ma neanche di integrazione troppo forte nel sistema di carattere politico. Per quello che riguarda gli Alleati, certamente per molto tempo il governo militare alleato era quello che faceva tutto, nel senso che non si poteva fare niente se non c'era la sua approvazione. E misero anche il veto ad alcune cose a mio avviso sbagliando, parlo dei primi governi; per esempio, la proposta del ministro Scoccimarro sul cambio della lira, che era una proposta molto saggia, perché era fatta per mettere via non certo quelli che erano stati i borsari neri di piccolo calibro, fu bocciata dagli Alleati, ma erano loro che comandavano. Per essere specifici, salvataggi nei confronti di persone che avessero delle responsabilità fasciste, in quegli anni lì - parlo per gli anni che conosco - non ce ne sono stati.

 

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