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Alberto Stramaccioni
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Mercoledì 18 Agosto 2021

La Gran Bretagna e il Risorgimento italiano

(Edizioni Nuova Prhomos)

La ricostruzione delle relazioni italo-britanniche nell’età risorgimentale è da molto tempo trascurata dalla storiografia italiana, mentre costituisce ancora oggi oggetto di approfondimento da parte di quella inglese.

Questo volume si propone quindi di riconsiderare le relazioni politiche e diplomatiche tra la Gran Bretagna e gli Stati italiani dal 1848 al 1870, nel contesto dei mutevoli equilibri europei, basandosi su nuove ricerche archivistiche.

Dagli studi effettuati emerge come la Gran Bretagna tenga rapporti diversi con le varie istituzioni della penisola italiana: apre conflitti diplomatici con il Regno di Napoli per il rispetto dei diritti politici, critica la permanenza del potere temporale nello Stato Pontificio e di quello militare austriaco nel Lombardo-Veneto, ma stabilisce al tempo stesso relazioni non certo conflittuali con il Granducato di Toscana e particolarmente collaborative con il Regno Sabaudo.

Questa interpretazione dei rapporti italo-britannici evidenzia come il Regno Unito, pur animato da politiche imperialistiche, in competizione con Francia e Austria in particolare, abbia comunque contribuito alla nascita di un nuovo Stato nel Mediterraneo, affermando i principi del liberalismo e i diritti all’autodeterminazione dei popoli.

 

Destra e Sinistra nell’Italia contemporanea. 1796-1992

 
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Giovedì 04 Marzo 2021

L'Università per Stranieri è da rifondare
Una grande storia, la crisi, le proposte, l'elezione del Rettore.

Intervista a Alberto Stramaccioni
(www.passaggimagazine.it)
di Maria Gabriella Mecucci

 

Siamo vicini alle elezione del Rettore della Stranieri (si terranno in aprile), a cento anni dalla sua fondazione (1921). Avverrà in mezzo ad una tempesta senza precedenti: l'ateneo sta infatti vivendo una delicata vicenda giudiziaria, e una non meno grave crisi degli iscritti. I dati più recenti dicono che in tutto sono circa 2500 all'anno: un migliaio ai corsi di laurea e 1000-1500 ai corsi di lingua e cultura. Quest'ultima cifra è ballerina ed è difficile esserne del tutto sicuri. I corsi di lingua e cultura sono infatti di durata diversa: 6mesi, 3 messi, un mese. E' sicuro invece che in periodo di pandemia hanno avuto un calo considerevole. Si stanno approntando – con qualche ritardo – i corsi online. Un settore comunque - dicono a Palazzo Gallenga - da potenziare.

Aldilà della certezza dei numeri, è indubitabile che non solo siamo ben lontani dagli oltre 12mila iscritti del 1980, ma anche da quelli del 2010-2011 (complessivi 4420). La storia dell'Università perugina, dall'immediato dopoguerra al 1980, è stata un percorso lastricato di successi: numeri in continua ascesa con un vero e proprio boom negli anni Sessanta e Settanta; rettori dai nomi illustri, da Astorre Luppatelli (fondatore) a Aldo Capitini, al ministro degli Esteri Carlo Sforza, da Carlo Vischia a Salvatore Valitutti a Stefania Giannini (attuale vicedirettore dell'Unesco); insegnanti quali Walter Binni, Attilio Momigliano, Bruno Zevi, Delio Cantimori, Gianfranco Contini, Giuseppe Ungaretti; corsi di alta cultura con intellettuali eccellenti: da Maria Montessori a Giulio Carlo Argan a Eugenio Garin. E questi sono solo alcuni dei nomi più importanti che hanno tenuto le loro affascinanti lezioni nelle aule di Palazzo Gallenga, dove hanno fatto sentire la propria voce, in un passato ancora più lontano, personaggi quali Guglielmo Marconi, Giuseppe Prezzolini, Tommaso Marinetti. Per non dire poi che in quegli stessi locali si sono formate pezzi delle classi dirigenti di mezzo mondo. Insomma la Gallenga non era solo un fiore all'occhiello di Perugia, ma dell'Italia. Tantochè Indro Montanelli la definì la Oxford italiana.

L'età dell'oro è finita da tempo. E ora la crisi è diventata verticale. Cosa è successo? Quando è iniziata? Di chi sono le responsabilità? Le domande si affollano e per ricostruire l'intricata vicenda ascolteremo voci diverse. Iniziamo con Alberto Stramaccioni , che peraltro nel 2005 ha pubblicato un agile volumetto sulla storia della Stranieri. Nel cursus honorum di Stramaccioni, oltre alla docenza di Storia contemporanea proprio alla Stranieri , si trova il suo ruolo di dirigente del Pci, parlamentare dei Ds e del Pd, nonché segretario regionale. Dal 1994 ha iniziato una proficua attività di storico e, oltre a scrivere numerosi e corposi saggi, ha insegnato a Palazzo Gallenga per sedici anni come cultore della materia e professore incaricato, diventando poi ricercatore e, dal 2014, professore associato. Insomma, è una delle memorie storiche dell'ateneo .

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Giovedì 30 Luglio 2020

Destra e Sinistra, una politica per l'Umbria cercasi

(pubblicato sulla rivista "Passaggi" n.1, II anno luglio 2020)
intervista ad Alberto Stramaccioni di Maria Gabriella Mecucci

 

Alberto Stramaccioni è stato uno dei massimi dirigenti umbri del Pds dei Ds e del Pd segretario regionale e deputato. Proviene dalla militanza nel Pci, il partito che ha lungamente governato l'Umbria raggiungendo percentuali di consenso vicine al 50 per cento. Ha da tempo lasciato la politica: “Sono dieci anni – ricorda – che non rilascio più interviste”, e ha poi cominciato a guardare la realtà regionale con gli occhi dello storico. Ha scritto libri che hanno ricostruito il passato della regione e delle sue classi dirigenti ,insegna Storia Contemporanea all’Università per stranieri di Perugia.. Ha insomma una notevole esperienza politica, ma anche il distacco dello studioso nei confronti di questa. La nostra conversazione parte dal presente, dalle vicende politiche che nell'ultimo anno hanno cambiato radicalmente il percorso storico dell'Umbria.

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Venerdì 18 Settembre 2020

Storia delle classi dirigenti, un filone storiografico per una nuova storia politica

di Alberto Stramaccioni

 

Da qualche tempo si susseguono pubblicazioni e dibattiti sulla crisi della storiografia, e in particolare sulla sua perdita di rilevanza pubblica, in tutto il mondo occidentale, pur di fronte a una crescente diffusione di “conoscenze storiche” veicolate come non mai da film, romanzi, fiction, canali televisivi e altro ancora. Alcuni storici, di fronte a questa situazione, invitano a riflettere sul tipo di storia che si è diffusa negli ultimi decenni, secondo loro prevalentemente concentrata a privilegiare la breve durata o la microstoria, marginalizzando così gli studi sul quadro interpretativo di lungo periodo. Questo orientamento storiografico avrebbe portato a una progressiva irrilevanza di una disciplina scientifica nella soluzione dei problemi posti dalla società contemporanea. E per questa via le ultime generazioni non avrebbero più memoria del passato, incapaci quindi di orientarsi nei nostri tempi, agevolando in tal modo il populismo e l’autoritarismo così come si vanno manifestando in Italia e in Europa. Altri storici mettono in discussione questo compito della storia, accusata di anacronismo e vista come magistra vitae, sostenendo che il lavoro dello storico è quello di ricostruire il passato senza avere l’occhio rivolto al futuro e tantomeno può prestarsi a un uso politico della conoscenza storica nel presente. Si aggiunge, inoltre, che non è poi così rilevante se gli studi storici si occupino di ricostruire la successione degli eventi nel breve o nel lungo periodo, quanto invece risultino capaci di individuare nuovi criteri di indagine fondati sull’acquisizione di nuove fonti e metodologie, valorizzando tutti i contributi che possono provenire dall’ampio campo delle scienze sociali, con forme di reciproca comprensione, superando vecchie rigidità scientifico-disciplinari per rispondere alle nuove sfide identitarie imposte dalla globalizzazione.

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Mercoledì 04 Dicembre 2019

Il Risorgimento italiano tra Francia e Gran Bretagna
Movimenti patriottici e relazioni diplomatiche (1796-1870)

(Editori Riuniti)

In anni in cui si è fatta strada la tendenza a prospettare nuove forme di autarchia nazionalistica e isolazionista questo volume propone una rilettura del percorso risorgimentale italiano, collocata proprio nel contesto delle mutevoli relazioni tra le principali nazioni europee che ha comunque consentito la nascita dello Stato unitario con le sue istituzioni democratico-rappresentative.

Il volume prende quindi in esame il particolare contributo dato dalla Francia rivoluzionaria nel promuovere, sia pure contraddittoriamente, il patriottismo italiano senza nascondere la volontà espansionistica di una potenza imperiale che non voleva “una grande nazione ai suoi confini”. Analogamente si mette in evidenza come la Gran Bretagna nel perseguire il controllo dell’area mediterranea, attraverso la sua “arrogante neutralità” abbia consentito comunque al movimento risorgimentale di affermarsi, sia pure in funzione antifrancese e antiaustriaca. Con la nascita dello Stato italiano, così come di quello tedesco un decennio dopo, viene a determinarsi un nuovo equilibrio tra le nazioni europee che verrà modificato solo dalla prima guerra mondiale.

Questo volume propone una interpretazione della storia del Risorgimento italiano basata sui diversi contributi provenienti sia dall’iniziativa cospirativa e insurrezionale dell’area democratica, mazziniana e garibaldina, sia dall’azione diplomatica e militare della componente liberale e monarchica guidata dal Regno sabaudo.

Il conflitto politico che si è più volte manifestato tra queste due espressioni del movimento nazionale non ha comunque impedito alla questione italiana di affermarsi in un contesto europeo in cui era sempre più sentita la necessità del dominio dell’area mediterranea, da parte di potenze coloniali come Francia, Gran Bretagna, Austria, Prussia e Russia, per i collegamenti tra l’Europa, l’Africa, l’Asia e le Americhe.

Il volume prende quindi in considerazione i rapporti degli Stati regionali italiani e del movimento risorgimentale con due potenze imperiali come la Francia e la Gran Bretagna che si pongono di fronte alla questione italiana sostenendo la libertà dei popoli all’autodeterminazione contro il vecchio potere assolutistico, anche se a prevalere è molto spesso una comune politica espansionistica in competizione con le altre nazioni europee.

Si giunge comunque alla costituzione del Regno d’Italia attraverso l’iniziativa militare e diplomatica del Regno sabaudo, all’insurrezione garibaldina e alla “interessata disponibilità” francese e britannica in un contesto europeo particolarmente competitivo in cui nessun paese ha avuto la forza e la convenienza di opporsi alla nascita della “sesta potenza”.

 
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