
Nazisti, fascisti, angloamericani, partigiani, storie di guerra civile e di guerra ai civili
(il Formichiere, 2015)
Questa nuova edizione del volume di Alberto Stramaccioni (L’Italia e i crimini di guerra, edito da CRACE nel 2013) rimane articolato in due parti. Nella prima si ricostruiscono le vicende legati ai crimini di guerra e al loro occultamento politico-giudiziario negli anni della guerra fredda in un paese che, insieme alla Germania, era stato ritenuto responsabile di numerosi eccidi di civili in Russia, in Grecia e, soprattutto, nei Balcani, ma che poi, quando è cobelligerante con gli angloamericani, subisce stragi efferate di civili ad opera dei nazisti e degli italiani fascisti impegnati in una sanguinosa guerra civile. «La seconda parte del libro - come sostiene Ruggero Ranieri nella Prefazione - è una raccolta di articoli e saggi, alcuni dei quali già apparsi su varie riviste e quotidiani, ordinati in sezioni distinte: Storia e identità nazionale; Resistenza e guerra civile; Guerra ai civili. Gli argomenti trattati sono molte riguardano in primo luogo episodi della lotta antifascista e dei crimini tedeschi in Umbria, insieme ad alcune interessanti considerazioni storiografiche sul piano nazionale. Alberto Stramaccioni narra e riflette su molti episodi, illustrati anche con nuova documentazione e, sul piano storiografico, traccia un corso mediano, equilibrato, fra le varie interpretazioni con cui vengono discussi e presentatigli avvenimenti del periodo fra il 1943 e il 1945. È un tentativo serio e proficuo senza sottacere argomenti controversi, ignorati o poco trattati e/o interpretazioni “revisionistiche”, Stramaccioni tenta di rielaborarli attraverso una lente critica, non ideologica, senza per questo intaccare i valori storici e morali della vicenda della Liberazione italiana e della Resistenza».
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Storia politica dell'occultamento dei crimini
(Edizioni Nuova Prhomos, 2014)
Il volume ricostruisce le vicende accadute nelle guerre degli italiani durante il Novecento, nel corso delle quali sono stati compiuti crimini all'estero, ma si è giunti a subirli anche sul proprio territorio. Ciò ha indotto i governi e le magistrature a non individuare e perseguire i responsabili, segnando così la memoria, la storia e l'identità nazionale.
La ricerca analizza quindi le scelte politiche interne e internazionali che hanno messo in atto varie forme di occultamento giudiziario e di rimozione culturale dei crimini di guerra al fine di tenere uniti gli Stati europei e il blocco occidentale nel nuovo sistema geopolitico bipolare. Solo dopo la fine della guerra fredda, nel 1994, viene scoperto il cosiddetto "armadio della vergogna", dove erano stati custoditi istruttorie e nomi dei presunti criminali tedeschi mentre non si faceva più menzione dei crimini italiani nelle guerre coloniali e nei Balcani. Alcuni processi riprendono soltanto negli anni successivi allorquando dell'intera questione dei crimini di guerra si occupa una Commissione parlamentare d'inchiesta attiva tra il 2003 e il 2006. Ma con il trascorrere degli anni le legittime esigenze di giustizia, anche se perseguite senza alcuna volontà di vendetta, non possono che lasciare il passo al depositarsi della memoria e all'opera di ricostruzione storica.
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Nel nuovo volume di Stramaccioni viene esaminato un periodo storico molto ampio: lo sguardo è rivolto su diversi soggetti
"Il Giornale dell'Umbria" - 30 ottobre 2013 [ WEB ] [ PDF ]
Di: Leonardo Varasano
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Intervista di Pierpaolo Burattini
Dal Pc al Pds, dai Ds al Pd, la battaglia dell' ultimo segretario per la modernizzazione dell'Umbria
(Edizioni Nuova Prhomos, 2014)
"... in sostanza, abbiamo condotto una difficile battaglia per la modernizzazione dell'Umbria, che mantiene una sua attualità [...] per affermare 'un'altra idea dell'Umbria di fronte alla crisi del suo modello di sviluppo per trovare in 'nuove politiche interregionali' e nella collaborazione tra pubblico e privato la via per la crescita [...]. Per conseguire questi obiettivi ci siamo tenacemente impegnati per 'costruire una nuova classe dirigente' (imprenditoriale, bancaria, universitaria) a partire da quella politico-amministrativa (sindaci, presidenti, parlamentari) che per parte nostra abbiamo avvicendato nel corso degli anni [...]. L'insieme di questi indirizzi politici avevano bisogno per essere attuati, di un 'motore riformatore' che abbiamo individuato in un partito progressivamente rinnovato (Pds, Ds, Pd) più aperto e democratico con dirigenti eletti a scrutinio segreto su candidature alternative, riunioni aperte alla stampa e con un nuovo gruppo dirigente non più 'peruginocentrico', ma rappresentativo di tutte le città e i territori dell'Umbria".
(dall'intervista di Pierpaolo Burattini ad Alberto Stramaccioni)
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Da fabbrica di Stato al mercato globale L’Ast della ThyssenKrupp. La storia nel libro di Valter Patalocco “Il Messaggero” – Umbria – 9 luglio 2013 [PDF]
Qualcuno ha scritto che “ il giornalista è lo storico dell’istante”. Una considerazione certo sbrigativa che però mette bene in evidenza come alcune inchieste o servizi giornalistici possono diventare nel tempo fonti documentarie particolarmente utili a ricostruire una determinata vicenda o fase storica.
Walter Patalocco, giornalista ternano, con questo nuovo libro testimonia quanto possa essere importante svolgere con passione, equilibrio e competenza la propria attività professionale e attraverso essa fornire un contributo rilevante alla ricerca storica. Il volume arricchisce e porta a sintesi infatti il suo lavoro di cronista che ha seguito quotidianamente per “Il Messaggero”, le tante vicende, spesso socialmente drammatiche, che hanno interessato quell’aggregato industriale che va sotto il nome di acciaierie ternane.
L’autore non è nuovo a lavori storico-giornalistici di questo genere che vanno assumendo un valore sempre più rilevante di fronte al prevalere della nuova ed effimera cultura informatica la quale tende a marginalizzare la carta stampata e con essa anche la storia e la memoria per privilegiare invece l’istante informativo senza alcun retroterra conoscitivo e temporale. Patalocco d’altronde nel 2002 ha dato alle stampe un volume dal titolo “I rossi e il professore. Ciaurro sindaco di Terni” nel quale aveva ricostruito l’esperienza compiuta dal primo sindaco non di sinistra (tra il 1993 e il 1998) nel contesto di una profonda crisi sociale e politica della città e della sinistra tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta.
Questo secondo volume è in qualche modo una nuova tappa nella storia della città che Patalocco si è prefissato di realizzare dall’angolo visuale della grande industria la quale oramai da più di un secolo ha segnato l’immagine e l’identità stessa della comunità ternana.
Il volume in diciotto brevi, ma avvincenti capitoli, scritti con un linguaggio semplice e informato, ricostruisce la recente storia delle acciaierie ternane a partire dalla loro privatizzazione avviatasi nel 1995 dopo oltre un secolo in cui lo “stato imprenditore”era divenuto il proprietario.
L’autore colloca la vicenda dell’industria metalmeccanica ternana all’interno della più generale politica della siderurgia di stato (negli anni della crisi del settore gestita dall’Iri di Romano Prodi e dal ternano Enrico Micheli) e avvia il suo racconto ricordando lo storico passaggio di proprietà il 10 gennaio 1995 dell’Ast dall’Iri ad un consorzio composto al cinquanta per cento dalla tedesca Krupp e da una società a cui avevano dato vita gli industriali siderurgici italiani Giorgio Falck, Luigi Agarini ed Emilio Riva. Con questa privatizzazione si consolidava anche in Umbria l’entrata delle imprese multinazionali che oggi sono oramai quasi una cinquantina. Cambiava la storia dell’industria ternana e si avviava quella che Patalocco ha chiamato “l’occupazione tedesca” della azienda allorquando nel 1999 e poi nel 2001 la proprietà delle acciaierie divenne interamente della ThyssenKrupp.
La multinazionale, racconta Patalocco, di fronte alla nuova competizione apertasi nel mercato internazionale del settore e nell’ottica della diversificazione e riorganizzazione produttiva all’interno del gruppo sceglie di valorizzare alcune produzioni dell’industria ternana a scapito di altre nel quadro di una forte riduzione dei costi e degli investimenti. Tra il 2003 e il 2004 si sviluppa quella che l’autore chiama la “guerra del magnetico”, il gruppo attraversa un periodo di crisi e a Terni gli operai vanno in cassa integrazione o in prepensionamento mentre rimangono al lavoro circa 3500 addetti. Per la prima volta la città ed i poteri locali insieme ai sindacati devono affrontare una profonda crisi aziendale senza avere la possibilità di avere interlocutori diretti e “particolarmente sensibili “ ai problemi dei lavoratori e della città, così come era stato nei decenni precedenti con le partecipazioni statali come controparte. Per contrastare la ferrea logica imprenditoriale delle multinazionali la città scende in piazza come ai tempi dei licenziamenti del 1952-53, ma in un contesto interno e internazionale molto diverso.
Nonostante le proteste la ThyssenKrupp insiste per realizzare il suo progetto industriale di riorganizzazione inviando a Terni un nuovo amministratore delegato Harald Espenhahn incaricato in qualche modo anche di ricostruire un rapporto positivo tra la proprietà della azienda e la città. Questa operazione simpatia ,come la definisce Patalocco è in qualche modo compromessa dalla strage di Torino del 2007 dove ,a causa di insufficienti misure di sicurezza, muoiono sette giovani operai proprio in uno stabilimento del gruppo Thyssen in fase di dismissione in attesa di trasferire i macchinari proprio a Terni.
Il volume giunge fino ai nostri giorni mettendo in evidenza come la ThyssenKrupp già dal 2009 non consideri più il sito ternano sede privilegiata per sviluppare la produzione dell’acciaio inossidabile ed avvii così la collaborazione con un nuovo socio quale l’Outokumpu.
Patalocco ci offre quindi un quadro molto documentato delle vicende ,aziendali e produttive dell’industria ternana,tratteggia la personalità di alcuni manager e da tutto ciò emerge come la privatizzazione dell’impresa abbia alla fine cambiato nel profondo le relazioni con la città e le sue istituzioni locali e nazionali. Lo svolgersi degli eventi e l’interpretazione che ne ha dato l’autore sembra dirci che ancora un volta Terni è costretta a fare i conti con la modernità e i cambiamenti oggi imposti dalla nuova globalizzazione dei mercati e dei consumi. Una ricostruzione sobria ed intelligente dei fatti che sono gli unici a farci capire realmente le cose e di questo non possiamo che essere grati allo “storico dell’istante” Walter Patalocco.
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