Login



Le guerre degli italiani nel XX secolo PDF Stampa E-mail

Le guerre degli italiani nel XX secolo

Storia politica dell'occultamento dei crimini

(Edizioni Nuova Prhomos, 2014)


Il volume ricostruisce le vicende accadute nelle guerre degli italiani durante il Novecento, nel corso delle quali sono stati compiuti crimini all'estero, ma si è giunti a subirli anche sul proprio territorio. Ciò ha indotto i governi e le magistrature a non individuare e perseguire i responsabili, segnando così la memoria, la storia e l'identità nazionale.

La ricerca analizza quindi le scelte politiche interne e internazionali che hanno messo in atto varie forme di occultamento giudiziario e di rimozione culturale dei crimini di guerra al fine di tenere uniti gli Stati europei e il blocco occidentale nel nuovo sistema geopolitico bipolare.
Solo dopo la fine della guerra fredda, nel 1994, viene scoperto il cosiddetto "armadio della vergogna", dove erano stati custoditi istruttorie e nomi dei presunti criminali tedeschi mentre non si faceva più menzione dei crimini italiani nelle guerre coloniali e nei Balcani. Alcuni processi riprendono soltanto negli anni successivi allorquando dell'intera questione dei crimini di guerra si occupa una Commissione parlamentare d'inchiesta attiva tra il 2003 e il 2006.
Ma con il trascorrere degli anni le legittime esigenze di giustizia, anche se perseguite senza alcuna volontà di vendetta, non possono che lasciare il passo al depositarsi della memoria e all'opera di ricostruzione storica.

 
Avanzate e blocchi, ritratto dell'Umbria nella storia-biografia delle sue classi dirigenti PDF Stampa E-mail

Nel nuovo volume di Stramaccioni viene esaminato un periodo storico molto ampio: lo sguardo è rivolto su diversi soggetti

"Il Giornale dell'Umbria" - 30 ottobre 2013 [ WEB ] [ PDF ]

Di: Leonardo Varasano

 
Storia delle classi dirigenti in Italia PDF Stampa E-mail

Storia delle classi dirigenti in ItaliaStoria delle classi dirigenti in Italia
L’Umbria dal 1861 al 1992

Edimond – Studi storici, 2012


La storia delle classi dirigenti è espressione di un complesso filone storiografico che richiede l’uso di varie fonti e metodologie e l’integrazione tra diverse discipline storiche e sociali per ricostruire l’attività di un insieme di soggetti individuali e collettivi con responsabilità e poteri nel campo politico, amministrativo, imprenditoriale, bancario, delle professioni, della informazione, della scuola e religioso.
In quest’ottica la pubblicazione evidenzia come in Italia la particolare configurazione del sistema economico-sociale e il processo di formazione dello Stato nazionale abbiano conferito soprattutto al ceto politico espresso dalla borghesia industriale del Nord e da quella agraria del Sud una rilevante funzione dirigente almeno fino alla prima guerra mondiale ed anche nel corso del ventennio fascista, pur nel contesto di uno Stato totalitario. Dopo la seconda guerra mondiale l’affermarsi del sistema democratico e la piena integrazione nel mondo occidentale consentono alla “repubblica dei partiti” di avviare un progressivo ricambio delle classi dirigenti che viene ad allargarsi a nuovi e diversi soggetti politici e sociali frutto della crescita economica e del consolidarsi della società di massa.
In questo quadro il libro esprime la consapevolezza che la storia nazionale è anche storia delle particolarità regionali e locali e quindi propone la ricostruzione della vita delle classi dirigenti nel rapporto tra centro e periferia, tra città e Stato, analizzando l’esperienza di un territorio come quello umbro. Una realtà che sembra prefigurare un modello regionale segnato, soprattutto nel primo cinquantennio, da una organizzazione del potere di tipo prevalentemente oligarchico e poi dal secondo dopoguerra da una nuova classe dirigente a due facce espressione di una diarchia politica, nazionale e locale, caratterizzata da una specie di ideologia regionalistica di tipo neoautarchico, fino alla sua delegittimazione agli inizi degli anni Novanta del Novecento.
La ricostruzione e l’interpretazione storica presente nel volume è sostenuta da un consistente apparato bibliografico, molte note integrative al testo e diversi dati statistici ed elettorali insieme ad oltre trecento schede biografiche che contribuiscono a definire l’identità e l’azione dell’insieme delle classi dirigenti che hanno operato in Umbria.


 
L’Italia e i crimini di guerra 1940-1945 PDF Stampa E-mail

L'Italia e i crimini di guerra

L’Italia e i crimini di guerra 1940-1945
L’occultamento delle stragi nazifasciste e delle rappresaglie in Jugoslavia.
Storie di guerra, resistenza, guerra civile e guerra ai civili in Umbria

Crace, 2012

 

Il volume si inserisce nell'ampia storiografia sui crimini di guerra compiuti nel corso del secondo conflitto mondiale. Il libro evidenzia come il rapporto tra l'Italia e i crimini di guerra sia una questione complessa trattandosi di un paese prima alleato dei vinti e poi dei vincitori: l'esercito italiano , tra il 1940 e il 1943, è infatti considerato responsabile, insieme ai tedeschi, dei numerosi eccidi di civili in Russia, Grecia e soprattutto nei Balcani; ma poi, tra il 1943 e il 1945, quando è cobelligerante con gli angloamericani, lo stesso paese subisce stragi efferate di civili ad opera dei nazifascisti, ma anche degli italiani fascisti impegnati in una sanguinosa guerra civile. Un paese quindi che è considerato autore e vittima dei crimini di guerra al punto da impedirgli di riconoscere le responsabilità dei soldati italiani nei Balcani così come di perseguire i nazifascisti colpevoli delle stragi in Italia. Il volume ricostruisce la storia del lungo occultamento dal 1945 ad oggi attuato dalla magistratura militare e dal potere politico soprattutto negli anni della Guerra Fredda al fine di realizzare una certa idea della pacificazione nazionale.


 
Il Pd dopo le primarie PDF Stampa E-mail
Domenica 09 Dicembre 2012

Dal voto espresso alle elezioni primarie in Umbria ,sia nel primo che nel secondo turno, non sono emerse quelle grandi novità che si è tentato da più parti di mettere in evidenza. Con ciò non si intende attenuare la consistenza di un pronunciamento politico ed elettorale e tantomeno sottovalutare il valore democratico della partecipazione espressa da milioni di cittadini elettori del centrosinistra.

Ma se l’analisi si allarga e non si rimane prigionieri della retorica della democrazia diretta si può ben vedere che anche queste ultime primarie, hanno confermato un orientamento elettorale già manifestatosi nelle precedenti elezioni primarie del 2009 e del 2010 e in quelle svoltesi nei Comuni per la scelta dei candidati sindaco.

Si è confermato cioè un orientamento sicuramente presente anche nelle altre regioni rosse,ma in Umbria è andato assumendo una sua più marcata consistenza. D’altronde già nel 2009 ,poi nel 2010 ed ancora di più oggi nel 2012,una percentuale crescente di cittadini elettori del centrosinistra oscillante intorno alla quota del 40% manifesta la sua critica e insofferenza verso quella classe dirigente che viene identificata più o meno correttamente con un sistema di potere considerato incapace di rinnovarsi e di rispondere adeguatamente ai tanti problemi dei cittadini. E’ questo un dato incontrovertibile che ha segnato dalla nascita la vita del Pd e del centrosinistra anche per l’assenza o la latitanza del centrodestra.

Questo fenomeno ha un suo specifico significato politico in quanto si è manifestato in tutte e tre le ultimi elezioni primarie dove hanno votato 76.000 cittadini nel 2009; 54.000 nel 2010;76.000 nel 2012, consultazioni in cui è verosimile sostenere che almeno il 70- ’80% degli elettori siano stati sempre gli stessi.

Nelle primarie del 2009 con una certa protervia correntizia gli iscritti del Pd vennero chiamati a scegliere il segretario nazionale del partito tra Bersani e Franceschini e quest’ultimo, pur sconfitto raccolse in Umbria il 41% dei consensi contro il 49% e proprio su questo risultato influì sicuramente il conflitto in atto per la scelta del nuovo presidente della Giunta Regionale.

Le primarie del 2010 convocate per decidere il candidato-presidente alla guida della Giunta regionale si svolsero nel contesto di una dura lotta per il potere e il risultato fu analogo con il 46% allo sconfitto e il 54% al vincitore.

 

Oggi nel 2012 addirittura al primo turno Bersani è sconfitto con il 42% e Renzi risulta vincitore con il44%,mentre al secondo prevale Bersani con il 52% e i partecipanti calano di 7.000 unità.

 

Negli anni si conferma quindi l’esistenza di un’area politico- elettorale interna al centrosinistra intorno al 40% che esprime l’antagonismo tra due schieramenti , l’uno guidato sostanzialmente dai grandi elettori ex Pci-Pds-Ds e l’altro dagli ex Dc-Ppi-Margherita con varie eccezioni personali o di gruppo a seconda delle competizioni. Ma questa e null’altro è la vera matrice politica del conflitto di potere all’interno del Pd che si riverbera e si esalta soprattutto nelle primarie ,uno strumento usato troppo spesso per far fronte alla incapacità dei gruppi dirigenti del partito di prendere le decisioni,di fare sintesi politica e programmatica e costruire il vero amalgama del nuovo Partito democratico.

Oltre a questo conflitto naturalmente non si può sottacere che in ogni elezione primaria c’è verosimilmente un 20-30% di cittadini elettori che non sono rappresentabili con questa lettura interna,ma la sostanza non cambia. Tanto più che anche nelle ultime primarie è verosimile pensare che la gran parte dei partecipanti sia stata espressione di quel ceto politico allargato( costituito da molti dipendenti pubblici) che un tempo era la base militante dei vecchi partiti di massa.

 

Già negli anni ottanta del Novecento in Umbria un area politico sociale simile all’attuale, interna e vicina al centrosinistra ,contestava la politica e la classe dirigente dell’allora Pci, partito di maggioranza relativa,ma quel progetto alternativo pur conquistando significativi spazi di potere ( fino ad essere definito il partito dei sindaci e dei presidenti)non portò a nessun cambiamento qualitativo e sostanziale nel governo locale.

 

Oggi è certo difficile anche la sola comparazione con quegli anni ,ma la lotta per il potere andrebbe condotta a testa alta e con progetti politici chiari improntati a serie politiche riformatrici senza investire sulla rendita di posizione dell’antipolitica . Al tempo stesso è necessario dire che la critica al quartier generale(soprattutto da parte di chi è da tempo nello stato maggiore con rilevanti spazi potere) si alimenta anche a causa del l’assenza o della latitanza di un vero confronto politico e di serie decisioni riformatrici

.

Spesso la storia ci ha dimostrato che le lotte di potere portano sicuramente a degli avvicendamenti nell’evoluzione delle classi dirigenti,ma raramente questi avvicendamenti rispondono ad autentici bisogni di cambiamento se non a delle vere proprie regressioni sul piano della competenza e della trasparenza amministrativa. Naturalmente questa considerazione rischia di essere un alibi per tutti coloro ,e non sono pochi anche in Umbria ,che animati da un forte spirito di conservazione pensano che in fondo va tutto bene così,tanto il centrodestra non c’è. Ma fino a quando può durare questo conflitto di potere in assenza di chiare opzioni politiche e programmatiche tra “finti rinnovatori” e “ riformatori per necessità “di fronte all’aggravarsi quotidiano della crisi economica e sociale che colpisce pesantemente anche la nostra regione?

 
« InizioPrec.12345678910Succ.Fine »

Pagina 3 di 35

Video

Chi è online

 4 visitatori online
Tot. visite contenuti : 590823

feed-image Feed Entries


Powered by Joomla!. Designed by: joomla templates vps hosting Valid XHTML and CSS.